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CICLo AGOSTINIANo NEL CHIOSTRO DI Narni

La Beata Lucia Bufalari di Amelia

La Beata Lucia Bufalari di Amelia

 

 

CARLO FEDERICO BENINCASA

1693

Narni, chiostro del convento agostiniano

 

La Beata Lucia Bufalari di Amelia

 

 

 

Una lunetta della parete con santi agostiniani, che integra il ciclo iconografico del chiostro del convento eremitano di Narni, ricorda la figura della Beata Lucia Bufalari di Amelia, una monaca agostiniana, che veniva invocata a protezione dei bambini e degli infanti. Sotto alla scena che presenta una folla di madri imploranti si legge che "La gran luce d'Amelia ha per suoi vanti sottrar da spirti rei teneri infanti".

La beata Lucia Bufalari da Amelia è la sorella del beato Giovanni Bufalari. Fu superiora nel monastero di Amelia, la località da cui ha preso nome. Nacque probabilmente a Porchiano del Monte, presso Amelia, in Umbria agli inizi del Trecento. Al pari del fratello Giovanni si accostò agli agostiniani che erano giunti ad Amelia poco dopo la costituzione dell'Ordine nel 1256.

La spiritualità dei monaci agostiniani probabilmente attirò la giovane Lucia e suo fratello Giovanni, che entrò in convento per poi essere trasferito ben presto a Rieti, dove morì giovanissimo. Per questo motivo Giovanni è anche conosciuto con il nome di beato Giovanni da Rieti. Con altre donne si ritirò in una casa prossima al convento di S. Agostino è guidò queste consorelle in una vita di fede e di preghiera fino alla morte, che la colse nel 1350. Lucia venne invocata subito dopo la morte protettrice delle malattie dei bambini.

Le sue spoglie deposte nella chiesa di S. Agostino, nel 1925 furono traslate in quella di S. Monica dove nel Cinquecento era sorto il monastero delle agostiniane. Con la chiusura del monastero e la fatiscenza della chiesa, i suoi resti nel 2011 sono stati trasferiti sotto un altare della chiesa concattedrale di Amelia.

Il suo culto fu confermato da papa Gregorio XVI il 3 agosto 1832. La sua festa viene celebrata il 27 luglio.

Di lei parla lo storico agostiniano p. Luigi Torelli che ricorda la richiesta avanzata dalla giovane Lucia ai suoi genitori di poter entrare tra le Terziarie agostiniane «nel reclusorio che in Amelia avevano le nostre religiose». Tuttavia ad Amelia non esisteva alcun reclusorio nel Trecento, né alcun monastero femminile che seguisse la regola agostiniana. Probabilmente Torelli in questa circostanza amplifica o crea episodi per dare sostanza alla sua storia dell'Ordine e per dare qualche notizia sulla Beata, che godeva, certamente già da secoli, di un diffuso culto popolare. Numerosi sono gli ex voto conservati nella chiesa di S. Agostino. Torelli descrive anche le mortificazioni e le penitenze cui si sottoponeva la beata e continua con il parlare dell'affabilità della Beata, delle sue tante virtù che indussero le consorelle ad eleggerla loro Priora. In un angolo dell'ormai ex monastero di S. Monica, la pietà popolare ha sempre indicato una stanza dove la beata Lucia sarebbe vissuta e morta. All'interno della cella era appeso un quadro di Giacinto Gimignani che la ritraeva.

La beata venne sepolta nella sacrestia di Sant'Agostino, in una tomba singola e ben riconoscibile, sicuro indizio della devozione che la circondava. Presto iniziarono a manifestarsi miracoli, soprattutto a favore di bambini "ammaliati e affatturati", cioè colpiti dal "malocchio", pratica che la Chiesa allora approvava e sosteneva, quando venivano invocati i suoi Santi. Le prime documentazioni storiche relative a Lucia risalgono tuttavia solo al 1614 quando gli Anziani del Comune di Amelia con un atto pubblico dichiararono che il corpo incorrotto della Beata «era conservato nella sacrestia della chiesa di S. Agostino ed era considerato e venerato da tutti gli abitanti della città come quello di una santa».