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CICLo AGOSTINIANo di Villanova

La morte di Monica ad Ostia

La morte di Monica ad Ostia

 

 

ARTISTA DI VILLANOVA

1883

Villanova, chiesa di san Tommaso da Villanova

 

Morte di Monica

 

 

 

La scena che è stata raffigurata in questa vetrata non è ben chiara ed esiste un certo disaccordo anche a Villanova riguardo a ciò che questa immagine vuole rappresentare. Dalle espressioni dei personaggi che si trovano nella parte inferiore del pannello, sembrerebbe essere di essere di fronte a una scena di morte. Ma la morte di chi ? L'interpretazione più accreditata individua come soggetto la morte di sant'Agostino, dove un angelo volteggia sopra di lui per coronare la sua anima. Ma questa interpretazione non è molto plausibile perché Agostino compare già nella scena con una immagine molto viva. L'altra possibilità è che il morente sia la figura reclinata nel centro del quadro assistita da tutti gli altri presenti. Questa figura ha il viso di una donna per cui è più logico pensare che il morto o meglio la morta sia santa Monica.

La morte della madre fu un evento importante nella vita di Agostino, ed è un elemento importante nello sviluppo narrativo delle Confessioni. Tuttavia in tutte le altre finestre Monica compare con un alone, che qui non c'è. L'artista sceglie di nascondere il suo corpo dietro il telaio della finestra, mentre ci si aspetterebbe che venisse messa in maggior risalto. Monica stessa, tuttavia, pensava che il suo cadavere non fosse di alcuna rilevanza, tanto da affermare, rispondendo al figlio Navigio che si auspicava una sepoltura in Africa, di "mettere questo corpo ovunque sia, senza farvene tanti problemi." Secondo questa interpretazione, l'artista tolto ogni elemento di enfatizzazione al corpo della donna morta per esprimere lo stato di Monica che, come dice Agostino, era stata "liberata dal suo corpo".

 

Volle poi tornare in Africa per rivederla con sua madre, ma essa morì piamente mentre egli era ad Ostia.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un nostro giovane concittadino. Era impiegato nell'amministrazione imperiale, e si era convertito a te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e lasciato il servizio nel mondo per dedicarsi al tuo. Vivevamo insieme e avremmo abitato insieme anche in futuro, questo era il nostro solenne impegno. Eravamo in cerca di un luogo in cui potessimo renderci più utili vivendo al tuo servizio: insieme facevamo ritorno in Africa. Giunti vicino a Ostia, sul Tevere, mia madre morì.

AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17

 

Monica morì pochi giorni dopo questo colloquio con il figlio, che così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l'autunno del 387: "... Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov'ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".

Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore"

AGOSTINO, Confessioni 9, 11, 27