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La Provincia agostiniana di Sardegna

Agostino vescovo tra Cristo e la Vergine in una pala d'altare a Cagliari

Agostino vescovo tra Cristo e la Vergine

 

 

LA PROVINCIA AGOSTINIANA DI SARDEGNA DAL XVII AL XIX SECOLO: CENNI STORICI

di Lino Neccia

da Analecta Augustiniana, LXIV (2001), pp. 179-268

 

 

 

 

IL SECOLO XVII: CRESCITA E SVILUPPO DELLA PROVINCIA

Come si intuisce dal titolo di questo paragrafo, il secolo in questione vide la crescita, il consolidamento dell'Ordine Agostiniano in Sardegna e il suo pieno inserimento nella vita religiosa e civile dell'isola. Tutto ciò fu possibile grazie ad un clima politico molto favorevole agli ordini religiosi in genere, ai mendicanti soprattutto e agli agostiniani, nella misura in cui approfittarono del favore dei monarchi spagnoli e del generale clima di ottima considerazione in cui veniva tenuto l'Ordine in Spagna. Agli inizi del secolo, però, le cose non andavano nel migliore dei modi: i conventi dell'isola erano stati separati dalla Spagna, costituivano ormai circoscrizione a sé, ma questa indipendenza aumentava i rischi dell'isolamento, accresceva i problemi di natura economica, metteva i sardi in condizione di dover fare da soli anche nel delicato settore della formazione e degli studi, con tutti i problemi del caso.

Insomma, non era facile, con i conventi in parte da costruire e in parte da ristrutturare, con pochi religiosi, ancora in maggioranza spagnoli, anche se i sardi cominciavano a crescere di numero. Il governo centrale dell'Ordine aveva ben presente la situazione, e infatti aveva decretato per la Sardegna lo status di Vicariato, non più di Provincia, con il superiore maggiore direttamente nominato da Roma e con un'attenzione sempre vigile negli affari interni dei conventi; il superiore generale si preoccupava anche di inviare quanti religiosi fosse possibile da altre province, così da ovviare alla carenza di personale.

Per comodità di trattazione e per avere uno sguardo d'insieme di questo secolo, si può dire che nella prima parte di esso gli agostiniani organizzarono la propria presenza in Sardegna, con conventi, chiese, attività religiose, etc.: la provincia infatti non crebbe più oltre i risultati ottenuti fin verso il 1650. Nella seconda metà del XVII sec. i religiosi toccarono il massimo della loro espansione nel territorio sardo e non riuscirono mai più a raggiungere i livelli di sviluppo di questo periodo. Nel mezzo, attorno al 1654-55, una grave pestilenza fa come da spartiacque tra la prima e la seconda parte del secolo, riduce drasticamente il numero dei religiosi, ma poi verrà la ripresa e continuerà il trend positivo della crescita della provincia. Gli inizi dunque furono difficili, ma ciò riguardava tutta la Sardegna, tanto che a cavallo tra il Cinque e il Seicento la S. Sede si vide costretta ad inviare un visitatore apostolico per accertarsi della situazione e per prendere gli opportuni provvedimenti disciplinari: "Coll'andare degli anni, essendo scadute assai in quest'isola le monastiche discipline, quel pontefice (Clemente VIII, nda), coll'intendimento di farle rifiorire secondo le rispettive regole, inviava D. Clemente di Napoli, monaco benedettino, ed Antonio Marzen minore osservante, colla qualificazione di visitatore dei regolari di Sardegna, onde indagassero dove stavano i disordini, e li correggessero con analoghe ordinazioni. Nel redire a Roma da così onorevole missione presentarono l'idea dei convenienti decreti di riforma. Il papa poi nel sancirli ne raccomandò la piena esecuzione all'arcivescovo Lasso Sedefìo con lettere amplissime [1]

Nell'Archivio Storico della Curia Generalizia Agostiniana è conservata la relazione prodotta da Fr. Antonio Marzen con i provvedimenti adottati per gli agostiniani sardi: se ne ricava un sufficiente quadro della situazione della provincia al momento e si apprendono informazioni di una certa importanza sui conventi e sui religiosi. Proprio per queste ragioni, riporto qui di seguito la parte in lingua volgare della relazione redatta nel 1601: "Constitutioni et decreti Apostolici da osservarsi dalli Padri di Santo Augustino fatti per frat'Antonio Marzen Visitatore Apostolico delli Regulari del Regno di Sardegna approvati dalli Reverendissimi prelati della Visita Apostolica de ordine de Nostro Signore Clemente VIII"

 

Dell'oratio et culto divino.

1. Il Matutino se dirà nel Convento di Cagliari de Sancta Croce di settembre per sino a Sancta Croce di Maggio a mezza notte, l'altri tempi si dirà la mattina tra le quattro et le cinque, cantando al modo di Sardegna, et finito il Matutino si farà mezz'ora di Horatione. In tutti l'altri conventi per stare scomodati si dirà alla prima notte non lassando giamai la mezz'hora di Horatione.

2. Et perché molti Religiosi si lamentano che l'offitio si dice troppo in fretta, si comanda per santa obedientia al Superiore che sia molto vigilante acciò si paghi come si deve al Signore Iddio il suo Santo Servitio.

 

Del celebrare delle Messe et anniversario.

1. Perché ci è stata grandissima negligentia in conservare i libri de' sensali redditi annuali, messe et anniversarij, si vede manifestamente essersi perse assai cose, comandiamo sotto privatione del suo offitio al padre Priore che và ricomposto di quello che si ha perso, et tanto tempo che non ha soddisfatto all'obligo, che il Convento di Callari che li havea, che da qui avanti si dica per questa intenzione ogni settimana un noturno de' Defunti, et una Messa.

2. Delle Messe che si ritrovano scritte e delli Anniversarij si farà un scandaglio, et si vedrà quello che il Convento è obligato giornalmente, et il sagrestano sarà obligato render conto ogni sabato al padre Priore, come quella settimana si sonno dette le Messe dell'oblighi, et l'istesso si farà di quelle devozioni le quali di man in man si sirvaranno in un libro che per questo effetto farà fare il sagrestano et le Messe de Devozione se diranno per ordine come entrano.

3. Si comanda per sancta obedienza sotto pena de escomunicazione late sententie reservata la absolutione al Superiore del Convento che nessun frate possa pigliar danari di Messe ne de gaudij o di qual si voglia altra cosa, nella chiesa o fuor di essa, anco che sia poca quantità; nelle dette pene incorraranno li Superiori et Sagrestani se li denari che vanno in comune piglieranno per loro, ma subito li mettaranno nella Cassa del Deposito e quella della Sagristia.

4. Il Superiore che permetterà che le donne mangino dentro della Chiesa di Santo Agostino di Cagliari sia sospeso dal suo officio per un anno, et al sagrestano se li darà una disciplina avanti i frati.

5. Il frate che non sarà confessore sia trovato a parlar con donne nella Chiesa sia carcerato per tre giorni non mangiando altro che pane et Acqua.

 

Delli Novitij.

1. Non potranno riceversi Novitij in tutto il tempo che staranno nel Convento di Sant'Agostino Vecchio [2] per non c'essere Novitiato formato, ne luogo commodo dove possino stare, et quelli che haverranno da esser ricevuti, non haverranno meno che quindici Anni entrati nelli sedici; di sorte che quando abbia finito l'anno della approbatione tenga tempo di Professare conforme al Santo Concilio di Trento, et li Novitij che si riceveranno in Sassari, et Alguier li mandaranno a Cagliari a far l'anno del Novitiato.

2. Da qui avanti non si serviranno di ragazzi nelli Conventi; ma bisognando per alcuna urgentissima necessità servirsi d'alcuno per servire alle messe non li potranno vestire cappuccio ne scapulario, o patientia, et facendo il contrario il Superiore sia ipso facto privato del suo offitio per un Anno.

3. Non riceveranno per nessun tempo alla Religgione Fulgentio Desì, ne Agostino Serico per scandalo che hanno dato quando erano Novitij; et se alcun Superiore farà il contrario sia privato del suo offitio per tre Anni.

4. Bartolomeo Serra che fu professo dell'Ordine, il quale per la sua mala vita è stato scacciato, nessun Superiore della Religgione lo potrà ricevere senza espresso mandato della Santa Sede Apostolica, anzi sonno obligati di avertire ad esso et suo Priore che non può esser promosso alli ordini sagri per essere stato dichiarato infame che né può esser abilitato se per non il papa.

5. Al Superiore della Provincia si comanda sotto privatione del suo offitio per tre anni che non possa ricevere alcun penitenziato di quelli che stanno fuora delo Regno se prima non haveranno finito il tempo della loro Penitentia, ne manco con loro potrà dispensare in cosa alcuna delle Penitentie imposte sotto l'istessa pena.

Della fabrica et casi del Convento Nuovo.

1. Non piglieranno possesso della Chiesa nova et Convento [3] se prima non ne saranno consapevoli il Re Nostro Signore o il Vice Re del Regno, et staranno alli oblighi giusti, et honesti che comandarà sua Maestà Catholica come protettore et Signore che ha fatto fare tutta la fabrica.

2. Le Cappelle non se daranno a' particolari senza il consenso, et parere de tutti i frati del Convento, et sempre saranno preferiti quelli che adesso nella Chiesa vecchia hanno cappelle.

3. Alle fenestre metteranno gelosie che non siano niente curiosi; ne manco che si possino alzare; ma staranno inchiodate acciò non siano visti i frati dalli secolari. Alla parte di S. Leonardo staranno le fenestre alte in maniera che non si possino affacciare li frati, ne esser visti, ne vedere; et se il Superiore della Provincia non metterà questo nostro Decreto in executione, sia sospeso del suo offitio.

 

Della eletione delli Prelati della Provincia.

1. La Provincia di Sardegna non si chiamarà più Provincia ma Vicaria, et starà sogetta inmediatamente al padre Generale et il prelato che presederà in essa sarà chiamato Vicario generale, il quale con li deffinitori della Provincia haverà autorità di far li Priori et altri officiali, et anco tutte le altre cose che appartengono al bon governo delli frati.

2. Il detto Vicario Generale sarà fatto et creato ogni tre Anni dal Padre Reverendissimo et accadendo che per morte di detto Vicario, vacante l'offitio in tal caso sarà costituito in suo luogo il primo Definitore della Provincia, et avendo finito esso Vicario generale il suo offitio et non fosse provvisto il Vicario generale, l'istesso Vicario presederà nella Provincia per fin tanto sia fatta nova provvisione del Padre Reverendissimo.

3. Al Capitolo Generale ogni 6 Anni sarà esso Vicario obbligato andare, al quale per suo viaggio li saranno fatti boni dieci scudi per l'andata et dieci per la tornata, et non più, et all'istesso Vicario se verrà da Terra ferma per il suo passaggio li saranno fatti boni inmediatamente scudi dieci di moneta.

 

Della Colletta del Vicario Generale, generale, et Prior dell'Ordine.

1. Non si darà colletta ne vestiario al detto Vicario generale, ma solo si contentarà di stare alla vita comune, dandoli per la sua visita cavalli; et quello bisognarà, solo non si diano denari, per esser contra la mente del Papa.

2. Al Padre Reverendissimo Generale per la sua Colletta li saranno dati 7 scudi de moneta et due alli asistenti di Italia ogni Anno, et non saranno obligati a pagare altro che nove scudi.

3. Le spese del Capitolo Generale si pagaranno secondo alla possibilità delli Conventi, havendo sempre riguardo che son pochi e poveri.

 

Delle proprietà.

1. Nessun frate di qual si voglia grado, conditione et qualità potrà tenere proprio, come case, vigne, sensali, ne beni immobeli, et se alcun sacerdote di se stesso possederà alcuna cosa delle sopradette li sarà tolta ogni cosa et incorporata al comune, et esso castigato come proprietario.

2. Al Priore del Convento, Sagrestano, ne a quelli che fanno le cerche pecuniarie li sarà dato cosa alcuna, de più che ali altri, si intende de Denari, ma havendo bisogno de scarpe, et altre cose, saranno provisti dal convento conforme alle loro necessità. Né le cerche si affittaranno. Et il suddito che recusarà di obedire; se sarà sacerdote sia privo di voce attiva et passiva per dieci Anni, se profe

sso non sarà promosso alli ordini sagri.

 

Del Vestito et Vita Comune.

1. Poiché la curiosità è aliena dal ben vivere Religioso, si comanda che nessun da qui avanti ancorché sia superiore, si vesti di Raseio [4] o panni fini; et se alcun sarà trovato vestito, con questo nostro decreto sia privo delli Panni et di voce attiva et passiva per dieci Anni.

2. Et perché l'abuso di portare giubon rossi di grana, et lino et bottoni di seta, stivaletti molto politi, et altre cose con la regola contrarie, si comanda che subbito questo nostro decreto sarà venuto a loro notizia, si levi via ogni cosa et vadino come figlioli di un tanto Santo padre.

3. Per constitutione sono obligati a diggiunare da ogni santi per sino alla Pasqua della Natività di Nostro Signore. Essendo che non sta alcun Convento dell'Isola in osservantia scusandosi con l'intemperie dell'aria, si comanda sotto Privatione del suo offitio al Padre Vicario generale et alli Priori che almen diggiunino dalla prima domenica dell'advento sin al Natale, con il rigore che si diggiuna la quadragesima maggiore.

4. Il frate che sarà trovato mangiare dentro della cella in compagnia di altri, le sia imposto penitentia che non scappi fuora della cella per quindici giorni.

5. Il Superiore che permetterà che mangin secolari in Refettorio al tempo che mangia la comunità, se già non fuori alcun Prelato o offitiale del Re, sia sospeso dal suo offitio per 6 mesi et se bisognarà che alcun habbia da mangiare in Refettorio, per non esserci foresteria o Hospitaria, in tal caso sia avanti o dopo la communità.

6. Non si permettarà che in Refettorio servino Ragazzi, ne secolari, perché è contra el Decoro e vivere Religgioso.

7. Nessun frate permettarà che secolare alcuno dorma nel suo letto.

8. I frati, conforme alla Constitutione, dormiranno con la forma del habito vestiti, et si guardino li frati andar senza cappuccio o scappulario per indormentarsi.

 

Delli Conventi di Scolca e Pozzo Maggiore.

Per star il Convento di Scolca male in ordine assieme con quello di Santo Girolamo di Pozzo Maggiore si comanda, conforme al comandamento di Nostro Signore Clemente VIII, che la chiesa si disfaccia et la robba et beni di detti Conventi si applichino al Convento di Santo Agostino di Alguier et di Sant'Agostino di Sassari dell'istesso Ordine et la Chiesa del Convento di Scolca sia resa all'ordinario, et una vigna sia incorporata al convento di San Gimigliano di Samassi; et l'altre cose che in detto convento vi si trovaranno saranno consegnate al Convento di Santo Agostino di Callari. Ancor che la volontà nostra sia che si guardi in questi decreti, non per questo restin disobligati a osservare quelli della Religgione et in particolare quelli che saranno confermati dalla Sedia Apostolica, et acciò non possino allegarsi ignorantia, si comanda che ogni mese si leggin una volta sotto pena alli Superiori di privatione del suo offitio. Dato in Roma.

 

Frater ANTONIUS MARZEN Visitator Apostolicus [5]

Questo documento riesce a fornirci un'idea abbastanza chiara della situazione della provincia agli inizi del Seicento e fa il punto su alcune notizie chiave. Lo rivediamo, commentando quegli aspetti che appaiono più significativi. A proposito della preghiera e del culto divino non ci sono particolari indicazioni, se non la solita lamentela che i frati, a volte, recitavano l'ufficio distrattamente o troppo in fretta; interessante, invece, la nota secondo la quale i religiosi dovevano pregare con il salterio "cantando al modo di Sardegna", in un modo evidentemente diverso dal resto d'Italia, ma impossibile da precisare meglio. Paradigmatico appare poi il rigore con cui si regolamentava la celebrazione delle messe e la loro applicazione, al fine di evitare incresciosi abusi con le offerte, segno anche della grande attenzione che si aveva nei riguardi della materia.

Interessante, inoltre, il divieto imposto ai religiosi del convento di S. Agostino di Cagliari di consentire alle donne di mangiare all'interno della chiesa. Si trattava della chiesa dove si venerava il luogo della sepoltura di S. Agostino e non si può fare a meno di riandare col pensiero al passo delle Confessioni (lib. VI, 2.2), dove il Santo ci racconta della madre che, sebbene cristiana, conservava ancora l'uso pagano di mangiare sulla tomba dei propri defunti, secondo l'antico uso delle cosiddette "parentalia", anche se certamente con diverso significato rispetto al paganesimo. Di una certa rilevanza appaiono i provvedimenti presi nel delicato settore della formazione, quando, a proposito dei novizi, si stabilisce che non potranno più essere accolti in S. Agostino vecchio di Cagliari, dal momento che il convento era stato in parte demolito ed era pertanto inadatto ad ospitare la casa di formazione. Nonostante ciò, si ordina di far affluire a Cagliari i novizi dei conventi di Sassari e di Alghero, ma lo si comanda in previsione dell'apertura del nuovo, più capiente ed ospitale convento di S. Leonardo, che da qui in poi diventerà la casa centrale della Provincia e il luogo privilegiato per la formazione dei futuri religiosi. Del fatto che la Provincia non era più tale, ma che le veniva riconosciuto lo status di Vicaria s'è già detto; l'unica nota da porre in evidenza è quella secondo cui il Vicario poteva non essere necessariamente sardo, ma provenire da fuori provincia, dall'Italia o dalla Spagna, secondo il tenore dell'espressione "se verrà da Terra ferma", che sta ad indicare appunto un'eventualità del genere. Un'altra importante informazione si deduce dal paragrafo relativo ai superiori maggiori, e cioè che la Sardegna, in quanto circoscrizione dell'Ordine Agostiniano, doveva pagare la "colletta" al padre assistente generale per le province italiane, segno che il governo centrale degli Agostiniani riteneva l'isola rientrante nell'orbita geografica, storica e culturale italiana, per quanto fosse al momento dominio spagnolo.

Le altre notizie ed i ragguagli che indirettamente ci vengono forniti sui modi e il tenore della vita religiosa degli agostiniani sardi non sono poi tanto diverse da quelle di altre parti d'Italia; più interessanti appaiono le informazioni sui conventi di Scolca e di Pozzomaggiore: entrambi vengono chiusi perché sono "male in ordine", ossia non idonei alla vita religiosa ma, mentre il convento di Scolca verrà chiuso definitivamente, quello di Pozzomaggiore verrà riaperto e la chiesa dedicata a S. Antonio Abate anziché a S. Girolamo. Da ultimo, ma non per importanza, è opportuno notare come tutta la relazione del visitatore apostolico raccomandi ai religiosi agostiniani l'osservanza di norme, decreti e comandi che sono riflesso immediato dello spirito e della lettera della Regola di S. Agostino, il che può sembrare scontato oggi, ma non così ovvio al tempo della Controriforma. Ad uno sguardo complessivo, non sfugge lo stato di disagio e di precarietà della provincia, ma neanche il fatto che essa è in cammino verso una più solida e sicura affermazione. Del resto, come già osservato, è la Sardegna nel suo complesso che versa in una situazione di difficoltà per quel che concerne gli ordini religiosi e monastici. Ad una crescita sul piano numerico di conventi, di religiosi e di beni immobili non faceva riscontro un uguale progresso in termini di vita religiosa, di azione pastorale e di crescita culturale. Le migliori testimonianze per capire qual era la situazione reale restano le missive che i superiori inviavano a Roma al governo centrale dell'Ordine, come questa del 1603, di appena due anni dopo la visita apostolica: "Quattro volte ho scritto a Vostra Paternità Reverendissima con questa, non so se le havete havute, sto fuor del mondo, né posso aver una lettera, per scrivere e mandarla quando voglio (....). Nella prima scrivevo a cargo della mia gionta, come haveva mutato il prior di Cagliari fra Fabiano, et anco fra Gavino che era sacristano per ordine di mons. Arcivescovo per la loro mala vita (...).

La seconda lettera scritta alli 12 di gennaro, che alli sette ritornai dalla visita dandogli raguaglio come haveva trovati li conventi, se conventi si possono chiamare, disfatti, et in particolare quello di Sassari, che è impoverito e di robba e di honore per il mal vivere dei frati ..." [6]. La lettera del padre vicario provinciale prosegue su questo tono ed è abbastanza eloquente già dalle prime battute; stupisce in modo particolare il forte senso di isolamento e la precarietà delle comunicazioni: da gennaio al 22 marzo, giorno della data della missiva, il superiore sardo non era ancora riuscito a mettersi in contatto con il priore generale a Roma. Comunque, nonostante tutte le difficoltà, la provincia crebbe e nel 1649 raggiunse il massimo del suo sviluppo quanto a numero di case religiose; consistente anche il numero dei frati, che crebbe maggiormente nella seconda metà del secolo. Da una lettera del priore di S. Leonardo di Cagliari, P. Gabriele Fruscillo, inviata a Roma il 26 ott. 1651, si ricava un quadro, seppur approssimativo, della situazione. Il testo è in lingua spagnola, come del resto la maggior parte degli atti ufficiali in quel periodo: "Tambien dava, i doi con esta aviso de que en todo los ocho Conventos de esta Provincia de Serdeña todos los religiosos que vivimos en ella tanto sacerdotes como profesos Laygos forasteros, y novicios todos juntos somos poco mas de sinquenta a causa que nuestros sacerdotes casi los demas van vagabundeando por essos Conventos de Italia, y otros en España a los estudios. Tall que este convento de Caller que solia vivir quarenta religiosos hoy no viven mas de veinte, y seis con los novicios y dos profesos que ay ..." [7]. Quindi, negli otto conventi della provincia vivevano poco più di 50 religiosi, ma erano molti di più, dal momento che si afferma che quasi la maggior parte dei sacerdoti sardi "vagabondava", per usare la stessa espressione dello scrivente, nei conventi della penisola italiana. Certo è quanto mai significativa questa vicinanza con il resto d'Italia, ma i giovani venivano inviati a studiare e a formarsi in Spagna, che restava pertanto modello culturale e linguistico di riferimento. Qualche anno dopo la lettera del priore di Cagliari sopra citata, un altro evento di rilevante portata segnò la vita dell'isola: una grave pestilenza che colpì progressivamente tutto il territorio della regione, partendo da Alghero a metà del 1652 per arrivare a Cagliari nel 1655. Si trattò di una vera e propria strage, un'epidemia che solo nel capoluogo, ad es., ridusse la popolazione di circa il 50%, da 20.000 a 10.000 abitanti. Non si riuscì a circoscrivere la diffusione della peste, come invece era avvenuto nella precedente del 1582, e l'intera isola venne funestata dal flagello che, preceduto da una carestia e accompagnato dalle gravose tassazioni spagnole, mise letteralmente in ginocchio la Sardegna.

La malattia aveva imperversato dapprima in Alghero, per poi diffondersi a Sassari, giungere nel 1653 a Samassi ed infine nel 1655 a Cagliari: un percorso che colpiva proprio i centri dove gli agostiniani avevano la loro presenza. L'eco di questa situazione risuona di continuo nella corrispondenza tra il padre provinciale e Roma: "…en toda la Provincia solamente nos hallamos veinte y sinco sacerdotes, y poco menos hermanos profesos, que la peste ha muerto de las tres partes, las dos; del difini­torio solamente nos hallamos seis, y todos los che podian suplir han muerto, y por tanto es menester nombrarlos nuevamente" [8]. La lettera è del 10 ottobre 1653 e porta la firma del superiore del momento, P. Miguel Dela Rossa, che solo due giorni dopo inviava alla Curia generalizia una nuova informativa, chiarendo meglio i numeri: "...en toda la Provincia solamente nos hallamos 25 sacerdotes y 20 profesos ..." [9]. La peste, rimasta famosa perché ad essa si deve l'istituzione in Cagliari della solenne festa di S. Efisio "martiri gloriosu, protettori poderosu", cessò definitivamente nel 1656, ma già verso la fine del 1654 il P. Dela Rossa relazionava a Roma che: "…en la Provincia se gosa salud, à Dios gracias, y se vive religiosamente los pocos que avemos quedado ..." [10]. La pestilenza segnò soltanto una battuta d'arresto nella crescita e nell'affermazione dell'Ordine in Sardegna: non passarono molti anni che la situazione era di nuovo migliorata, anche rispetto al periodo precedente l'epidemia. Nel 1679, ad es., i religiosi avevano toccato il numero di 91 unità, tra i più alti che mai raggiunse la provincia. Il documento che attesta questa ripresa riguarda la formazione delle famiglie religiose, messa a punto a Roma durante il Capitolo Generale del 1679:

 

Fuori - Dispositio Familiarum Fratrum Conventuum Provinciae Sardiniae Ordinis Eremitarum Sancti Patris Nostri Augustini facta Comitijs in Generalibus undecimo Kalendas Maias. MDCLXXIX.

 

Dentro - Nomina familiarum Conventuum Provinciae Sardiniae, Ordinis Eremitarum Sancti Patris Nostri Augustini.

 

1. Familia Regalis Civitatis Caralis.

1. Rev.dus P. Luciferus Bellisay, Prior.

2. Adm. Rev.dus P. Mag. Fr. Franciscus Posulus, Provincialis absolutus.

3. Adm. Rev.dus P. Mag. Fr. Michael de Foscaldi.

4. Rev.dus P. Fr. Adeodatus Sedda, Deffinitor.

5. Rev.dus P. Pre.tus Fr. Nicolaus Orru, Deffinitor.

6. Rev.dus P. Fr. Augustinus Ormigas, Deffinitor.

7. Rev.dus P. Pre.tus Fr. Franciscus Torner, Secretarius.

8. Ven. P. Fr. Augustinus Compan.

9. Ven. P. Fr. Franciscus Sequi, Subprior.

10. Ven. P. Fr. Joannes Maria Medda, Procurator

11. Ven. P. Fr. Salvator Peis.

12. Ven. P. Fr. Thomas Cordella.

13. Ven. P. Fr. Thomas Bellon, Noviciorum Magister.

14. Ven. P. Fr. Julianus de Rios.

15. Ven. P. Fr. Fulgentius Macuci.

16. Ven. P. Fr. Antonius de Aragò.

17. Ven. P. Fr. Thomas de Fuscaldi.

18. Ven. P. Fr. Nicolaus Oteri, Procurator Opidorum.

19. Ven. P. Fr. Joannes de Saavedra Hispanicus.

 

Professi:

1. Fr. Philippus de Fuscaldi.

2. Fr. Franciscus Angelus Cucuru, subdiaconus.

3. Fr. Augustinus Comina, subdiaconus.

4. Fr. Franciscus Marongiu, subdiaconus.

5. Fr. Joannes Maria Manca, subdiaconus.

6. Fr. Leonardus Medas.

7. Fr. Anthiocus Porcheddu.

 

Novicij:

1. Fr. Felix Marcheddu.

2. Fr. Joannes Bauptista.

3. Joannes.

 

Laici e Conversi:

1. Fr. Petrus Martis.

2. Fr. Nicolaus Cossu.

3. Fr. Antonius Argiolas.

4. Fr. Sisinnius Piras.

5. Fr. Salvator Casu.

6. Fr. Hieronimus Ramirez.

7. Fr. Josephus Corriga.

8. Fr. Ambrosius Perra.

9. Fr. Alipius Concas.

 

Vagi et profugi:

1. Rev.dus P. Pre.tus Pinna, primus Deffinitor.

2. Ven. P. Fr. Augustinus Saba.

3. Fr. Franciscus Escano.

4. Fr. Joannes Bauptista Sulis.

 

2. Familia Conventus Civitatis Sassarensis

1. Rev.dus P. Fr. Laurentius Maninquedda, Prior.

2. Adm. Rev.dus P. Fr. Mag. Gregorius Deliperi, olim Provincialis absolutus.

3. Rev.dus P. Pre.tus Gabriel Sotgiu, Visitator.

4. Ven. P. Fr. Angelus Solinas, Procurator et Subprior.

5. Ven. P. Fr. Thomas Sisco.

6. Ven. P. Fr. Thomas Puerqui.

 

Professi:

1. Fr. Augustinus.

2. Fr. Michael Delogu.

3. Fr. Franciscus Delogu.

4. Fr. Franciscus Sotgiu.

 

Conversi:

1. Fr. Gavinus Sisco.

 

3. Familia Alguerensis Civitatis

1. Rev.dus P. Fr. Petrus Marchi, Prior.

2. Ven. P. Fr. Michael Vila, Subprior et Procurator.

3. Ven. P. Fr. Nicolaus Mura.

4. Ven. P. Fr. Thomas Dessì.

5. Ven. P. Fr. Thomas Floris.

 

Professi:

1. Fr. Joannes Bauptista Lupini.

2. Fr. Augustinus Sequi.

3. Fr. Didacus Contini.

 

Conversi:

1. Fr. Anthiocus Usay.

 

4. Familia Conventus Sancti Geminiani Oppidi Samassensis.

1. Rev.dus P. Pre.tus Fr. Ildefonsus Zaray, Prior. [11]

2. Rev.dus P. Fr. Fulgentius Sullas, Visitator.

3. Ven. P. Fr. Anthiocus Melis.

4. Ven. P. Fr. Geminianus Aquias, Subprior et Procurator.

5. Ven. P. Fr. Joannes Bauptista Concas.

6. Ven. P. Fr. Augustinus Olano.

7. Ven. P. Fr. Laurentius Dessì.

 

Conversi:

1. Fr. Antonius Figus.

2. Fr. Josephus Onnis.

3. Fr. Petrus Manunta.

 

5. Familia Cenobij Divi Antonij Abbatis Putzumaiorensis

1. Rev.dus P. Fr. Joannes Bauptista Delussu, Prior.

2. Ven. P. Fr. Petrus Brundu.

3. Ven. P. Fr. Augustinus Tronchi, Parochus oppidi Semestini.

4. Ven. P. Fr. Antonius Pitalis.

5. Ven. P. Fr. Ambrosius Alguer Maioriquensis.

 

Conversi:

1. Fr. Leonardo Camboni.

2. Fr. Andreas N.

 

6. Familia Cenobij Divi Antonij Abbatis Tortoliensis

1. Rev.dus P. Fr. Josephus Melis, Prior.

2. Ven. P. Bacc. Fr. Franciscus Usay.

3. Ven. P. Fr. Didacus Masala.

4. Ven. P. Fr. Laurentius Piga.

5. Fr. Gabriel Murtas, subdiaconus.

7. Familia Conventus Sanctae Virginis Mariae Itriae, oppidi Iliorariensis

1. Rev.dus P. Fr. Salvator della Justa, Prior.

 

Conversi:

1. Fr. Joannes Molaria.

2. Fr. Stephanus Sassarensis.

8. Familia Conventus Sancti Patris Nostri Augustini extra moenia Civitatis Calaris

1. Rev.dus P. Fr. Franciscus Matta, Prior.

2. Ven. P. Fr. Franciscus Bellisay.

3. Ven. P. Fr. Luxorius Ledda.

 

Professi:

1. Fr. Didacus Marchiano. [12]

 

I conventi della provincia erano dunque al massimo della capienza e nei secoli seguenti non raggiungeranno mai più un così alto numero di religiosi. Da notare come siano presenti anche religiosi spagnoli, nonché qualche altro frate spedito nell'isola per motivi disciplinari da altre province. Dello stesso anno 1679 è la pubblicazione dell'opera di P. Augustin Lubin, Orbis Augustinianus, sive Conventuum Ordinis Eremitarum Sancti Augustini Chorographica et Topographica descriptio, Parisiis, apud Petrum Baudovyn. In questo testo, com'è noto, vengono riportate le cartine topografiche dei luoghi in cui è presente l'Ordine Agostiniano, unitamente all'indicazione dei conventi. Ebbene, nella cartina riguardante la Sardegna, il Lubin presenta dieci conventi, gli 8 del documento sopra trascritto più altri due: un convento "Ecclesiensis" (Iglesias) e un altro "Galurianus" (Gallurano). Come già rilevato nell'intervento pubblicato in Analecta Augustiniana, vol. LXII, a pag. 374, si tratta di un errore: i due conventi non appartenevano all'Ordine Agostiniano, ma all'Ordine Ospedaliero di Santo Spirito, che seguiva la Regola di S. Agostino. Di qui la confusione, che ha ingannato molti e anche membri dello stesso Ordine. Del resto, il documento originale del 1679 sulla disposizione delle famiglie religiose, scritto durante il Capitolo Generale e nel Convento Generalizio di S. Agostino in Roma, fuga ogni dubbio. Un ultimo intervento, a proposito degli studi e della preparazione culturale dei religiosi in questo secolo. Nell'isola non vi erano grandi possibilità in proposito, anche se dal 1626 era stata aperta l'Università di Cagliari, dove si insegnavano teologia, giurisprudenza, medicina e filosofia [13]. I frati agostiniani, come da antica tradizione, furono tra i primi e più assidui frequentatori dello studio cagliaritano, in qualità di studenti, ma ancor più di professori, come ci ricorda il Sorgia: "Ed è pure da aggiungere come alcuni eremitani di S. Leonardo abbiano prestato la loro opera anche nel campo dell'istruzione superiore. Infatti, fin dal primo momento in cui ebbe inizio l'attività dello Studio Generale cagliaritano, anche un agostiniano fu chiamato a far parte del corpo docente della Facoltà di Filosofia ed arti: il padre maestro Pedro Jamarit" [14].

Gli agostiniani, tuttavia, preferirono continuare ad inviare i propri studenti in Spagna, considerati i legami politici e i legami derivanti dall'essere stata la provincia sarda una fondazione spagnola. I centri universitari frequentati dai frati sardi furono senza dubbio lo studium di Valenza e quello di Barcellona. Non si hanno notizie più dettagliate circa la effettiva preparazione dei religiosi e la loro levatura culturale; il problema non erano gli studi, ma il periodo seguente, quando tornati in Sardegna essi non potevano contare su sostegni culturali solidi e su strumenti di formazione permanente. Non si va molto lontano se si applicano anche agli agostiniani le informazioni del Martini sulla preparazione dei religiosi sardi nel Seicento. Lo scritto dello storico è minato dal pregiudizio, tipico del suo tempo, che riteneva apprezzabili solo i religiosi dediti ad una qualche attività di utilità sociale; ma, a parte questo e la visione impietosa che ne consegue, l'insieme del resoconto storico può ritenersi attendibile e non concede alternative, né scuse ad un clero tutt'altro che amante degli studi. Le conseguenze di una situazione simile si possono immaginare, con elementi di forte detrimento, soprattutto a carico dell'azione pastorale e della disciplina interna ai conventi.

 

 

 

 

Note

 

(1) - MARTINI Pietro, Storia ecclesiastica di Sardegna, Stamperia Reale, Cagliari 1840, vol. II, lib. VII, p. 293.

(2) - Si tratta del primo convento aperto in Cagliari nel 1491, nei pressi di quella che si credeva fosse stata la sepoltura del Santo. Il secondo convento di S. Leonardo, detto anche di S. Agostino nuovo, verrà inaugurato proprio dopo la visita apostolica; se ne parla più avanti in questa stessa relazione.

(3) - Come già accennato in precedenza, si tratta del nuovo convento cagliaritano di S. Leonardo, evidentemente ancora non inaugurato: ciò avverrà, presumibilmente, non molto tempo dopo la presente visita apostolica.

(4) - Intendi: raso. 

(5) - AGA (Archivio Generale Agostiniano Roma). Aa. 8, Notitiae Provinciae Sardiniae, cc. 3-8v.

(6) - AGA, Aa. 8, Notitiae, cit., c. 21.

(7) - AGA, Aa. 8, Notitiae..., cit., c. 80v.

(8) - Ibidem, c. 18.

(9) - Ibidern, e. 14.

(10) - Ibidem, e. 16.

(11) - Lo stesso era anche Priore Provinciale.

(12) - AGA, Aa. 8, Notitiae..., cit.. cc. 172-174v. 

(13) - J. ARCE, España en Cerdeña, Madrid 1960, pp. 322-23.

(14) - SORGIA G., Gli Agostiniani in Sardegna in epoca moderna, in "Studi Sardi", vol. XXIX, (1990-91), Ed. Gallizzi, Sassari, 1991, pp. 523-24.