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CICLo AGOSTINIANo di Villanova

Agostino e la scena del Tolle lege nel giardino di Milano

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

ARTISTA DI VILLANOVA

1883

Chiesa di S. Tommaso di Villanova alla Villanova University (USA)

 

 

Agostino e la scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

La scena raffigurata nella vetrata narra la Conversione di Agostino nel giardino di Milano. La scena è una delle diverse finestre che troviamo nella chiesa di San Tommaso da Villanova alla Villanova University. In una giornata di primavera dell'386 Agostino si trovava in un giardino sotto un albero di fico e stava sperimentando una lotta spirituale intensa. All'improvviso udì bambini che cantano "Tolle lege, tolle lege," le parole latine che esprimono con forza l'invito a prendfere in mano un libro, la Bibbia, da leggere.

È possibile vedere le parole che ricordano la scena: TOLLE LEGE appena sopra la testa di Agostino.

Ispirato dal loro canto, Agostino prese in mano un libro di lettere di san Paolo e aperta a una pagina a caso incominciò a leggere un brano della Lettera ai Romani.

Questo episodio riesce a dargli molte delle risposte ai quesiti da cui era afflitto.

Ciò gli permise di abbracciare la fede cattolica e di convertirsi.

Se si guarda verso la parte inferiore della finestra, si può vedere il libro aperto che indica il verso paolino.

Nell'immagine riprodotta, un angelo buono sembra essere sospeso sopra Agostino, mentre una figura demoniaca sembra che scappi ormai sconfitta e non più padrona dell'animo di Agostino.

Questi segni sono l'espressione simbolica della lotta interiore di Agostino: come la figura demoniaca lo lascia, quella buona prende il suo posto.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29