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CICLo AGOSTINIANo di Villanova

Agostino scrive le Confessioni

Scrive le Confessioni

 

 

ARTISTA DI VILLANOVA

1883

Villanova, chiesa di san Tommaso da Villanova

 

Scrive le Confessioni

 

 

 

Una della serie di vetrate che raffigurano scene della vita di Agostino, lo raffigura mentre è intento a scrivere uno dei suoi libri. Nella parte inferiore del rotolo, che cade dal piani dello scrittoio, si può leggere la data 397, che è l'anno in cui si ritiene che Agostino abbia iniziato a scrivere le Confessioni. Un particolare interessante e importante è costituito dalla serie di vari libri che sono impilati nello scrittoio. Uno di questi è l'Ortensio di Cicerone: è proprio da questo libro che si è originata l'ispirazione iniziale per il cammino spirituale di Agostino. Si può notare anche un libro di Platone ai suoi piedi, che richiama alcuni passi delle Confessioni dove Agostino il suo incontro con Platone e il suo pensiero attraverso la lettura di alcuni "libri di platonici".

Possiamo anche notare un libro sullo scaffale che fu scritto da Ambrogio, il vescovo di Milano che ha giocato un ruolo influente nel condurre Agostino al cristianesimo. In alto al centro della vetrata si può notare l'immagine del cuore che brucia trafitto dalle frecce sopra la testa di Agostino.

Dopo aver letto l'Ortensio, Agostino infatti scrive nelle Confessioni che il suo "cuore era bruciato con nostalgia per l'immortalità che la saggezza sembrava promettere". Così iniziò il lungo viaggio che lo accompagnò per tutta la vita verso la saggezza, che in ultima analisi ha trovato e scoperto nel cristianesimo. Dopo la sua esperienza di conversione, scrisse "con le frecce della vostra carità aveva trafitto i nostri cuori, e portava le sue parole dentro di noi come una spada ci penetra al cuore". Mettendo questi due riferimenti insieme otteniamo il simbolo del cuore ardente, trafitto da frecce. Il testo che Agostino sta scrivendo è questo: "Quale è il Padre in cielo, così è il Figlio, come è Madre sulla terra, così è il Figlio."

Secondo il Rev. Thomas Martin, OSA, che ha studiato il valore iconografico delle vetrate. questo testo non deriva dalle Confessioni, nè è nota da altre scritture agostiniane, anche se storicamente è stato spesso attribuito a lui.

 

Del resto che segreti avrei per te, Signore, che coi tuoi occhi denudi l'abisso della coscienza umana, anche se non volessi confessarmi a te? Nasconderei te a me, non viceversa. Ora poi che il mio pianto testimonia il fastidio che provo per me stesso, sei tu la luce e il termine del desiderio, del piacere, dell'amore, fino a farmi arrossire di me stesso, a fuggire da me per abbracciare te, a non voler piacere né a me né a te se non per quello che ho da te. Sono tutto davanti a te, Signore, comunque io sia.

E con che frutto io mi confessi a te, l'ho detto. Non con parole che hanno corpo e suono, ma con parole dell'anima e grida del pensiero, che il tuo orecchio conosce. Se sono malvagio confessarmi a te altro non è che dispiacermi; se devoto, altro non è che rendertene merito, perché tu, Signore, benedici il giusto, ma prima, quando ancora è empio, lo giustifichi. Perciò la mia confessione al tuo cospetto, Dio mio, si fa in silenzio e non si fa in silenzio. Tace la voce, grida il sentimento.

AGOSTINO, Confessioni, 10, 2, 2

 

Agostino nelle Confessioni racconta la sua vita, le tappe dell'evoluzione spirituale e le tappe di quando la sua fede è rinata.

"Ma a chi racconto queste cose? Non certo a te, mio Dio, ma dinanzi a te io racconto ai miei simili, al genere umano, per quanto pochi possano essere coloro che avranno modo di conoscere questo scritto. E a quale scopo lo faccio? Evidentemente perché io e chiunque mi leggerà possiamo considerare da quale abisso dobbiamo levare a te il nostro grido. E cosa c'è di più vicino alle tue orecchie di un cuore che si confessa a te e di una vita che vive di fede?"

AGOSTINO, Confessioni, 3, 5

 

Le Confessioni di Agostino, come recita il titolo del libro più famoso da lui redatto (la sua autobiografia religiosa) mostrano in effetti una tale immediatezza nella descrizione delle sue esperienze interiori e umane, che non si può affatto dubitare di trovarsi di fronte a un'autentica reviviscenza religiosa della verità del messaggio cristiano. In questo testo celeberrimo incontriamo anche un capitolo ... di natura del tutto originale. Vi si ritrova, certo, la stessa retorica appassionata, il medesimo acume argomentativo, e tuttavia viene affrontato un tema che già presso gli scettici aveva da sempre conosciuto una certa notorietà. Se si considera, infatti, il messaggio cristiano e la sua origine ebraica nell'Antico Testamento, ci si imbatte sempre in un enigma che attanaglia l'umanità: "Che cosa ci fu, in principio?" - o, più efficacemente - "Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?"...