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PITTORI: Jakub Pischel

Battesimo di Agostino

Battesimo di Agostino

 

 

PISCHEL JAKUB

1756

Havlíčkově Brodě, monastero agostiniano

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

La scena descrive il battesimo di Agostino che avvenne assieme ad Alipio e Adeodato. Agostino descrive il suo battesimo con grande partecipazione emotiva nel libro delle Confessioni, in cui afferma che il suo fedele amico Alipio e il figlio Adeodato furono battezzati con lui nella notte di Pasqua dell'anno 387. Il soggetto del dipinto, dopo il restauro, è riconoscibile in tutta la originaria bellezza. Al centro della scena c'è il vescovo Ambrogio che sta battezzando Agostino inginocchiato davanti ad un piccolo battistero circolare. A fianco di Ambrogio un chierico vestito con abiti bianchi tiene in mano un libro aperto. Un altro, alle spalle di Ambrogio, regge il bastone pastorale del vescovo. A destra, un chierichetto porta in mano un sottobicchiere d'argento con degli orciuoli di metallo che servono ai riti sacri della cerimonia. A sinistra sono ritti in piedi altri personaggi che assistono al rito battesimale. Si può leggere l'iscrizione sul cartiglio, che si riferisce alle parole di Agostino che, nelle Confessioni, ricordano il suo battesimo: "Ubi tempus advenit, quo me nomen dare oportet, relicto rure Mediolanum remeavimus, et baptizati sumus et fugit a nobis sollicitudo vitae praeteritae."

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

Pischel Jakub Antonin

Tre generazioni di pittori Pischel hanno vissuto a Jemnice, provenendo, secondo la tradizione, da Mohelnice. Non è noto l'anno del loro arrivo e la prima menzione risale al 1673, quando si parla del pittore Marcel, a volte Jan Marczelo, Pischel, un borghese e consigliere della città di Jemnice. Suo figlio fu il pittore Jakub Antonín e alla terza generazione troviamo il nipote Leopold Josef, a sua volta pittore.

Nel 1677 Marcel Pischel sposò Anna ed ebbe tre figli: Jan Jakub (1680), Veronika (1683) e Jakub Antonín (1695). Non è noto quali dipinti realizzò Marcel e per chi, ma per i suoi buoni rapporti con i francescani si può presumere che abbia partecipato alla decorazione dell'interno della chiesa del monastero a Dačice. Dopo prese con sé come assistente suo figlio Jakub che lo aiutò in alcuni lavori nella tenuta di Jemnice di proprietà della famiglia Jankovský di Vlašim.

Fortunatamente abbiamo più notizie del figlio Jakub Pischel, che dopo un viaggio in Germania si trasferì a Brod. Si sposò con Agneska nel 1732 ed ebbe i figli: Michele (1733), Anna (1735), Giovanni (1737), Antonina (1740), Giuseppe (1744), Maria (1746) e Catherine (1748). Jakub Pischel morì nel 1785 "... alla benedetta età di novanta anni nella casa di sua figlia Kateřina Horní ... "

L'attività artistica di Jakub Pischel fu strettamente legata al monastero agostiniano di Německý Brod. Nel 1723 dipinse un quadro per l'altare della Vergine Marie Bolestná. Nel 1731 decorò l'altare della Vergine Maria di Brno. Nel 1746 realizza per il monastero un primo ampio ciclo con scene della vita di San Giuseppe. Probabilmente l'ultimo lavoro risale al 1756, quando porta a termine un secondo grande ciclo di lunette per il monastero dipinti con scene della vita di Sant'Agostino. Per gli agostiniani realizzò anche dorature, timbrature di altari, pulpiti e vetrate, tanto che i monaci lo chiamavano "Dominus Pictor". Jakub Pischel non è uno dei migliori pittori barocchi boemi, ma è un artista di talento di rilevanza locale.