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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Novecento > St. AugustineCiclo agostiniano di St. Augustine in Florida
Battesimo di S. Agostino da S. Ambrogio
MAESTRO VETRAIO BAVARESE
1909
St. Augustine, cattedrale di sant'Agostino
Battesimo di S. Agostino a Milano
La scena descritta nella vetrata raffigura un episodio fondamentale nella vita di Agostino. Siamo nella notte di Pasqua dell'anno 387 e in tale occasione il vescovo di Milano Ambrogio battezza Agostino che si è convertito al cristianesimo abbandonando le diverse credenze che lo avevano afflitto fino ad allora.
Il santo è inginocchiato davanti ad Ambrogio che gli versa dell'acqua sul capo da una conchiglia. Il vescovo, dal viso profondamente scavato dagli anni e della vecchiaia, ha lo sguardo fisso al cielo. Con la sinistra impugna il bastone pastorale e occupa con imponenza un ruolo centrale nella scena. Agostino, seminudo, sta risalendo i gradini del fonte battesimale. Di fronte a lui sta Monica, che indossa abiti scuri, e con le mani congiunte prega con gioia, la stessa gioia che emana dal suo viso.
Dietro Agostino, ritto in piedi con le braccia aperte, si può notare il figlio Adeodato che sarà battezzato nella stessa occasione. Poco più in là, a chiudere la scena, un folto gruppo di fedeli uomini e donne che osservano con attenzione quanto sta accadendo.
In alto una luce illumina tutti presenti, mentre un gruppo di angeli volteggia su una nuvoletta portando fra le mani un cartiglio che recita "Te deum laudamus" che sono l'incipit del canto di ringraziamento Te deum che una diuturna tradizione vuole sia stato ideato proprio in occasione del battesimo di Agostino quale dialogo fra lo stesso e sant'Ambrogio.
Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).
A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).
Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.
Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.
Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14