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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Italia > NarniCICLo AGOSTINIANo NEL CHIOSTRO DI Narni
Il miracolo delle pernici
CARLO FEDERICO BENINCASA
1693
Narni, chiostro del convento agostiniano
Il miracolo delle pernici
La lunetta presenta un altro celebre episodio della vita di san Nicola dai contorni leggendari. Il santo giace ammalato nel suo letto con il conforto dei confratelli monaci che lo assistono.
Gli viene portato da mangiare della carne, ma Nicola rifiuta il cibo preparato dai suoi confratelli per ridare la vita alle pernici che erano state cucinate arrosto.
La spiegazione dell'affresco nel cartiglio recita "Per non prender come torto al tuo gran duolo rendi accotte pernici e vita e volo".
Nel Capitolo VIII della Vita di Nicola da Tolentino scritta dal monaco agostiniano Pietro da Monterubbiano dal paragrafo 16 al 18 "si narra la straordinaria astinenza del santo; l'ascesi a cui sottopose il proprio corpo e le sue miracolose guarigioni; le tentazioni superate e il combattimento sostenuto con i demoni."
16. Il nemico del genere umano tentò allora di frenare il desiderio santo, che però doveva prevalere, con l'aiuto del nostro Signore e Salvatore, in modo meraviglioso. Davvero, se il Signore prova gli eletti come oro nella fornace, la pensata diabolica fu l'ingresso della "fornace", perché il beatissimo Nicola fosse provato "come oro". Dove l'antica malizia del diavolo erige più forti macchine di tentazioni, là la divina clemenza pone a sua volta più robuste capacità di difesa: accadde così che dove il nostro sant'uomo fu ornato, difeso e fortificato dal Signore per mezzo di virtù, proprio qui provò sempre di più i tormenti diabolici. Tornando a Tolentino, come gli era stato comandato dall'oracolo divino, Nicola si trovò trasformato in un uomo diverso, in maniera miracolosa; qui infatti, per quasi trent'anni, non mangiò mai né carne, né uova, né pesce o altri alimenti grassi, né formaggi o frutta, sia sano sia malato. Ma una volta, essendosi ammalato e preoccupandosi i frati della sua debolezza, vennero chiamati i medici che egli non voleva, riponendo la sua speranza nel suo medico Gesù.
17. I frati, preoccupatissimi per la sua salute, considerando la debolezza contratta, lo consigliarono affinché mangiasse almeno le carni più leggere: ma lui non solo non volle ascoltare il loro parere, ma respinse gli stessi medici. Anche il priore del luogo, constatando il pericolo per il suo sottoposto, lo esortava con insistenza a seguire il consiglio dei medici. Il sant'uomo gli rispondeva umilmente: "Ma perché, mio priore, desideri danneggiarmi ? Forse non capisci che questo corpo che un tempo gustò il piacere del cibo, altro non ambisce che tornarci alla svelta? Abbi pietà di me allora; è meglio porre un freno a questa carne piuttosto che lasciarle sciolte le briglie perché trascini l'anima dannata nelle fosse dei peccati". Non riuscendo ad opporsi al proposito del sant'uomo, il priore si rivolse al priore generale, che in quel tempo si trovava nel convento, e riferendogli quanto stava accadendo, insistette con lui affinché ingiungesse al santo di seguire il consiglio dei medici.
18. Il priore generale, messo al corrente del pericolo in corso, si recò dall'infermo, lo salutò e dopo avergli mostrato molti e diversi esempi d'ammonizione, gli comandò per salutare obbedienza, di cominciare a mangiare, come sapeva che i medici avevano consigliato. Il sant'uomo non voleva assolutamente venire meno all'obbligo dell'ubbidienza, ma nello stesso tempo cercava in ogni modo di respingere le carni. Allora chiamò il padre priore e gli disse di essere pronto ad ubbidire al priore generale: "È questo che ho promesso - disse - questo portai come primo dono al mio Salvatore, alla sua santissima Madre e al beato Agostino; questo è quanto ho desiderato conservare fino alla morte". Dunque, secondo la prescrizione dei medici, gli furono preparate le carni. Fra il vizio della gola e l'errore della disubbidienza, quasi posto tra due pericoli, il sant'uomo sperimentò nella sua mente una grande battaglia tra opposti pensieri; infine decise e accettò un piccolo pezzetto di carne, per poi dire: "Ecco, ho ubbidito: non tormentatemi ancora con il vizio della gola".