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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Jakub PischelPITTORI: Jakub Pischel
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PISCHEL JAKUB
1756
Havlíčkově Brodě, monastero agostiniano
Monica vede in sogno la conversione di Agostino
Il dipinto tratta una tematica già presente in un'altra lunetta. Pischel ha raffigurato una situazione in cui Dio, attraverso un angelo, annuncia con un sogno a Monica addormentata che Agostino, come ricorda lui stesso in alcune pagine delle sue Confessioni, diventerà cristiano. Un giorno sua madre gli raccontò questo sogno, descrivendo come Dio le aveva parlato attraverso la bocca di un ragazzo splendente e le disse di perseverare e non rifiutare suo figlio, sedotto dagli insegnamenti manichei. Le disse letteralmente: "Dove sei, ci sarà". La scena descrive l'episodio facendolo svolgere nel mezzo della stanza di Monica, dove arriva un angelo mandato da Dio. Lo notiamo soprattutto dal bagliore proveniente dalla parte superiore dell'arco lunare.
Monica è raffigurata mentre dorme con la testa appoggiata, seduta a un tavolo con un crocifisso e un libro aperto accanto. Sullo sfondo, due figure entrano nella stanza, probabilmente un giovane Agostino (riconoscibile dall'abito, che è identico in tutti i dipinti durante la giovinezza di Agostino) con la sua amante, situazione quest'ultima che aumentava le preoccupazioni e la disperazione di Monica, che desiderava avere un buon figlio cristiano.
L'intera scena è completata a sinistra da un drappo scuro e una sedia con strumenti per cucire. A destra la scena è chiusa da un angelo che sorregge un cartiglio con la scritta “Unde illud somnum Matris qvo eam consolatus es ut attenderet, et vi deret ubi esset illa ibi esse et me, unde hoc? nisi qvia erant aures tuae ad cor ejus. Lib. 3. Conf. C 11."
Il testo agostiniano: "Tu l'esaudisti: perché, da chi le venne il sogno consolatore, per il quale accettò di vivere con me e avere con me in casa la medesima mensa, che da principio aveva rifiutata per avversione e disgusto del mio traviamento blasfemo? Le sembrò, dunque, di essere ritta sopra un regolo di legno, ove un giovane radioso e ilare le andava incontro sorridendole, mentre era afflitta, accasciata dall'afflizione. Il giovane le chiedeva i motivi della sua mestizia e delle lacrime che versava ogni giorno, più con l'intento di ammaestrarla, come suole accadere, che d'imparare; ed ella rispondeva di piangere sulla mia perdizione. Allora l'altro la invitava, per tranquillizzarla, e la esortava a guardarsi attorno: non vedeva che là dov'era lei ero anch'io? Ella guardò e mi vide ritto al suo fianco .."
La madre versava calde lacrime per lui, desiderosa di ricondurlo alla vera fede; una volta, come si legge nel terzo libro delle Confessioni, mentre essa era tanto afflitta, le apparve un giovane che le domandò la causa del suo dolore, ed essa, rispose:
- Piango la morte di mio figlio.
Ma l'altro rispose: - Calmati, egli sarà dove sarai tu.
In quel mentre il figlio le viene vicino, ed essa gli raccontò quello che aveva visto, ma il figlio le disse:
- Ti inganni, mamma, quello che ti è stato detto non avverrà mai.
Ma essa rispose: - No, figlio; mi è stato detto che tu sarai dove sarò io.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Pischel Jakub Antonin
Tre generazioni di pittori Pischel hanno vissuto a Jemnice, provenendo, secondo la tradizione, da Mohelnice. Non è noto l'anno del loro arrivo e la prima menzione risale al 1673, quando si parla del pittore Marcel, a volte Jan Marczelo, Pischel, un borghese e consigliere della città di Jemnice. Suo figlio fu il pittore Jakub Antonín e alla terza generazione troviamo il nipote Leopold Josef, a sua volta pittore.
Nel 1677 Marcel Pischel sposò Anna ed ebbe tre figli: Jan Jakub (1680), Veronika (1683) e Jakub Antonín (1695). Non è noto quali dipinti realizzò Marcel e per chi, ma per i suoi buoni rapporti con i francescani si può presumere che abbia partecipato alla decorazione dell'interno della chiesa del monastero a Dačice. Dopo prese con sé come assistente suo figlio Jakub che lo aiutò in alcuni lavori nella tenuta di Jemnice di proprietà della famiglia Jankovský di Vlašim.
Fortunatamente abbiamo più notizie del figlio Jakub Pischel, che dopo un viaggio in Germania si trasferì a Brod. Si sposò con Agneska nel 1732 ed ebbe i figli: Michele (1733), Anna (1735), Giovanni (1737), Antonina (1740), Giuseppe (1744), Maria (1746) e Catherine (1748). Jakub Pischel morì nel 1785 "... alla benedetta età di novanta anni nella casa di sua figlia Kateřina Horní ... "
L'attività artistica di Jakub Pischel fu strettamente legata al monastero agostiniano di Německý Brod. Nel 1723 dipinse un quadro per l'altare della Vergine Marie Bolestná. Nel 1731 decorò l'altare della Vergine Maria di Brno. Nel 1746 realizza per il monastero un primo ampio ciclo con scene della vita di San Giuseppe. Probabilmente l'ultimo lavoro risale al 1756, quando porta a termine un secondo grande ciclo di lunette per il monastero dipinti con scene della vita di Sant'Agostino. Per gli agostiniani realizzò anche dorature, timbrature di altari, pulpiti e vetrate, tanto che i monaci lo chiamavano "Dominus Pictor". Jakub Pischel non è uno dei migliori pittori barocchi boemi, ma è un artista di talento di rilevanza locale.