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agostiniani in Veneto e a venezia

Mosaico con sant'Agostino in san Marco a Venezia

Mosaico con sant'Agostino in san Marco a Venezia

 

 

FORMAZIONE DEGLI EREMITI DI SANT'AGOSTINO E LORO INSEDIAMENTI NELLA TERRAFERMA VENETA E A VENEZIA

di Franco dal Pino

in Gli Agostiniani a Venezia e la Chiesa di santo Stefano  (Atti della Giornata di Studio nel V Centenario della Dedicazione della Chiesa di Santo Stefano - Venezia 10 novembre 1995)

- ISTITUTO VENETO DI SCIENZE LETTERE ED ARTI

- Venezia 1997

 

 

 

 

CONCLUSIONI

 

Tentiamo, concludendo, un raffronto circa le modalità di insediamento e di sviluppo delle fondazioni eremitiche interessate, definitivamente o meno, dall'unione del 1256, riscontrate nelle quattro città della Marca e in Venezia, dalle origini allo stabilirsi in una sede definitiva o al riassorbimento nel nuovo ordine degli Eremiti di sant'Agostino. Le loro presenze sono costituite da due fondazioni, le prime in ordine di tempo, degli Eremiti di san Guglielmo a Verona e Padova, da una di Brettinesi a Venezia anteriore a quella dei Giambonini nella stessa città, e da quattro di questi ultimi a Treviso, la prima, e poi quasi contemporaneamente, agli inizi degli anni quaranta del secolo, a Verona, Padova e Vicenza. Queste talvolta compresenze, tutte collocate inizialmente in zone periferiche, vengono a confrontarsi, con esiti diversi, con l'unione provocata dal papato nel 1256.

Le due dei Guglielmiti, anteriori per tempo e in una delle quali, Verona, si sta costruendo una chiesa in onore del santo fondatore, confluiscono appunto dopo il 1256 in quelle già appartenute ai Giambonini venendo sostituiti a Padova da "sorores". L'unica fondazione dei Brettinesi, quella di S. Anna di Castello, iniziata negli anni in cui nella Terraferma vengono a stabilirsi i frati di Giovanni Bono, e sviluppatasi negli anni 1247-50 congiuntamente ad altre sedi dell'ordine, sarà alla base, una cinquantina d'anni dopo, della nuova e importante fondazione di S. Stefano. Nella stessa città lagunare giungeranno appunto poco appresso anche i Giambonini che, data la posizione insulare e particolarmente eremitica della loro sede, non godranno di apparente successo anche se quella loro fondazione continuerà a sussistere, ben oltre l'unione, fino ai primi decenni del secolo XV.

Una terza presenza eremitana nella laguna, quella di S. Erasmo, attestata intorno al 1253 e confluita in quella di S. Anna nel 1265, risulta finora di difficile identificazione e attribuzione. Significative quanto quella dei Brettinesi a Venezia, le quattro degli Eremiti di fra Giovanni Bono nella Terraferma. Iniziano tutte con una sede più o meno periferica, adatta ad intenti eremitico-contemplativi, mutandola talvolta nel breve corso di mesi o di anni. Si trasferiscono poi, a Padova in breve corso di tempo, a Treviso dopo circa venticinque anni, a Verona dopo una ventina, a Vicenza in due momenti di circa dieci anni ciascuno, in area suburbana o urbana nella quale, dopo alcuni anni di preparazione, avvieranno la costruzione delle loro chiese monumentali: a Treviso dal 1268, a Verona dal 1265/75, a Padova e a Vicenza da circa il 1264.

Fra i due momenti, quello iniziale che non esclude a Verona e Padova la costruzione delle prime chiese, e quello definitivo, segnato dalla clericalizzazione delle comunità evidente specialmente a Padova, vi è la grande unione del 1256 e la contemporanea caduta nella Marca di Ezzelino III (1256-59) che non aveva ostacolato gli insediamenti di questi frati ritenuti privi di iniziale interesse o incisività politico-religiosa (perseguiterà però con altri anche i Guglielmiti) ma che non avrebbe certo permesso un loro salto di qualità con incluso maggiore impatto sulla vita cittadina. A iniziare queste fondazioni giambonine sarà a Treviso, con l'accettazione di una chiesa preesistente, lo stesso priore generale dell'Ordine, fra Matteo da Modena (1238-1249), non estraneo certo alla notevole estensione assunta dal suo ordine in quegli anni, proprio anche nella Terraferma, e che appare perciò ben lontano dall'essere "minus sufficiens" come lo riterranno i suoi frati - secondo la già citata lettera del cardinale protettore Guglielmo Fieschi - sostituendolo nel capitolo generale di Ferrara del 1249.

Altrove saranno frati dell'Ordine o un loro procuratore laico che accetteranno pure una chiesa preesistente (S. Pietro di Arzignano), o una donazione fondante di terreno (Verona), o ne acquisteranno una prima porzione (Padova), trasferimenti di chiese e donazioni di terreni di cui saranno operatori membri di fondazioni religiose, del clero locale, compresi i vescovi e, per gli insediamenti definitivi, popolazione della "vicinia" e autorità comunali, tutti apparentemente e per motivi diversi favorevoli ai nuovi venuti. Unico vero contrasto lo incontreranno da parte di altri Mendicanti, i Predicatori di Treviso, gelosi custodi del loro privilegio di interspazio. Al momento dell'insediamento definitivo, a Treviso e Padova costruiranno proprie chiese "ex novo" (conservando o mutando il titolo precedente), a Verona e Vicenza partiranno da chiese loro concesse, comprensive, in quest'ultimo caso, di cura d'anime.

Così gli Eremitani, tra il 1260 e il 1270 nelle città della Terraferma veneta, e negli anni novanta a Venezia, parteciperanno a pieno titolo a quello che è stato detto dalla De Sandre Gasparini il "trionfo" dei Mendicanti, venendo a porsi, accanto a Minori e Predicatori, come terzo polo di presenza e influsso apostolico (comprese confraternite laiche) in tutte le principali città e giungendo come gli altri due a qualificare la loro presenza con chiese di notevole rilevanza, presto anche monumentali; una anzi di queste loro chiese, il S. Michele di Vicenza, assurgerà, insieme a quella del Santo di Padova, per il comune legame con le due vittorie cittadine contro Ezzelino III degli anni 1259 e 1256, a luogo sacro di memoria e di rappresentanza comunale.