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LuijK: La canonizzazione DI GIOVANNI BONO

Religiose e religiosi in un affresco trecentesco

Religiose e religiosi in un affresco trecentesco

 

 

 

LA CANONIZZAZIONE DI GIOVANNI BONO

di B. Van LUIJK

 

 

 

Messa fine alla scissione, l'Ordine ebbe in primo luogo un grande interesse per ottenere la canonizzazione del fondatore.

Il processo fu aperto dai cittadini di Mantova poco dopo la sua morte. Già il 17 giugno 1251 la curia papale nominò come membri della commissione diocesana il vescovo Alberto di Modena e il priore-decano dei canonici di Mantova e diede loro alcune istruzioni (Dignas Domino referimus, del 17 giugno 1251, L. 87).

Il postulatore nel processo, di cui quasi tutti gli atti sono conservati, fu il priore del convento gianbonino di S. Agnese di Mantova, Guizzardo. I suoi collaboratori per le deposizioni furono il priore di Cesena, Martino, ed i padri Lanfranco, Salveto, Ardizzione, Bonaventura, Giovannino e Biagio, i quali si alternarono durante il processo triennale (1253-1255).

Questo venne concesso con la conferma ecclesiastica della "vox populi". Dal processo risulta che i Gianbonini, ai quali si chiese una deposizione circa la vita del loro fondatore, furono preti e alcuni laici-conversi. Sono citati per nome: Giacomo, Giovanni di Barba. Bertolino, Bonincurcio, Corrado, un novizio chiamato Nasinbene, il diacono Vitale ed alcuni frati, fra i quali un certo Stefano, parente di Gian Bono.

Le loro deposizioni hanno il carattere del tempo: indicano molti fatti "miracolosi", pratiche di vita illustranti più l'acquisto delle virtù che i veri fatti storici, che oggi ci interessano in luogo della legenda aurea in cui gli atti sono stati composti.