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PITTORI: Jakub Pischel

Agostino guarisce un malato

Agostino guarisce un malato

 

 

PISCHEL JAKUB

1756

Havlíčkově Brodě, monastero agostiniano

 

Agostino guarisce un malato

 

 

 

Nella sua Legenda Aurea Jacopo da Varagine descrive un miracolo che accadde poco prima della morte di Sant'Agostino nel 430, quando i Vandali stavano assediando la città di Ippona. A quel tempo Agostino, ormai anziano, era stato colpito da una grave malattia che lo costringeva a letto. Un giorno gli fu portato un malato, che lo pregò di dargli una benedizione, in forza della visione che aveva il giorno prima. All'inizio Agostino non voleva credere all'uomo, ma alla fine lo assecondò, pregò per lui, lo toccò e gli mise una mano sulla testa per benedirlo. L'uomo si riprese improvvisamente e miracolosamente guarì.

Jakub Pischel descrisse molto accuratamente la storia che è riportata anche nella biografia del santo scritta da Possidio. La scena mostra Agostino con la sua veste religiosa sdraiato sul letto, e dal gesto della sua mano, è chiaro che sta benedicendo un uomo sulla testa che è davanti a lui con un ginocchio bendato. Sullo sfondo della scena miracolosa, altri cinque uomini vestiti in abiti religiosi o in sontuosi cappotti d'epoca osservano lo svolgersi dei fatti. Nella parte sinistra della composizione c'è un servitore che, su un piccolo vassoio d'argento, dà a un uomo in un cappotto rosso varie medicine e guarda il tavolo a sinistra per vedere se ha dimenticato qualcosa. L'intera storia si svolge in uno spazio dallo stile borghese d'epoca. A a sinistra troviamo una decorazione con un drappo azzurro che copre parzialmente un tavolo con medicine e dall'altro con un cartiglio decorativo tenuto da un piccolo angelo con la scritta, tratta da Possidio: "Vade ad Augustinum episcopum, ut eidem manum imponat, et salvus erit". Il dipinto è stato restaurato nel 2009.

 

29. 5. Parimenti, mentre era malato e stava a letto, venne da lui un tale con un suo parente malato e lo pregò di imporre a quello la mano perché potesse guarire. Agostino gli rispose che, se avesse avuto qualche potere per tali cose, in primo luogo ne avrebbe fatto uso per sé. Ma quello replicò che in sonno aveva avuto un'apparizione e gli era stato detto: « Va' dal vescovo Agostino perché imponga a costui la sua mano, e sarà salvo ». Appreso ciò egli non indugiò a fare quel che si chiedeva, e il Signore subito fece andar via guarito quel malato dal suo letto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 29, 5

 

 

Pischel Jakub Antonin

Tre generazioni di pittori Pischel hanno vissuto a Jemnice, provenendo, secondo la tradizione, da Mohelnice. Non è noto l'anno del loro arrivo e la prima menzione risale al 1673, quando si parla del pittore Marcel, a volte Jan Marczelo, Pischel, un borghese e consigliere della città di Jemnice. Suo figlio fu il pittore Jakub Antonín e alla terza generazione troviamo il nipote Leopold Josef, a sua volta pittore.

Nel 1677 Marcel Pischel sposò Anna ed ebbe tre figli: Jan Jakub (1680), Veronika (1683) e Jakub Antonín (1695). Non è noto quali dipinti realizzò Marcel e per chi, ma per i suoi buoni rapporti con i francescani si può presumere che abbia partecipato alla decorazione dell'interno della chiesa del monastero a Dačice. Dopo prese con sé come assistente suo figlio Jakub che lo aiutò in alcuni lavori nella tenuta di Jemnice di proprietà della famiglia Jankovský di Vlašim.

Fortunatamente abbiamo più notizie del figlio Jakub Pischel, che dopo un viaggio in Germania si trasferì a Brod. Si sposò con Agneska nel 1732 ed ebbe i figli: Michele (1733), Anna (1735), Giovanni (1737), Antonina (1740), Giuseppe (1744), Maria (1746) e Catherine (1748). Jakub Pischel morì nel 1785 "... alla benedetta età di novanta anni nella casa di sua figlia Kateřina Horní ... "

L'attività artistica di Jakub Pischel fu strettamente legata al monastero agostiniano di Německý Brod. Nel 1723 dipinse un quadro per l'altare della Vergine Marie Bolestná. Nel 1731 decorò l'altare della Vergine Maria di Brno. Nel 1746 realizza per il monastero un primo ampio ciclo con scene della vita di San Giuseppe. Probabilmente l'ultimo lavoro risale al 1756, quando porta a termine un secondo grande ciclo di lunette per il monastero dipinti con scene della vita di Sant'Agostino. Per gli agostiniani realizzò anche dorature, timbrature di altari, pulpiti e vetrate, tanto che i monaci lo chiamavano "Dominus Pictor". Jakub Pischel non è uno dei migliori pittori barocchi boemi, ma è un artista di talento di rilevanza locale.