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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > NovacellaCICLo AGOSTINIANo di Egidio Schor a Novacella
Morte di Agostino
EGIDIO SCHOR
1680
Convento agostiniano di Novacella
Morte di Agostino
L'iscrizione riporta con estrema semplicità: S. Augustinus animam Deo reddidit anno 430, aetatis suae. In basso Agostino, morto, tiene in mano un crocifisso: due ceri delimitano il suo letto. Sei canonici lo circondano vestiti di bianco ed esprimono un grande sconforto e una grande desolazione. Un settimo è seduto a destra inconsolabile nel suo dolore. Su una colonna sul fondo si distinguono su quattro linee septem psalmi paenitenciales, che alludono ai salmi che Agostino morente aveva voluto affiggere al muro.
Il cielo è molto nuvoloso, ma si intravede il corpo del santo trasportato dagli angeli verso la dimora di Dio Padre che gli tende la mano in segno di accoglienza.
31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.
31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.
31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.
31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.
POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8