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Stemmi agostiniani

Il cuore trafitto da una freccia su un libro aperto, stemma dell'Ordine agostiniano nel 1968

Il cuore trafitto da una freccia su un libro aperto

 

 

STEMMI AGOSTINIANI

1968

Costituzioni di Roma

 

Il cuore trafitto da una freccia su un libro aperto

 

 

 

Il Capitolo Generale dell'Ordine del 1968, riunito per elaborare e adattare le Costituzioni dell'Ordine alle novità introdotte dal Concilio Vaticano II e ai tempi moderni, effettua la scelta di ridisegnare in modo più semplice e stilizzato lo stemma, lasciando solo due elementi fondamentali e cioè il cuore e il libro. Lo stemma che ne emerge è sicuramente meno decorativo dei precedenti, ma è certamente più leggibile nel suo significato spirituale e nella relativa simbologia.

Il libro è il simbolo della Parola di Dio, della Veritas che Agostino ha sempre cercato. Il Cuore è il simbolo dell'amore di Dio verso gli uomini, della Caritas che ha trapassato come una freccia il cuore di Agostino. Sagittaveras tu cor meum charitate tua: hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore (Conf. 9, 2).

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3