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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > HuescaCICLo AGOSTINIANo nella chiesa di S. Maria a Huesca
La scena del tolle lege a Milano
JUAN JERONIMO JALON
1650
Huesca, chiesa di Santa Maria in Foris
La scena del tolle lege a Milano
La scena replica in parte e in parte modifica l'analoga stampa di Schelte da Bolswert. Rispetto all'originale manca tutta la parte destra con il grande edificio che vuole raffigurare la casa milanese di Agostino e manca anche kl'incontro fra Agostino e Alipio subito dopo la decisione presa da Agostino di farsi catecumeno.
Il giardino davanti ad Agostino, pur mantenendo la struttura del giardino italiano, tuttavia è in parte modificato nella geometria dei giochi di piante. L'atteggiamento stesso di Agostino è mutato: non più lo sguardo rivolto verso l'alto a cogliere pienamente il richiamo degli angeli, ma un umile raccoglimento in se stesso per accogliere l'invito che gli viene dal cielo.
Agostino, come racconta nelle Confessioni, era stato a casa di un amico Ponticiano, e questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo. Ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato poichè peccati della sua gioventù - trascorsa in sensualità e empietà - pesavano sulla sua anima. Steso sotto un fico, gemendo e gridando con molte lacrime, udì, da una casa vicina, una voce giovane che diceva e ripeteva, "Tolle, lege, tolle, lege!" ("Prendi, leggi, prendi, leggi"). Capendo questa voce come un'ammonizione divina, ritornò a dove aveva lasciato il suo amico Alipio, per procurare il rotolo delle epistole di Paolo, che poco tempo prima aveva lasciato. "Afferrai il rotolo", disse descrivendo l'evento, "lo aprii e lessi in silenzio il capitolo che mi capitò". Fu il tredicesimo capitolo di Romani: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14). Tutto fu deciso da una parola. "Non volli leggere più", disse, "e non ce n'era neanche bisogno; ogni dubbio fu bandito."
Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'odierno Cassago in Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.
E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea