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PITTORI: sutamarchan

La chiesa de La Merced a Cuzco

Interno del convento Ecce Homo a Sutamarchan

 

 

IL CICLO DI SUTAMARCHAN

1700-1750

Sutamarchan, convento Ecce Homo

 

Episodi della Vita di sant'Agostino

 

 

 

Il convento Ecco Homo di Sutamarchan in Colombia conserva un interessante ciclo con episodi della vita di Agostino di autore ignoto. Sono diciotto tavole che descrivono sia avvenimenti realmente accaduti nella vita del santo sia ricostruzioni o interpretazioni di episodi leggendari. L'edificio conventuale fu eretto nel 1620 grazie alla magnanimità del signor Juan de Mayorga Casallas, che accondiscese ai desideri della sorella Catalina, la quale raccontò che nel 1600 l'apostolo San Bartolomeo le aveva chiesto in sogno di erigere un convento con la presenza di un'immagine di Gesù Cristo.

Il monastero prese pertanto il nome da un dipinto del Santo Ecce Homo, portato nel Nuovo Regno di Granada da Juan Mayorga Salázar, padre di Catalina. Il monastero era destinato ad accogliere gli anziani della comunità domenicana. Pochi anni dopo la comunità decise di costruire altri edifici secondo il progetto dei frati Juan de Castro Rivadeneira ed Esteban Santos- Questa costruzione durò 45 anni tra il 1650 e il 1695. La chiesa fu iniziata nel 1658 e venne completata tre anni dopo. Nel 1816 i frati vennero espulsi e il convento fu occupato durante le guerre d'indipendenza colombiane dalle truppe ribelli del generale francese Manuel Roergas Serviez.

Nel 1910 fu ripristinata la vita conventuale e dal 1959 il convento è utilizzato per ritiri spirituali, incontri e servizi di alloggio.

Il monastero fu costruito sul pendio di una collina ed è costituito principalmente da un chiostro, una chiesa e un cimitero. La chiesa e il cimitero sono considerati un esempio dell'arte mudéjar nella Nuova Granada. Il chiostro, formato da quattro gallerie che abbracciano il quadrilatero del cortile, ha come elemento regolatore l'ordine toscano delle colonne del porticato. La costruzione della attuale facciata della chiesa fu eseguita all'inizio del XIX secolo ma il restauro privò il tempio della sua originaria facciata principale, realizzata in intonaco e mattoni ricoperti di calce, perdendone il linguaggio coprente e decorativo.