Percorso : HOME > Africa agostiniana > Siti archeologici > Bulla Regia

L'africa romana: Bulla Regia

Le splendide architetture della Casa della Caccia

Architetture della Casa della Caccia

 

 

BULLA REGIA

 

 

 

Città reale di cui Orosio ha scritto che fu la residenza di Hiarbas, re numida del I secolo a. C. Bulla Regia entrò sotto la dominazione romana solo nel 46 a. C. dopo che Cesare creò la Provincia dell'Africa Nova. Da quel momento la sua integrazione nel mondo romano fu rapida. Divenuta Municipio probabilmente sotto Augusto, fu elevata al rango di colonia Ael(ia) Hadriana Augusta Bulla Regia. In effetti questa promozione fu concessa dall'imperatore Adriano per la sua felice posizione. Bulla Regia sorge infatti nella ricca vallata di Bagradas (Medjerda, principale fiume della Tunisia) ed era collocata sulla via che da Cartagine portava a Hippo Regius.

La città conserva ancora oggi imponenti rovine fra cui si distinguono quelle delle Terme che furono costruite da Julia Memmia, figlia di un vecchio console, originario della città. Scavato nel 1909 questo stabilimento termale ha conosciuto degli importanti lavori archeologici, di cui le recenti ricerche franco-tunisine hanno dato luogo a una bella pubblicazione scientifica. Oltre alle vestigia di istallazioni termali, assai numerose, Bulla Regia conserva altre strutture archeologiche, tra cui ricordiamo il Foro, il capitolio e altri templi dedicati a divinità diverse come Apollo, Bâal, Iside e altri, delle basiliche cristiane, un teatro, delle insulae con numerose case di cui alcune sono state scavate e sono relativamente ben conservate.

Sono visibili anche delle case ipogee, esempi assai rari di architettura antica di tipo troglodita: questa presenza si spiega per il gran calore estivo in questa zona delle grandi pianure. Interessanti sono pure il mercato e il forte bizantino. Addossata ai declivi del gebel Rebia (m 627), coperto in basso da oliveti, e dominante una pianura fertile ma torrida d'estate, la città ospitava numerose ricche dimore, fornite di ampie cantine dove il padrone di casa poteva assaporare la frescura della penombra. Queste costruzioni, esempio unico nell'architettura antica, constavano di vari piani scavati nel sottosuolo, quando non erano delle vere e proprie abitazioni sotterranee disposte attorno a un peristilio. Anche se il sito sembra a prima vista meno spettacolare di altri insediamenti romani in Tunisia, grande è lo stupore quando, sceso qualche gradino, si accede a un'autentica città sotterranea, sfuggita alla distruzione del tempo.

Bulla Regia fu, nel II secolo a. C., capitale di uno dei tre piccoli regni numidi creati dai Romani dopo la morte di Massinissa; divenne municipium alla fine del I sec. d. C., fu elevata da Adriano al rango di colonia e conobbe il massimo splendore nel III sec. d. C., quando vennero costruite e decorate le principali abitazioni. Due basiliche, che testimoniano la presenza bizantina, ricordano che fu centro di diffusione del Cristianesimo. Gli scavi, intrapresi all'inizio del secolo, proseguono oggi a cura dell'Istituto nazionale di Archeologia e Arte di Tunisi; le ricerche hanno portato alla luce numerosi monumenti d'epoca romana, ma hanno anche permesso di individuare le origini preromane dell'abitato e di scoprire qualche traccia dell'occupazione araba di età medievale. Le imponenti rovine delle terme di Julia Memmia datano agli inizi del III sec. d. C. e conservano ancora qualche frammento di pavimento a mosaico con motivi geometrici.

Le sale d'ingresso (grande vestiarium longitudinale, frigidarium con due piscine) sono particolarmente maestose. Dopo aver attraversato una strada lastricata si prende un sentiero in direzione nord e si visitano, a sinistra, la casa del tesoro (nel sotterraneo, mosaico) e, poco oltre sempre sulla sinistra, due basiliche cristiane risa1enti al VI sec. La più grande presenta ancora qualche colonna in marmo e, opposto all'altare, il profondo bacino del battistero; nei mosaici sono rappresentati pesci e uccelli. Al centro del sito, una lieve elevazione, formata dai materiali di riporto degli scavi, offre un'interessante veduta d'insieme della zona archeologica. La casa della caccia, probabilmente la lussuosa dimora di un ricco signore, deve il nome a un mosaico posto nel sottosuolo e oggi quasi completamente sparito. Mentre le strutture in superficie sono assai rovinate, ben conservato è il vasto piano sotterraneo, dove le stanze affacciano su un cortile a peristilio con colonne corinzie; oltre alle camere, nelle quali i letti poggiavano su piccole piattaforme ornate di mosaici, si riconosce la grande sala da pranzo a triclinio (oecus), contraddistinta da un mosaico pavimentale ancora visibile. Un'analoga disposizione dei locali (due cortili a peristilio, sale da pranzo, saloni e bagni) caratterizza il pianoterra.

Particolare della mappa di Peutinger con l'indicazione di Bulla Regia

Particolare della mappa di Peutinger con l'indicazione della città di Bulla Regia

La casa della nuova caccia, contigua alla precedente, presenta anch'essa un piano sotterraneo. Tutti gli ambienti hanno una copertura a volta costruita secondo una tecnica particolare del Nord-Africa, dove venne adottata a partire dal II secolo d. C. e utilizzata fino alla conquista araba. Si tratta di volte realizzate con tubi di terracotta, a forma di bottiglia senza fondo, incassati gli uni negli altri e col collo rivolto verso l'alto; le saldature sono fatte in gesso, collocato nel fondo aperto del tubo e fissato al collo dell'elemento precedente. La chiave di volta è ottenuta con un doppio imbottigliamento di tubi spezzati e riempiti di gesso. Le serie di archi così montati erano poi fissate tra loro col gesso.

Terminata la volta, la superficie era rivestita da uno strato di calce, spesso decorato. Questo sistema, che ritorna in numerosi edifici romani della Tunisia, fu probabilmente adottato per la mancanza dei materiali classici per la costruzione di volte, in quanto permetteva la fabbricazione di coperture, talvolta anche di grandi dimensioni, leggere ma resistenti. Limitata in origine al montaggio di arcate a semicerchio, la tecnica fu utilizzata in seguito per la costruzione di volte a crociera e di cupole. La casa della pesca è situata nell'isolato adiacente. Al piano sotterraneo, una galleria circonda un atrio rettangolare, delimitato da quattro grossi pilastri, sul quale si aprono diversi ambienti; uno di questi è decorato da un mosaico che raffigura un mare pescoso con Amorini e anatre. La casa di Anfitrite conserva nel sottosuolo i mosaici più belli. Lungo un corridoio si apre la sala da pranzo, ornata di un mosaico che rappresenta Venere (tradizionalmente confusa con la nereide Anfitrite, da cui il nome della casa) portata in trionfo da due mostri marini.

Dal pianterreno è stato invece asportato il grande mosaico della liberazione di Andromeda, ora al Museo del Bardo. Si ritorna alla casa della pesca e, dopo averla oltrepassata, si prende a sinistra un sentiero che porta a un'antica sorgente, ancora in funzione ma protetta da un'installazione moderna (antica fontana monumentale o ninfeo non è più visibile). Un centinaio di metri più a sud si trova il foro, vasto spiazzo un tempo lastricato e oggi in grave stato di abbandono; a ovest resta il basamento del Capitolium, a nord pochi resti del tempio di Apollo, che consta, secondo il modello africano, di una corte e di una cella, propriamente detta santuario; un importante gruppo di statue in marmo, rinvenute nel tempio, è oggi al Museo del Bardo. A sud del foro una strada conduce al mercato, ampia corte lastricata circondata da un portico su cui affacciavano piccole botteghe. Più oltre, la strada costeggia le terme e giunge al teatro, costruito in piano e poggiante su possenti volte rampanti; la cavea presenta ancora la serie inferiore delle gradinate e l'orchestra (accessibile tramite due passaggi a volta) l'originaria pavimentazione.

In prossimità del teatro, a sud e a ovest della scena, si trovano due vastissime spianate, circondate da colonnati, che conservano tracce di numerosi templi, uno dei quali dedicato a Iside. Il settore occidentale comprendeva invece un giardino (viridarium) con un passaggio centrale, lastricato e racchiuso da due lunghe vasche. Si ritorna verso l'entrata e, dopo aver costeggiato alcune grandi cisterne, si giunge a un monumento in opus reticulatum, probabilmente il più antico di Bulla Regia (I secolo d. C.); si tratta forse di una basilica a tre navate divise da pilastri. Poco oltre, attraversata la strada, sorgono le grandi terme meridionali (60 m per 55), non ancora riportate completamente alla luce, e la chiesa di Alessandro, edificio rettangolare nel quale due fila di greppie in pietra, che servivano a ricevere o a distribuire prodotti della natura, delimitano tre navate. L'esatta destinazione dell'edificio, distrutto da un incendio, è tuttora incerta; al suo interno sono stati trovati pezzi di travi e diversi oggetti, tra cui una croce con iscrizione, cofanetti, vasi, piatti in terracotta del diametro di quasi un metro e un centinaio di anfore per grano, vino e olio.