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PITTORI: Maestro di Sutamarchan

Agostino converte un eretico manicheo

Agostino converte un eretico manicheo

 

 

MAESTRO DI SUTAMARCHAN

1700-1750

Sutamarchan, Convento agostiniano Ecce Homo

 

Agostino converte un eretico manicheo

 

 

 

Il quadro celebra l'episodio durante il quale Agostino nel corso della sua predicazione riesce a convertire un manicheo. Il santo è in piedi sul pulpito vestito con l'abito nero dei monaci e una croce al petto. Con la mano destra accompagna il suo discorso che come un fascio luminoso vola a colpire il cuore di una persona seduta davanti a lui. Dal cappello si evince che è un eretico e precisamente, come specifica la didascalia, un eretico manicheo.

Il volto del santo, dall'aspetto maturo e con una folta barba, è raggiante e luminoso. La chiesa è gremita di persone che assistono con attenzione alla disputa.

Il Manicheismo fu la religione fondata dal partico Mani nella seconda metà del III secolo d. C. frutto di una rivelazione ricevuta dal suo fondatore da parte dello Spirito della luce che si presentò a lui come suo "gemello" spirituale. Il Manicheismo si basava sulla netta divisione della realtà in due principi opposti in lotta tra loro: il Bene ed il Male, o meglio, la Luce e le Tenebre. All'origine dei tempi il Regno delle tenebre, dominato dall'aggressività e dalla ottusità, invase il Regno della luce e, dalla loro commistione, ebbero origine il Mondo e gli uomini. Qualche volta è stato affermato che alcuni collegamenti con il cristianesimo furono introdotti quando il manicheismo iniziò a rapportarsi con l'Occidente, in realtà essi furono intessuti fin dall'inizio dallo stesso Mani, poiché il cristianesimo era, probabilmente, la religione più diffusa in tutta la Mesopotamia.

Ad occidente il manicheismo si diffuse nell'Africa Proconsolare, dove sembra abbia avuto un secondo apostolo inferiore solo a Mani, un'ulteriore incarnazione del Paraclito, Adimantus. Prima del 296 il Proconsole Giuliano aveva scritto all'imperatore che i manichei minavano la pace della popolazione e provocavano danni alle città. Diocleziano rispose con un editto di persecuzione e non se ne seppe più nulla fino ai tempi di Agostino, che aderì alla setta per ben nove anni prima di convertirsi al cristianesimo. Comunque, l'esponente più famoso del manicheismo africano fu Fausto di Milevi, che Agostino confutò in un'opera di 33 libri.

Il manicheismo fu bandito da un editto di Diocleziano del 296, che comminava la pena di morte o il lavoro nelle miniere. Una legge del 382 di Teodosio puniva con la morte la maggior parte di loro, Nonostante ciò ve n'erano moltissimi, anche nella capitale dell'Impero, dove si trovavano Uditori ed Eletti.

Agostino nel 376, decise di lasciare il piccolo paese di Tagaste e ritornare a Cartagine e sempre con l'aiuto dell'amico Romaniano, che egli aveva convertito al manicheismo, aprì anche qui una scuola, dove insegnò per sette anni, purtroppo con alunni poco disciplinati. Agostino però tra i manichei non trovò mai la risposta certa al suo desiderio di verità e dopo un incontro con un loro vescovo, Fausto, avvenuto nel 382 a Cartagine, che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio, ne uscì non convinto e quindi prese ad allontanarsi dal manicheismo. Dopo la conversione al cristianesimo Agostino si incamminò in molte dispute contro i suoi ex correligionari e diede vita a numerose opere rivolte contro la dottrina dualista, tra di esse si possono ad esempio citare: Contro la Lettera di Mani detta del Fondamento,  La natura del bene, Contro Fausto Manicheo. E' impossibile analizzare tutti i punti toccati dalla polemica di Agostino contro i manichei; tuttavia le opere di Agostino hanno avuto grande influenza all'interno della Chiesa Cattolica, soprattutto per quanto riguarda l'approccio al problema del male. Agostino vuole elaborare una teoria del male alternativa all'eresia dualista.

Il 28 e 29 agosto 392, Sant'Agostino confutò anche un certo Fortunato in una discussione pubblica tenuta nei Bagni di Sossio. Successivamente, il 7 dicembre 404, Sant'Agostino disputò con Felice, un presbyterus manicheo. Lo convinse dell'errore della sua via e gli fece scagliare l'Anatema su Mani. Negli ultimi 25 anni della sua vita Agostino non scrisse contro il manicheismo, per questo si pensa che in quel periodo l'importanza della setta decrebbe in una certa misura.

 

Come era violento e aspro di dolore il mio sdegno contro i manichei, che tosto si mutava in pietà per la loro ignoranza dei nostri misteri, dei nostri rimedi, per il loro pazzo furore contro un antidoto che avrebbe potuto salvarli !

AGOSTINO, Confessioni 9, 4, 8

 

Talvolta gli avveniva d'allontanarsi dal tema prescelto, ma diceva che era disposizione divina per salvare qualcuno, come avvenne in un caso in cui un manicheo fu convertito per una digressione che Agostino fece durante una predica, ed in cui dimostrò la falsità della dottrina manichea.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

16. 1. A Cartagine poi alcuni manichei, di quelli che chiamano eletti ed elette, furono sorpresi da Orso, procuratore della casa imperiale, ch'era di fede cattolica, e tradotti in chiesa da lui stesso, furono interrogati dai vescovi alla presenza degli stenografi.

16. 2. Fra i vescovi c'era anche Agostino di beata memoria, che più degli altri conosceva quella nefanda setta: perciò gli riuscì di mettere in luce i loro riprovevoli errori con citazioni tratte dai libri che i manichei hanno in uso, e così li indusse a confessare le loro bestemmie. Quegli atti ufficiali misero altresì in luce, per confessione di quelle donne, cosiddette elette, le pratiche indegne e turpi che essi secondo il loro perverso costume erano soliti commettere.

16. 3. Così lo zelo dei pastori procurò incremento al gregge del Signore e lo difese in maniera adeguata contro i ladri e i predoni.

16. 4. Agostino ebbe anche una pubblica disputa nella chiesa d'Ippona con un certo Felice, del numero di quelli che i manichei chiamano eletti, alla presenza del popolo e degli stenografi che trascrivevano ciò che veniva detto. Dopo il secondo o il terzo dibattito quel manicheo, vedendo confutati la vanità e l'errore della sua setta, si convertì alla nostra fede e passò alla nostra chiesa, come risulta anche dalla lettura degli atti.

POSSIDIO, Vita Augustini 16, 1-4