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CICLo AGOSTINIANo NEL CHIOSTRO DI Narni

Chiostro del convento agostiniano a Narni

Chiostro del convento agostiniano a Narni

 

 

CARLO FEDERICO BENINCASA

1693

Narni, chiostro del convento agostiniano

 

Storia della Vita di sant'Agostino e di santi agostiniani

 

 

 

La penultima lunetta lungo la parete che raffigura santi agostiniani, ricorda la monaca Chiara da Montefalco, la cui vita fu dedita all'amore per Cristo. Negli atti della sua vita si ricorda che alla sua morte si scoprirono i segni della passione impressi nel suo cuore. La scritta annessa all'affresco chiarisce che "Chiara per bene amare il tuo signore hai la triade nel fiel la croce in cuore".

Chiara nacque da Damiano e Iacopa in una casa vicina al Castellare presso la chiesa di San Giovanni Battista a Montefalco. Questa chiesa era stata concessa nel 1275 dal comune agli agostiniani che l'avevano ricostruita e dedicata a sant'Agostino. Chiara aveva una sorella e un fratello maggiori, Giovanna e Francesco. Giovanna fondò, con l'aiuto economico del padre, il reclusorio di San Leonardo dove le donne vivevano ispirandosi alla regola di Francesco d'Assisi. La piccola Chiara all'età di sei anni entrò nel reclusorio della sorella.

La comunità di Giovanna si trasferì sul colle di Santa Caterina del Bottaccio, ma il nuovo insediamento non fu ben accolto perchè andava ad affiancarsi ad altri tre conventi più antichi, uno francescano, un secondo agostiniano e un altro benedettino. Nel 1290 Giovanna chiese al vescovo di Spoleto di riconoscere la comunità, introducendo la regola di sant'Agostino. Nel nuovo monastero della Santa Croce e di Santa Caterina d'Alessandria trovarono espressione sia la vocazione eremitica, sia quella monastica: Giovanna ne diventò badessa sotto la diretta giurisdizione del vescovo.

Dopo la morte di Giovanna, nonostante la giovane età Chiara assunse la carica di badessa. Non lasciò scritti quantunque abbia mantenutoe un dialogo con il mondo fuori dal monastero. I cardinali Giacomo e Pietro Colonna, Napoleone Orsini, il francescano Ubertino da Casale e altri si rivolsero a Chiara per consigli in materia spirituale. Nel 1307 Bentivenga da Gubbio, a capo del movimento dello "Spirito di Libertà", tentò di convincere Chiara ad unirsi a lui, ma Chiara lo rinnegò denunciandolo come eretico. Nel 1303 promosse l'ampliamento del monastero e la costruzione della chiesa di Santa Croce con l'approvazione del vescovo di Spoleto. Nel 1308, Chiara, ormai ammalata, morì.

Dopo la sua morte venne istruito un processo per certificare l'esemplarità della vita di Chiara in un documento con le testimonianze di chi le fu più vicino.Il suo corpo venne sezionato alla ricerca di segni prodigiosi e si tramanda che nel suo cuore si trovavano un crocifisso e un flagello, e nella cistifellea tre globi, di eguale misura, peso e colore, disposti a forma di triangolo, interpretati come il simbolo della Trinità. La chiesa del monastero di santa Chiara da Montefalco, ricostruita tra il 1615 e il 1643, custodisce il corpo incorrotto della Santa dentro un'urna d'argento. L'oggetto più suggestivo è il busto reliquiario d'argento che la raffigura e contiene i resti del suo cuore. In un'altra nicchia si trova la croce reliquiario, contenente i tre globi di uguale grandezza che provengono dalla cistifellea, con il crocifisso e il flagello, che conservava nel cuore. Con la morte nel 1334 di papa Giovanni XXII il processo di canonizzazione di Chiara subì un lunga arresto. Fu ripreso soltanto nell'Ottocento su iniziativa di papa Pio IX. Chiara sarà proclamata Santa da Leone XIII nel 1881.