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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli iconografici agostiniani > Quattrocento > BedfordBiblioteca Nazionale di Parigi lat. 17294: BREVIARIO DI BEDFORD
Agostino insegna a Milano
BREVIARIO DI BEDFORD
Biblioteca Nazionale di Parigi lat. 17294
(1424-1435)
Agostino insegna a Milano
La scena che viene presentata dal miniaturista assomiglia molto alla analoga scena della contemporanea Historia Augustini. In uno scenario quasi di campagna, assai caro alle rappresentazioni medioevali, Agostino dall'alto di una specie di ambone marmoreo, ricoperto da un drappo azzurro ricamato in oro, sta tenendo una lezione. Con l'indice della mano destra sembra accompagnare il discorso che sta pronunciando per sottolineare i passi più importanti. Tre persone sono sedute e lo ascoltano attentamente, mentre una quarta sta appoggiata ai piedi di Agostino, quasi stesse meditando con se stessa. La scena potrebbe essere interpretata diversamente (Agostino confuta gli eretici), ma l'abito indossato fa propendere per l'epoca in cui insegnava a Milano.
Agostino aveva fatto domanda per un posto vacante come professore a Milano. Il praefectus urbi Quinto Aurelio Simmaco lo aiutò ad ottenere il posto con l'intento di contrastare la fama del vescovo Ambrogio. Nella città imperiale, dopo aver fatto visita al vescovo Ambrogio, Agostino iniziò a frequentare le sue predicazioni. Agostino era ancora travagliato da molti dubbi, e ci vollero anni per superarli, durante i quali la sua mente passò attraverso varie fasi. In un primo tempo si volse verso la filosofia degli Accademici, attratto dal loro scetticismo pessimistico, deluso com'era dal manicheismo e diffidando ormai di ogni forma di credenza religiosa. Lo tormentava più di tutti il problema del male: se Dio esiste ed è onnipotente, perché non riesce ad annientarlo?
« Tali pensieri volgevo nel mio petto infelice, gravato da preoccupazioni tormentosissime, perché temevo la morte e non avevo trovato la verità. Pure rimaneva ferma stabilmente nel mio cuore la fede cattolica nel Cristo tuo, Signore e Salvatore nostro, una fede ancora informe sotto molti aspetti, e fluttuante al di fuori della dottrina, eppure il mio animo non l'abbandonava. » (Confessioni, VII, 5)
Fu quindi decisivo l'incontro con la filosofia neoplatonica, che lo entusiasmò. Aveva a mala pena letto le opere di Platone e di Plotino, quando gli si accese nuovamente la speranza di trovare la verità. Ancora una volta cominciò a sognare che lui ed i suoi amici potessero condurre una vita dedicata alla sua ricerca, una vita priva di tutte le aspirazioni volgari come onori, ricchezza, o piacere, e con il celibato come regola.