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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Ottocento > VillanovaCICLo AGOSTINIANo di Villanova
Battesimo di Agostino
ARTISTA DI VILLANOVA
1883
Villanova, chiesa di san Tommaso da Villanova
Battesimo di Agostino
Poco dopo il suo soggiorno a Cassiciaco=Cassago Brianza, Agostino è tornato a Milano per essere battezzato da sant'Ambrogio, allora vescovo di Milano, nella notte di Pasqua dell'anno 387. Ambrogio ebbe una notevole influenza nel percorso di Agostino verso la conversione. Qui lo vediamo versare l'acqua sul capo di Agostino, con quella che sembra una conchiglia, antico simbolo del battesimo.
La figura inginocchiata è quella di sua madre Monica, che aveva pregato per molti anni con il desiderio di vedere il figlio farsi cristiano. Con il battesimo del figlio le sue preghiere sono state finalmente esaudite. La persona nella parte posteriore è più giovane di Agostino e potrebbe essere il figlio adolescente di Agostino, Adeodato, che era con lui al suo battesimo. Come e dove si svolse il battesimo di Agostino? Gli archeologi che hanno scavato sotto l'attuale cattedrale di Milano sono riusciti a trovare l'antico battistero, dove ha avuto luogo il battesimo di Agostino. La scena che realmente si svolse in quella occasione deve essere accaduto in un modo molto diverso da quello che è stato immaginato dagli artisti che hanno realizzato la vetrata. Al tempo di Agostino, in realtà, le persone erano battezzate con una immersione completa tanto da essere sommerse in una piuttosto grande piscina ottagonale. Nella rappresentazione che si può osservare nella chiesa di San Tommaso di Villanova si possono osservare le piastrelle del pavimento dal fonte battesimale e si scoprirà che le piastrelle colorate segnano un grande ottagono, suggerendo l'aspetto e la forma della antica piscina battesimale in cui Agostino fu battezzato a Milano.
A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).
Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.
Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.
Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14