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La Provincia agostiniana di Sardegna

Agostino consegna la sua regola: tela conservata a Cagliari

Agostino consegna la Regola ai suoi monaci.

 

 

LA PROVINCIA AGOSTINIANA DI SARDEGNA DAL XVII AL XIX SECOLO: CENNI STORICI

di Lino Neccia

da Analecta Augustiniana, LXIV (2001), pp. 179-268

 

 

 

 

IL SECOLO XIX: GLI ULTIMI TEMPI DELLA PRESENZA AGOSTINIANA IN SARDEGNA

Come già accennato, la Sardegna non subì particolari contraccolpi dalle vicende del periodo, anzi, proprio perché risparmiata da quelle vicissitudini, poté permettersi di aiutare i conventi italiani dei diversi ordini religiosi, inviando più frati possibile per aiutare la ripresa della vita religiosa nel continente. Ci fu anche un certo incremento delle vocazioni , come ci ricorda il Filia: "Nonostante i freni del regalismo ... un'efflorescenza di vocazioni tra il 1800 e il 1806, mise in grado i regolari sardi di contribuire, durante gli anni della restaurazione (1814-21) alla rinascita e al governo dei propri istituti religiosi nel continente italiano.., l'agostiniano P. Patrizio Merello fu nominato segretario generale del suo ordine" [1].  

In margine a ciò, alcuni agostiniani sardi si trasferirono nei conventi della penisola, soprattutto in quelli della Provincia Romana. Tuttavia, nonostante questo buon inizio di secolo, la situazione non si mantenne così positiva, se continuarono le visite apostoliche inviate da Roma, in accordo con il governo di Torino, allo scopo di reprimere gli abusi, gli scandali e il cosiddetto "rilassamento" della vita religiosa: "Il 21 aprile 1826 Leone XII nominò Delegato Apostolico l'arcivescovo di Urbino Ignazio Ranaldi e convisitatori Alessandro da Rossiglione dei Minori Osservanti, Tommaso Pellini dei Domenicani e Giuseppe Bisleti, canonico di San Giovanni in Laterano come segretario".

Le febbri malariche mieterono tre vittime tra quella Commissione: l'8 dicembre 1826 morì Alessandro da Rossiglione, il 2 gennaio 1827 Ignazio Ranaldi e il seguente 21 gennaio il ventottenne Giuseppe Bisleti. Nonostante questi tre eventi luttuosi, la relazione inviata a Roma è assai severa sulla situazione dei regolari nell'isola. Solo i Gesuiti vengono salvati per lo zelo e per l'intelligente presenza sociale che svolgono in Cagliari e in Sassari. I capi di accusa sono rivolti soprattutto contro i religiosi anziani: "è per la loro ambizione che si contendono il primato e i gradi inferiori che a quelli conducono; per la loro ambizione da più e più anni sono scissi in partiti".

Le cause profonde, secondo la relazione, sono le seguenti: ovunque vengono ammessi alla vestizione e alla professione solenne soggetti privi di vero spirito religioso; negli studentati gli studi sono in generale decadimento; nelle comunità la disciplina è rilassata e gli abusi contro la povertà sono palesi a tutti. (...) Le proposte che la relazione Ranaldi presenta a Roma sono le seguenti:

a) facoltà esclusiva al Visitatore di concedere le secolarizzazioni richieste, con espulsione dei cosiddetti "discoli" senza formalità di processi;

b) divieto di passaggio, a chi ne faccia richiesta, dalla vita religiosa a quella del clero secolare;

c) proibizione per uno spazio di dieci anni di convocare i capitoli provinciali per l'elezione del Provinciale e del suo Consiglio (si supplisca nel frattempo con un Vicario Generale, eletto dal Padre Generale, con poteri ben delimitati);

d) stimoli ad un'apertura di mentalità più universale e meno isolana con maggiori contatti con i conventi del continente e con un intelligente interscambio di soggetti: soprattutto i giovani si mandino a studiare nella penisola;

e) ulteriore riduzione dei cosiddetti "conventini", ove risiedono pochi religiosi più attenti al governo dei poderi che alla vita di comunità e che "ordinariamente sono i dilapidatori dei fondi di tali conventi, e ciò che più monta, di scandalosa condotta". (...) Nel dicembre 1828 una nuova delegazione apostolica fu affidata da Leone XII ad Albertino Bellenghi, camaldolese, arcivescovo di Nicosia, il quale aveva come con visitatori il canonico Lorenzo Parigini, il domenicano Tomaso Pellini, l'agostiniano Lorenzo Tardy, il carmelitano Tomaso Nardi, il conventuale Pietro Francesco Muccioli, l'osservante Bernardino Panzacchi e il cappuccino Giuseppe Antonio da Pistoia. Gli storici della Chiesa sarda definiscono questa visita "straordinaria" perché voluta dal Governo e dalla Santa Sede per porre ordine nel "pianeta" regolari in un momento di particolare difficoltà. La relazione inviata a Roma è profonda e accurata. Essa è divisa in due parti: la prima presenta il quadro numerico di tutti i religiosi (...) La seconda parte della relazione denuncia con severità la situazione in cui versa la quasi totalità dei conventi: "ove è in total decadimento l'osservanza e la disciplina regolare, quanto trascurata l'istruzione letteraria della gioventù, quale lo spirito d'ambizione, che dominava specialmente nei graduati, quale l'ignoranza e quali gli scandali, che commettevansi da non pochi individui di varie corporazioni ..." [2].

Il quadro della situazione è quindi chiaro. Tuttavia, se da una parte si voleva la riduzione del numero dei religiosi e dei loro beni, non ci si poteva lamentare se poi si avevano dei "conventini" ingovernabili, dove era impossibile sotto molti aspetti osservare una vita religiosa secondo la Regola e le Costituzioni. L'atteggiamento della S. Sede e del Governo, per quanto giustificati, non potevano rivolgersi ai religiosi solo in termini di ispezioni poliziesche, senza l'abbozzo minimo di un dialogo e di un serio esame delle cause del degrado: insomma, solo i castighi, si sa, non rendono. Tuttavia, questa fu la strada seguita e per gli agostiniani venne il momento di lasciare il convento di S. Agostino di Sassari, il secondo per importanza nella Provincia. Per colpa del comportamento di qualche religioso, poiché il convento, la Chiesa e i relativi beni non presentavano problemi, si decise la soppressione senza appello della casa religiosa e la sua destinazione ad orfanotrofio cittadino; all'erigendo orfanotrofio andarono i beni del convento, mentre la chiesa di S. Agostino e la casa religiosa vennero affidate ai Padri Domenicani. Interessante, a riguardo, la lettera che gli agostiniani di Sassari inviarono al Sovrano nel marzo 1833 per supplicarlo di venire incontro alle loro difficoltà: il documento, infatti, ci fa capire anche quanto fosse ormai "spenta" nell'animo di questi frati la forza della vocazione religiosa: "I sottoscritti religiosi componenti l'attuale comunità dei Padri Agostiniani di Sassari in Sardegna, umilmente inchinati ai piedi del Regio Trono di Vostra Sovrana Real Maestà hanno l'onore di rappresentarle che d'ordine del loro Provinciale sono stati avvertiti di dover lasciare libero il loro Convento nel preciso termine di un mese. Gli ha al medesimo tempo passato l'ubbidienza per altri conventi della Provincia, ma sebbene siano disposti di rassegnarsi a queste superiori provvidenze, pure non lasciano di reclamare alla Clemenza del loro Sovrano, per conseguire un provvedimento necessario alla trista loro situazione. Tutti i Conventi del loro Ordine in Sardegna sono mancanti di mezzi di sussistenza per la rispettiva loro famiglia, più di quello che lo era il Convento di Sassari, alcuni poi sono d'aria insalubre, ed in tal modo nociva, che non si possono abitare che i soli Religiosi nativi del luogo, e gli Esponenti perciò, onde scansare da un canto la penuria e dall'altro il pericolo di soccombere all'inclemenza dei paesi cui saranno destinati, hanno determinato di secolarizzarsi, e di sgravare anche le altre comunità da un peso per loro insopportabile, allo stesso tempo che occorrono all'evidente urgenza in cui si trovano. Non potendo però eseguire il loro disegno senzaché gli sia stata assegnata una pensione annua, colla quale possano supplire al difetto del patrimonio che per tale oggetto si richiede. Essi implorano i Sovrani riguardanti alla Maestà Vostra facendole presente che i beni appartenenti al predetto loro Convento offrono largamente il mezzo di soddisfare a queste sue vedute. Umilmente pertanto supplicano la Somma Bontà e Munificenza di Vostra Sovrana Real Maestà, affinché si degni di lasciare le sue Sovrane provvidenze a chi spetta onde gli venghi fissata la predetta pensione annua e siano quindi in grado di richiedere la loro secolarizzazione, che sarà grazia la più singolare, per la quale formeranno i voti più fervidi al Signore, acciocché lungamente conservi i preziosi giorni di Vostra Maestà e della Reale Famiglia.

Fr. Antonio Maria Ibbadu, Priore

Fr. Patrizio Galibardi

Fr. Giovanni Battista Faedda

Fr. Giuseppe Angelo Sanna

Fr. Tommaso De Rosas

Fr. Filippo Campus. [3]

I religiosi della comunità di Sassari poi, in effetti, non si secolarizzarono: segno che la loro richiesta al Sovrano non ebbe seguito. Li ritroviamo, invece, negli anni seguenti presso gli altri conventi della Provincia, con il continuo assillo di una lite senza fine con l'Azienda Regia per il convento sassarese, allo scopo di ottenere, almeno in parte, la restituzione di quanto loro spettava in termini di beni e di denaro. Interessante, a proposito delle vicende di questi anni, è anche la testimonianza dello storico agostiniano sardo P. Gelasio Floris, testimonianza contemporanea alla stessa visita apostolica Ranaldi-Bellenghi: "Premendo però al Sommo Pontefice l'ultimazione di questa Santa Visita, spedì di nuovo nell'anno 1828 in qualità di Visitatore Apostolico il vescovo di Nicosia Don Albertino Abbate Bellenghi, dell'Ordine Camaldolese, accompagnato come convisitatore dal M. R. P. Maestro Lorenzo Tardì, del nostro Ordine Agostiniano, dal Padre Maestro Pellini dell'Ordine dei Predicatori; dal Padre Maestro Muccioli conventuale, e dei Minori Osservanti l'accompagnò il Padre Maestro Giaccomelli dei riformati. Questi dunque pieni di zelo Appostolico, di sana prudenza, e lunghe religiose vedute seguitarono la santa visita con soddisfazione della Santa Sede, del Nostro Sovrano, non che di tutto il Sardo popolo; e restituirono a qualche

sesto, e buon ordine quanto vi era per l'addietro di scombussolo, ed indisciplinatezza, tanto nel mistico, quanto nell'amministrativo. E con ciò almeno alcune Provincie non soffersero il disonore d'esser abbolite, e soppresse totalmente, come si era deciso nelli atti istruiti dalli antecedenti Visitatori" [4]. Lo stesso P. Floris non era stato tenero allorché espresse un giudizio sullo stato della Provincia sarda e sui suoi confratelli: "Ma se vuol dirsi la verità, tutti questi sei Conventi esistenti, se si riunivano in un sol corpo; a stento se ne formerebbe uno che potesse sostentare religiosamente dieci individui, perché la mala amministrazione ha ridotto i vistosi patrimoni che in addietro avevano, ad una totale ruina. Per cui andò anche in disuso la religiosa pietà, e la vera dottrina Agostiniana; e se, come in altre Epoche, fossero i Sardi religiosi Agostiniani invitati a far fronte a' Monoteliti, come si può vedere in questo tomo a p. 200, certo che nessuno ne avrebbe preso l'impegno, essendo tutti occupati in una vita amorosa, nemica dell'applicazione teologica" [5]. Il timore, quindi, di doversi attendere da un momento all'altro la soppressione dell'Ordine nell'isola, timore che si andava trasformando sempre più in solida certezza, si faceva strada nell'animo dei religiosi e, anziché spronarli a reagire, contribuiva a prostrarli e ad accettare con rassegnazione il corso degli eventi. Le vicende della Provincia proseguirono con altre visite apostoliche, con il costante controllo del governo, con la progressiva diminuzione del numero dei religiosi, con i continui problemi economici. A proposito di questi ultimi, appare emblematico quanto accadeva al convento di Alghero. A seguito di gravi problemi alle strutture del convento e della chiesa, i frati furono costretti momentaneamente ad abbandonarlo, non senza preoccupazione del governo, che, in data 12 marzo 1844, scriveva al vescovo di Alghero di riferire al Provinciale degli Agostiniani l'ordine di inviare i religiosi in altri conventi della provincia, per dare finalmente avvio alle "urgenti riparazioni onde abbisogna (il convento, nda) per sottrarlo allo stato di imminente rovina, e così far cessare gl'inconvenienti e lo scandalo che deriva nel paese dal vedere essi religiosi fuori del proprio convento, sciolti dalla legge del ritiro e dalla vita comune, convivendo con persone del secolo in case private" [6].

Gli ultimi anni prima della soppressione offrono, nel complesso, un'impressione di tristezza, come se ci si attendesse la fine. Tuttavia, l'ultima visita alla provincia, ordinata dal Priore Generale ed eseguita nel 1852 dal Procuratore Generale, il P. Maestro Giuseppe Caiazza, sembrò ridare fiducia ed un certo slancio: si accettarono di nuovo dei novizi, ci si impegnò ad inviare alcuni professi nel continente per la preparazione teologica, si cercò di eliminare gli abusi. Ma ormai era tardi: gli eventi incalzavano, le leggi di soppressione venivano avanzate proprio in quegli anni, e gli agostiniani erano diventati troppo pochi, per quanto più "purificati" al loro interno. Vediamo lo status della Provincia, quale emerge dall'ultimo Capitolo Provinciale ordinario dell'agosto 1853: "In Nomine Domini Nostri Jesu Christi Benedicti. Amen. Anno Nativitatis ejusdem 1853 mense Augusti celebrata fuit Congregatio Capitularis Fratrum Eremitarum S. P. N. Augustini Provinciae Sardiniae in Conventu S. Leonardi Caralis ab Adm. Rev.do P. Bacc. Fr. Simone Sanna dictae Provinciae Priori Provinciali electo, in diem undecimam supradicti mensis indicta, ad quam die praedicta, quae fuit feria quinta post dominicam XII post Pentecosten, duo tantum PP. Difinitores, iuxta dispensationem Rev.mo Patre Priore Generali obtentam, vocem habituri convenere. Postera itaque die, quae erat feria sexta, statim postquam Vesperae fuerunt decantatae, signo campanulae ter dato, Patres omnes in unum capitulariter convenere, alijsque expletis in nostris Constitutionibus prescriptis, Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà Provincialis coram omnibus in Capitulo considentibus, officium suum in manus Provincialis electi humiliter resignavit. Seguenti sabato Missa de Spiritu Sancto solemniter cantata alijsque expletis in nostris Constitutionibus prescriptis ad sonum campanulae ter pulsatae ut moris est Patres omnes iterum capitulariter convenerunt, et emissis vocem non habentibus, electi sunt per ballotulas duo judices causarum nempe Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà Provincialis absolutus et Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis, ambo plenis suffragiis. Qua electione completa sunt per Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinum Podestà primum causarum judicem nomina eorum qui in presenti Congregatione Capitulari vocem habere debebant, scilicet Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Simon Sanna, Provincialis electus, Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà, Provincialis absolutus, Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis, secundus Definitor, Rev. P. Fr. Dominicus Pesce quartus Definitor. Insuper similiter per ballotulas designati sunt duo scrutatores vocum, nempe Adm Rev. P. Bacc. Augustinus Podestà, Provincialis absolutus, et Rev. P. Bacc. Fr. Dominicus Pesce, et ab istis iuramento fidelitatis praestito, et dispensationum facultate a Rev.mo Priore Generali nedum obtenta, sed ultro libenterque nobis elargita utentes ad Difinitorium electionem processum est, atque ab omnibus, servatis servandis, in primum Difinitorem electus fuit Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis tribus suffragiis; in secundum Rev. P. Bacc. Fr. Prosper Perpitoni quattuor suffragiis; in tertium Rev. P. Bacc. Fr. Dominicus Pesce tribus suffragiis; in quartum Rev. P. Lector Fr. Joannes Spiga tribus suffragiis; Rev. P. Bacc. Fr. Michael Mereu habuit duo suffragia, Rev. P. Lector Fr. Aloysius Demontis unum. Decretum Cum Patribus Venerabilis Diffinitorii compertum sit providentissima sapientissimaque esse tam Decreta emanata ab Ill.mo, et Rev.mo Domino Albertino Bellenghi Archiepiscopo Nicosiae Visitatore et Delegato Apostolico super Regulares, quam omnium Capitulorum praecedentia statuta, necnon Decreta ultimae Visitationis habitae mense Iulii anni 1852 a Rev.mo Procuratore Generali Patre Magistro Iosepho Caiazza e mandato Rev.mi Patris Nostri Generalis; idcirco idem Venerabile Diffinitorium decernit, et mandat ad amussim observanda esse huiusmodi decreta, vel utpote Sacrarum nostrarum Constitutionum spiritui consona, vel quia hujus nostrae Provinciae statui ac circumstantiis bene, satisque accomodata dignoscantur ab omnibus hujusce Augustinensis Provinciae alumnis. Reservando solum sibi auctoritatem, et potestatem reformandi, post confirmationem actorum Capitularium, necnon mutandi nonulla, quae in miserrimis hujus Provinciae Coenobiis, vel ob Religiosorum penuriam observari nequent circa regularem disciplinam, vel circa quaestam et sumptus extraordinarios, inconsulto Patre Provinciali, permitti minime possunt sine ulteriori saeculanium scandalo atque graviori coenobiorum detrimento, cum nimis et ultra vires gravata sint aere alieno.

Familiarum dispositiones

Provisio Conventus S. Leonardi Caralis

Rev. P. Bacc. Fr. Dominicus Pesce confirmatus fuit in Priorem omnibus suffragiis, et electus in Examinatorem.

Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis electus fuit in Magistrum Novitiorum, et confirmatus in Examinatorem.

Rev. P. Lector Fr. Ioannes Spiga confirmatus fuit in Suppriorem, et Procuratorem, et electus in Examinatorem.

Ven. P. Fr. Ioannes Facundus Capretta confirmatus in Sacristam.

Ven. P. Fr. Antonius Melis.

Professi

Fr. Fulgentius Cau.

Fr. Patritius Demontis.

Novitius

Fr. Nicolaus Cossu.

Conversi

Fr. Nicolaus Piras.

Fr. Ioannes Spillo.

Fr. Alipius Vacca.

Fr. Ephisius Norfo.

Oblatus

Fr. Thomas Zuddas.

Amoti

Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà ex Provincialis eat Prior Algharien.

Conversus Fr. Augustinus Onnis eat Procurator Algharien.

Locatus

Fr. Antonius Marini.

Provisio Conventus S. Augustini extra moenia

Rev. P. Bacc. Fr. Prosper Perpitoni electus fuit in Priorem omnibus suffragiis, de familia vero in Conventu S. Leonardi Caralis sine praecedentia et cura animarum, sed ad servanda jura dumtaxat, in quo Conventu munere Examinatoris fungetur.

Provisio Conventus S. Sebastiani Alghariensis

Ven. P. Fr. Ioannes Baptista Faedda

Conversus Fr. Antonius Selis.

Oblatus Fr. Petrus Demontis.

Amoti

Rev. P. Bacc. Fr. Maximus Todde eat Prior Tortolien.

Locati

Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà ex Provincialis electus fuit in Priorem omnibus suffragiis.

Conversus Fr. Augustinus Onnis electus fuit in Procuratorem.

Provisio Conventus S. Geminiani Samassensis

Rev. P. Lector Fr. Aloisius Demontis confirmatus fuit in Priorem omnibus suffragiis.

Oblatus Fr. Nicolaus Muscas.

Provisio Conventus S. Antonii Tortoliensis

Rev. P. Bacc. Fr. Michael Mereu.

Conversus Fr. Joseph Augustinus Piu.

Amotus

Oblatus Fr. Antonius Marini eat Caralim.

Locati

Rev. P. Bacc. Fr. Maximus Todde electus fuit in Priorem omnibus suffragiis.

Conversus Fr. Philippus Campus.

Provisio Conventus S. Antonii Puteomajorensis

Rev. P. Bacc. Fr. Aurelius Porrà confirmatus in Priorem omnibus suffragiis.

Conversus Fr. Ioannes Deruda.

Oblati i

Fr. Thomas Derosas.

Fr. Antonius Unali.

Rev. P. Bacc. Fr. Simon Sanna Prior Provincialis elegit sibi in domum Conventum S. Leonardi Caralis. In Provincialis socium, et Provinciae Secretarium electus fuit omnibus suffragiis Rev. P. Lector Fr. Ioannes Spiga.

Haec sunt Reverendissime Pater Congregationis nostrae electiones, et acta pro quorum approbatione et confirmatione ad pedes Paternitatis Vestrae Reverendissimae submisse provolvimur, humillime obsecrantes, ut semper nos prosequatur iisdem favoribus, ac paterni sui amoris affectibus, quibus hactenus prosecuti fuimus. Rogamus interim ut Deus Optimus Maximus Paternitatem Vestram Reverendissimam Eremitico Ordini diu servet incolumen.

Datum in Conventu nostro S. Leonardi Caralis die 23 mensis Augusti anni 1853.

Humillimi, Add.mi, Obs.qmi Servi et Subditi

Fr. Simon Sanna, Prov.lis

Fr. Augustinus Podestà, Prov.lis absolutus

Fr. Gregorius Virdis, primus Diffinitor

Fr. Prosper Perpitoni, secundus Diffinitor

Fr. Dominicus Pesce, tertius Diffinitor

Fr. Ioannes Spiga, quartus Diffinitor

Nos Fr. Ioseph Palermo Romanus, etc. Visis ac serio perpensis Actis Congregationis Capitularis Provinciae nostrae Sardiniae habitae in Conventu S. Leonardi Caralis die 11a et sequentibus elapsi mensis augusti, ordinationes, electiones familiarumque dispositiones in ipsis descriptas hisce nostris litteris nostrique muneris auctoritate, necnon de consilio eorum qui Nobis assistunt approbamus et confirmamus ac eas uti ratas et confirmatas ab omnibus haberi volumus et mandamus. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Datum Romae ex coenobio S. Augustini die 13a septembris 1853.

Fr. Ioseph Palermo Prior Generalis

Mag. Fr. Guilelmus Meschini Ordinis Secretarius [7]

Questo era dunque lo status della Provincia a meno di due anni dalla sua soppressione: 13 sacerdoti, 10 conversi, 5 oblati, due professi chierici ed un novizio: in totale, 31 religiosi. I due professi erano figli del convento di Alghero, come risulta dai libri di spesa di quel convento, e vennero inviati a compiere gli studi teologici nel continente, in ossequio alle ultime direttive imposte dall'alto: entrambi divennero sacerdoti, come pure l'unico ed ultimo novizio della provincia. I frati agostiniani erano diventati perciò davvero pochi, ma la situazione interna era migliorata già alcuni anni prima, come annotava la stessa relazione Ranaldi: "Anche gli Agostiniani, tra cui c'era molta rilassatezza di vita ed indisciplina, hanno dimostrato serio impegno" [8]. Nonostante ciò "il 22 Maggio 1855 il Senato, con 53 voti contro 40, approvava la Legge di soppressione presentata al Parlamento Subalpino il 28 novembre 1854, da Urbano Rattazzi. Cessano di esistere, così l'Articolo, quali Enti Morali riconosciuti dalla Legge Civile, le Case, poste nello Stato, degli Ordini Religiosi, i quali non attendono alla predicazione, all'educazione e alla assistenza degli infermi. Venivano così colpite nell'Isola 43 Case di Ordini Mendicanti ..." [9]. Nelle mie ricerche sono riuscito ad individuare i libri contabili del solo convento di Alghero, dai quali risulta il momento della requisizione a firma del delegato regio: si tratta del mese di luglio dello stesso anno, segno che l'applicazione della legge fu pressoché immediata per i frati agostiniani. I religiosi vennero lasciati quasi soli, protetti più a parole che nei fatti dall'Episcopato Sardo, con le solite difficili comunicazioni con le curie generalizie, etc. Per gli agostiniani non ci fu niente da fare: in un primo tempo riuscirono soltanto ad ottenere la "rettoria" di alcune delle loro chiese, ma persero in una sola volta tutte le case religiose. Tra l'altro, a peggiorare le cose ci si mise anche il colera che, come ricorda il Filia, "ricomparso nell'isola dopo duecento anni circa, sulla fine del 1854 e con maggior violenza nell'agosto e settembre del ‘55, falciava religiosi e preti nell'esercizio della carità" [10]. Ne troviamo notizia sempre nelle carte del convento di Alghero, laddove si annota al 6 ott. 1854 che si fa spesa di "Oglio solo per le lampade di cucina per esserci il permesso di mangiar di grasso per il cholèra" [11]. I religiosi sardi, nel complesso, vennero colti impreparati dalle leggi eversive e non seppero o non furono in grado di porre argini alla situazione: alcuni accettarono la secolarizzazione o il passaggio nelle file del clero diocesano, pochi cercarono di restare in qualche modo uniti e fedeli al proprio Istituto religioso. Per gli agostiniani la Curia generalizia, dopo un iniziale periodo di sconcerto, cercò di salvare il salvabile. C'è un lettera del P. Simone Sanna del 1872 che, rispondendo a precisi quanto imbarazzanti quesiti del Priore Generale, lo informa sulla situazione della Provincia e sulla condizione dei religiosi in quegli anni:

"Fuori: Nota ta de' PP. di Sardegna.

Dentro: 1872 - Conventi e Religiosi

Prov. Sardegna-Genova.

Reverendissimo Padre.

Assente dalla Capitale (Cagliari, nda) per la Predicazione Quaresimale, non ho avuto ricapito della Sua Venerabilissima del l° p. p. Marzo, che il Martedì in Albis. Avrei - come di dovere - riscontrato alla Paternità Vostra Rev.ma appena rimpatriatomi, se fossi stato a giorno del numero de' nostri Religiosi tuttora viventi in questa Provincia; come però nulla di certo ho potuto conoscere da questo Rettore Provinciale P. Gregorio Virdis, mi è convenuto attendere prima risposta dalle diverse persone, cui sonomi diretto nell'interno dell'Isola. Le umilio quindi la desiata nota de' nomi, cognomi, e residenze de' Religiosi quivi esistenti, avendo saputo in seguito alla indagine presa, che due Laici sono già deceduti da guari senzacché tuttora siasi spedita circolare per i suffragi. Solo mi dispenso dal pronunciarmi sul merito ed entità di alcun Sacerdote, sì perché eccettuatine i PP. Virdis, e Pesce mio contemporaneo, gli altri sono tutti posteriori e nel fior degli anni; sì ancora perché tutti sono stati abbandonati, e senza istruzione di sorta. Se ne eccettua il P. Nicola Cossu che avendo percorso la carriera degli studi nel Convento di Giovinazzo, sa un po' di Morale, cui solo ha atteso per motivi di salute. Qualora però la Paternità Vostra Rev.ma volesse saperne meglio, potrebbe dirigersi al Senatore e Commendatore Don Francesco Maria Serra Presidente di questa Corte d'Appello, a' Deputati Cav. Salans, ed Avvocato Gavino Fara tutti e tre ora in Roma, ovvero al Prof. Emerito P. Giorgio Piga, Procuratore Generale de' Minori Osservanti, ed al di lui Segretaro Padre Ex-Provinciale Pistis nel Convento di Ara Coeli. Avrebbe inoltre potuto prevalersi del nuovo Vescovo di Bosa Mons. Eugenio Cano. Tutti i menzionati conoscono bene gl'individui, e l'entità di essi. Io non voglio, né debbo sapere il fine inteso dalla Paternità Vostra Rev. ma nello essiggere da me la nota in parola, non solo, ma quel che più mi ha sorpreso di voler sentire da me qual sia tra i Sacerdoti il più degno. A dirgliela schiettamente, la seconda dimanda mi è sembrata insidiosa; non di meno nel caso piacesse alla Paternità Vostra Rev. ma di provvedere - com'è di necessità - alle cose nostre, io La pregherei caldamente di darmi il permesso di accedere a Roma per soli pochi giorni, tanto da tener un abboccamento con la Paternità Vostra Rev.ma, anche per quiete di mia coscienza, perché vorrei a tutto provvedere in tempo, e rendere l'anima a Dio senza scrupolo di sorta, quando tutto io faccia col consentimento di chi ha in mano la mia volontà. Diversamente si prenderanno de' granchi, e si farà più male. La Paternità Vostra Rev. ma non conosce gl'individui, né le cose nostre, né i nostri bisogni, quindi è d'uopo che venga coscienziosamente informata, anche per quiete di sua coscienza, ed i limiti di una lettera sono abbastanza circoscritti. Si desidera una norma da seguirsi alla cieca e nessuno può darla se non colui che ne regge e governa, né questo può prescriversi alla cieca e senza cognizione delle cose. Non vuole acconsentire, almeno si compiaccia di aprirmi il suo cuore, e si persuada che Sanna nol tradirà, che mai ha tradito alcun Superiore. Oltre ciò i tempi così anormali dissuadono ogni ben pensante, dall'attribuire ad altro fine, fuorché a zelo le pratiche sin qui tenute. Abbiamo tutti un forte timore di un pessimo avvenire, ed ognuno se potesse, vorrebbe uscire anche fuori d'Italia, perché siamo troppo vessati, né si può vivere che stentatamente. Finisco chiedendole compatimento, se mai abbia ecceduto, e raffermandomi col più profondo rispetto. Della Paternità Vostra Rev.ma. Umilissimo ed Obbligatissimo Suddito

P. Fr. r. SIMONE SANNA Agostiniano

Cagliari, 13/04/1872.

 

Nome de' Religiosi      Cognome      Residenza

P. Fr. Gregorio            Virdis            Cagliari Rettore Prov.le

P. Fr. Simone              Sanna          Cagliari

P. Fr. Antonio             Faedda         Sassari

P. Fr. Domenico          Pesce            Sassari

P. Fr. Giovanni            Spiga            Cagliari

P. Fr. Luigi                  Demontis      Samassi

P. Fr. Patrizio              Demontis      Corciano [12]

P. Fr. Nicola                Cossu           Pabillonis

P. Fr. Luigi                  Cau              Sanluri

Fr. Alipio                     Vacca           Cagliari

Fr. Effisio                    Norfo            Cagliari

Fr. Giuseppe              Piu                Pozzomaggiore

Fr. Antonio Luigi        Selis              Usini [13]

 

Dalle residenze dei religiosi si intuisce che forse a Cagliari e a Samassi si continuava ad officiare le chiese agostiniane. I religiosi sardi vennero aggregati, almeno ufficialmente, alla Provincia Ligure che era stata ricostituita, ma ben pochi rimasero legati all'Ordine fino alla fine. Oltre a P. Patrizio Demontis a Corciano, rimasero nell'Ordine i seguenti frati:

1) P. Domenico Pesce. Dal P. Generale Belluomini venne collocato di famiglia nel convento della Consolazione di Genova il 1 febb. 1873. Qui fu anche maestro dei novizi liguri. Morì a Genova, l'11 nov. 1893, all'età di 79 anni.

2) P. Cossu Nicola. Dopo aver peregrinato in diversi conventi italiani, venne inviato dal P. Generale alla Consolazione di Genova (1882?). Insieme a P. Sanna e a P. Cau riceve l'obbedienza di recarsi a Cagliari per rifondare la prima comunità agostiniana dopo la soppressione. Sempre dall'anno 1882 non si hanno più sue notizie.

3) P. Cau Luigi. Arrivato nel 1883 a Genova, venne inviato a Cagliari per dare avvio ad una nuova comunità presso la primitiva chiesa di S. Agostino. Sempre a partire da quell'anno non si hanno più notizie di lui.

4) P. Sanna Simone. Era nato a Pozzomaggiore (SS) e si era laureato in Teologia. Come abbiamo visto, era stato anche l'ultimo Provinciale della Sardegna. Fu il più convinto e tenace assertore della possibilità di ricostituire la presenza agostiniana nella regione.

Inviato dal P. Generale di famiglia a Genova, nel 1880 riuscì a diventare custode della Chiesa di S. Agostino a Cagliari (22/07/1880); l'8 giugno 1886 ebbe la nomina di priore di S. Agostino fuori le mura a Cagliari e di Rettore della chiesa di S. Leonardo. Accanto a sé in comunità aveva, come abbiamo visto, P. Luigi Cau e P. Nicola Cossu. Morì a Cagliari, forse rimasto solo, il 25 luglio 1889. L'ultimo agostiniano sardo, dunque, moriva come custode di quel sepolcro, a motivo del quale, nel 1491, avevano messo piede nell'Isola i suoi primi confratelli, con la grande sofferenza di non vedere nuovi religiosi abbracciare la Regola di S. Agostino in Sardegna e con la consapevolezza che con lui stava terminando ormai una storia plurisecolare.

 

 

 

 

Note

 

(1) - D. FILIA, La Sardegna cristiana, cit., p. 308.

(2) - T. CABIZZOSU, Chiesa e società ..., cit., pp. 139-42. 

(3) - Archivio di Stato di Sassari, Segreteria di Stato, cit.

(4) - FLORIS B. Gelasio, Componimento topografico storico dell'Isola di Sardegna, Biblioteca Universitaria di Cagliari, Ms. S.P.6, BIS 3.7.9 (micr. pos. 219), c. 262-263. 

(5) - FLORIS B. Gelasio, Ibidem, c. 249.

(6) - Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato, cit.

(7) - AGA, Acta Capitularia Italia et Malta, 1821-1901, cc. 569-574.

(8) - T. CABIZZOSU, Chiesa e società ..., p. 143.

(9) - C. DEVILLA, I frati Minori ... cit., p. 135.

(10) - D. FILIA, Lo Sardegna cristiana ..., cit., p. 425.

(11) - Archivio di Stato di Sassari, Agostiniani Alghero, Busta n. 2.

(12) - P. Patrizio Demontis si trovava nel convento agostiniano di Corciano, dove resterà anche dopo la soppressione di quest'ultimo, in qualità di rettore della chiesa, fino alla morte.

(13) - AGA, Ff. 58, Acta Capitularia Italia et Malta, 1821-1901, cc. 593-596.