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Ciclo agostiniano di St. Augustine in Florida

Estasi di Agostino

Estasi di Agostino

 

 

MAESTRO VETRAIO BAVARESE

1909

St. Augustine, cattedrale di sant'Agostino

 

Estasi di Agostino: visione della Trinità

 

 

 

La scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo in atto di contrizione di fronte alla grandezza della Trinità. L'episodio che viene narrato è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazione tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa.

Il santo si trova al centro del piano inferiore della scena attorniato da tre personaggi, che sono altrettanti angeli e che nel numero esprimono la Trinità e il suo mistero. Ai piedi di Agostino è stata deposta la mitra, simbolo della sua dignità episcopale: il particolare non è insignificante poiché vuole esprimere la profonda umiltà che anima Agostino quando cerca di accostarsi la Mistero della Trinità. Il santo ha un aspetto ancora piuttosto giovanile con una folta barba color castano che gli scende dalle guance fin sul petto. Una mano in segno di contrizione è postata al petto, mentre con l'altra impugna un grosso libro chiuso.

Nel piano superiore della scena troviamo il Cristo risorto in gloria che allarga le braccia quasi a voler prendere con sè il Santo. Il simbolo della colomba e del triangolo con l'occhio completano la simbologia dedicata al mistero trinitario.

 

D. Augustinus in intentissimo Dei amore positus ter a Domino interrogatur: 'Augustine amas me ? ' Cum ille: ita amo Te, ut si ego Deus forem, vellem ego fieri. Il dialogo è tratto da Giovanni XXI e ricorda l'interrogatorio di Pietro.

Si legge anche che un uomo di molta pietà in un'estasi vide tutti i santi, ma per quanto cercasse, non riusciva a vedervi S. Agostino. Ne domandò la ragione ed il santo cui si era rivolto gli disse: - Agostino è nel più alto dei cieli e contempla la Santissima Trinità.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 9

CORNELIUS LANCELOTZ, Vita Augustini, Anversa 1616

 

C'è un misterioso processo che avviene in Dio. Il Vangelo ci dice che Gesù di Nazareth era il Figlio di Dio. Ma che cosa significa? Che cosa vuol dire che Cristo e il Padre sono uno solo? L'interezza del messaggio cristiano sta proprio in questa unità, che si realizza sulla croce, grazie alla morte di Gesù, in quanto uomo. A questo proposito l'intelletto umano può trovare solo analogie. E il genio di Agostino ha esposto, in quindici analisi incredibilmente valide, il suo modo di approssimarsi a questo mistero dell'incarnazione di Dio e dello Spirito Santo. Di questi 15 libri possiamo qui prenderne in esame solo uno, e anch'esso solo per brevi cenni. Che cosa c'è di più misterioso dell'incarnazione di Dio?

 

D'altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità Una e Trinità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra ... Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il cielo grande, come la piccola terra. C'eri tu e null'altro.

AGOSTINO, Confessioni 12, 7, 7

 

[...] Inoltre, partendo dalla creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l'intelligenza, per quanto era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio, per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria, intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre potenze, in virtù di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la memoria, la contempla con l'intelligenza, l'abbraccia con l'amore, certamente vi scopre l'immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa tenue somiglianza.

AGOSTINO, De Trinitate, XV, 39