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REPERTI ARCHEOLOGICI romani a BULLA REGIA

 

  IL TEMPIO DI APOLLO

Statua monumentale di Apollo citaredo Statua in piedi di Cerere Statua monumentale di Esculapio, il dio delle guarigioni

A sinistra: Statua monumentale di Apollo citaredo. La divinità è stata rappresentata mentre si appoggia a un solo piede in una attitudine di riposo. La leggerezza della posizione è accentuata dalla posizione della mano sulla testa, dalla nudità del petto e dal drappeggio del vestito che sembra cadere verso il basso. Apollo sembra vendicarsi dei suoi detrattori e in particolare del satiro frigio Marsyas, che lo sfidò in un concorso e ne uscì scorticato vivo: l'episodio dello sfortunato satiro echeggia in un bassorilievo che orna la citara che Apollo tiene con la mano sinistra. L'opera della fine II secolo d. C. è conservata al Museo del Bardo.

Al centro: Statua in piedi di Cerere Ingentilita da un diadema, la dea è rappresentata vestita con una lunga tunica e un pallio. Le sue braccia semi alzate lasciano ipotizzare che reggesse in mano qualche suo attributo oggi scomparso. L'opera di datazione sconosciuta è conservata al Museo del Bardo.

A destra: Statua monumentale di Esculapio, il dio delle guarigioni. Munito di un bastone da medico attorno a cui si arrotola un serpente, un simbolo che è sopravvissuto fino ai nostri giorni come logo della medicina e delle farmacie. Il capo è coperto da una folta barba e lunghi capelli, il petto è nudo e avvolto in una tunica. L'opera è di incerta datazione ed è conservata al Museo del Bardo.

 

Statua della divinità tutelare Saturno Plastico vaso che raffigura una vecchia donna ubriaca Ritratto dell'imperatore Vespasiano

A sinistra: Statua della divinità tutelare Saturno Il Dio è raffigurato in posizione eretta, con il petto scoperto e la testa coperta da una specie di cappellino. Come dio dell'abbondanza e della fecondità, Saturo regge in mano un corno dell'abbondanza ricolmo di frutti e di cibarie. L'opera è di incerta datazione ed è conservata al Museo del Bardo.

Al centro: Plastico vaso che raffigura una vecchia donna ubriaca, accovacciata su una sedia con in mano un recipiente di vino - il lagynos - che tiene saldamente fra le ginocchia. L'opera è di incerta datazione ed è conservata al Museo del Bardo.

A destra: Ritratto dell'imperatore Vespasiano (69-79 d. C.) Questo imperatore fu il fondatore della dinastia dei Flavi L'opera è di incerta datazione ed è conservata al Museo del Bardo.

 

Statua acefala di Minerva Statua di donna che raffigura Cerere Statua dell'imperatore Lucio Vero, fratello adottivo di Marco Aurelio

A sinistra: Statua acefala di Minerva. La dea è stata rappresentata in piedi, vestita di una tunica allacciata al seno. L'opera è di incerta datazione ed è conservata al Museo del Bardo

Al centro: Statua di donna che raffigura Cerere, con delle spighe di grano in mano. Forse è possibile riconoscere nel viso della donna quello dell'imperatrice Lucilla, moglie di Lucio Vero o forse quella di Faustina, moglie di Marco Aurelio. L'opera risale alla seconda metà del II secolo d. C. ed è conservata al Museo del Bardo.

A destra: Statua dell'imperatore Lucio Vero, fratello adottivo di Marco Aurelio. Viene rappresentato nelle vesti di Giove. Questo imperatore ne mostra le stesse nudità così come la stessa corona di lauro. L'opera risale alla seconda metà del II secolo d. C. ed è conservata al Museo del Bardo.

 

Imponente statua dell'imperatore Marco Aurelio Imponente statua di Atena-Minerva Tavola di mosaico che ornava la sala di ricevimento (oecus) di una villa romana

A sinistra: Imponente statua dell'imperatore Marco Aurelio alta 1,70 m. Seduto e ornato con una corona di lauro con al centro una gemma, l'imperatore è rappresentato in una attitudine eroica, quasi nudo e con un semplice drappo appoggiato alla spalla. L'opera che si trovava nel Teatro della città, risale alla seconda metà del II secolo d. C. ed è conservata al Museo del Bardo.

Al centro: Imponente statua di Atena-Minerva. La dea porta una corona in testa e regge un corno dell'abbondanza. Qui la dea è raffigurata come una divinità plurima armata d'una lancia e della corazza. L'opera è di datazione incerta ed è conservata al Museo del Bardo.

A destra: Tavola di mosaico che ornava la sala di ricevimento (oecus) di una villa romana, che aveva due piani, piano terra e sottosuolo. Si tratta di un'opera la cui composizione rivela una grande qualità esecutiva che è riuscita a rendere con grande efficacia anche le ombre e i giochi di luce. La scena rappresentata ricorda il mito della liberazione di Andromeda, figlia di Cefea re di Etiopia e di Cassiopea, da parte di Perseo figlio di Giove e di Danae e fondatore di Micene. Liberata dalla roccia a cui era legata, la giovane donna porge la mano al suo liberatore che l'ha appena salvata da un mostro marino che sta morendo ai suoi piedi. Un dio fiume osserva la scena con compassione. L'opera risale al III secolo d. C. ed è conservata al Museo del Bardo.