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Agostino frequenta i manichei
PISCHEL JAKUB
1756
Havlíčkově Brodě, monastero agostiniano
Agostino frequenta i manichei
La scena presenta Agostino tra i Manichei, quando frequentava questa setta come uditore. Agostino riassume i nove anni della sua vita tra i seguaci di Mani, il successivo risveglio dell'illusione e la scoperta della verità di Dio in alcuni passi delle Confessioni. Dopo la conversione milanese Agostino fu battezzato e iniziò controbattere le argomentazioni dei manichei. Scrisse varie opere a questo riguardo in cui poneva o rispondeva alle domande del suo avversario manicheo e cercava non solo di spiegargli la vera natura del cristianesimo ma pure si proponeva confutare le basi dell'insegnamento manicheo. La scena descritta da Pischel si svolge all'interno di una grande sala scura e al centro è raccolto un gruppo di studiosi, dove centralmente si trova Agostino. Si distingue per il suo abbigliamento diverso da tutti gli altri, soprattutto per il colore dei suoi vestiti. Indossa un mantello rosso e porta un cappello che si distingue per il suo ornamento. Indossa una giacca blu ed ha le braccia aperte, come se stesse discutendo con le altre persone che gli sono attorno. Gli altri uomini sono - tranne uno - vestiti con abiti scuri e fanno da sfondo al dibattito di Agostino con un uomo che indossa un abito giallo e blu, con le spalle rivolte allo spettatore. Secondo il loro atteggiamento e i loro gesti forti, tutti i personaggi sono interessati da una vivace conversazione, durante la quale cercano supporto per le loro dichiarazioni in vari libri, che sono aperti sul tavolo e sul terreno.
L'intera scena è completata da un cartiglio in basso a destra retto da un angioletto con la scritta "Itaque incidi in homines superbe delirantes, carnales nimis et loquaces, in quorum ore laquei diaboli. Vae, vae quibus gradibus deductus sum ad profunda inferni." Il brano è parzialmente ricavato da Conf. 3, 6, 10.
Pischel Jakub Antonin
Tre generazioni di pittori Pischel hanno vissuto a Jemnice, provenendo, secondo la tradizione, da Mohelnice. Non è noto l'anno del loro arrivo e la prima menzione risale al 1673, quando si parla del pittore Marcel, a volte Jan Marczelo, Pischel, un borghese e consigliere della città di Jemnice. Suo figlio fu il pittore Jakub Antonín e alla terza generazione troviamo il nipote Leopold Josef, a sua volta pittore.
Nel 1677 Marcel Pischel sposò Anna ed ebbe tre figli: Jan Jakub (1680), Veronika (1683) e Jakub Antonín (1695). Non è noto quali dipinti realizzò Marcel e per chi, ma per i suoi buoni rapporti con i francescani si può presumere che abbia partecipato alla decorazione dell'interno della chiesa del monastero a Dačice. Dopo prese con sé come assistente suo figlio Jakub che lo aiutò in alcuni lavori nella tenuta di Jemnice di proprietà della famiglia Jankovský di Vlašim.
Fortunatamente abbiamo più notizie del figlio Jakub Pischel, che dopo un viaggio in Germania si trasferì a Brod. Si sposò con Agneska nel 1732 ed ebbe i figli: Michele (1733), Anna (1735), Giovanni (1737), Antonina (1740), Giuseppe (1744), Maria (1746) e Catherine (1748). Jakub Pischel morì nel 1785 "... alla benedetta età di novanta anni nella casa di sua figlia Kateřina Horní ... "
L'attività artistica di Jakub Pischel fu strettamente legata al monastero agostiniano di Německý Brod. Nel 1723 dipinse un quadro per l'altare della Vergine Marie Bolestná. Nel 1731 decorò l'altare della Vergine Maria di Brno. Nel 1746 realizza per il monastero un primo ampio ciclo con scene della vita di San Giuseppe. Probabilmente l'ultimo lavoro risale al 1756, quando porta a termine un secondo grande ciclo di lunette per il monastero dipinti con scene della vita di Sant'Agostino. Per gli agostiniani realizzò anche dorature, timbrature di altari, pulpiti e vetrate, tanto che i monaci lo chiamavano "Dominus Pictor". Jakub Pischel non è uno dei migliori pittori barocchi boemi, ma è un artista di talento di rilevanza locale.