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CICLo AGOSTINIANo del Maestro di Uttenheim a Novacella

L'episodio del tolle et lege, nel pannello del Maestro di Uttenheim nel convento di Novacella

L'episodio del tolle et lege

 

 

MAESTRO DI UTTENHEIM

1460-1470

Chiesa e Convento di Novacella

 

L'episodio del tolle et lege

 

 

 

Lo sfondo che l'artista ha immaginato è una grande pannello damascato in oro. Solo il fico e l'erba ricordano il giardino di Milano. La scena del tolle lege, diventata abituale dopo Guariento, assume qui un connotato decisamente più drammatico del solito. Agostino è gettato a terra con le braccia aperte e la testa sollevata, il suo cappello è rotolato avanti e dalle sue guance scendono copiose lacrime. La scritta esprime chiaramente il senso del dramma: Quam diu, quam diu cras et cras ? Quasi non modo ? Sopra Agostino e sopra il fico un angelo con le ali spiegate porta nelle mani il suo cuore e una scritta: Tolle lege, tolle lege. A destra una persona è in ginocchio e legge un libro aperto: Induimini dominum Ihesum Christum. Più che Alipio, rappresenta ancora Agostino nel momento in cui comprende il messaggio divino.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29