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La Provincia agostiniana di Sardegna

La chiesa di S. Agostino a Sassari

La chiesa di S. Agostino a Sassari

 

 

LA PROVINCIA AGOSTINIANA DI SARDEGNA DAL XVII AL XIX SECOLO: CENNI STORICI

di Lino Neccia

da Analecta Augustiniana, LXIV (2001), pp. 179-268

 

 

 

 

IL CONVENTO DI S. AGOSTINO DI SASSARI

Il convento di S. Agostino di Sassari rappresenta la seconda fondazione degli Agostiniani Eremitani in Sardegna. Al di là delle datazioni fornite dal Vico, dal Costa, dal Martini e da tutti gli altri storici che non fanno altro che ripetere quanto scritto da quelli, c'è una precisa indicazione cronologica nel registro del priore generale agostiniano, P. Egidio da Viterbo, che fuga ogni dubbio sulla reale data della fondazione religiosa: si tratta, in sintesi, del 1517 e non, come affermato dagli storici di cui sopra, del 1477 o del 1471, oppure ancora del 1480. L'appunto presente nel registro del superiore dell'Ordine è il seguente: "Fratrem Iohanni Xarch facultatem facimus construendi duo pro sua provincia monasteria alterum Valentiae, alterum in Saxari Sardiniae, cum licentia ordinariorum, et obedientia provincialis" (70). I religiosi agostiniani potevano essere presenti in loco anche da qualche anno prima, ma l'autorizzazione ufficiale della fondazione è questa.

 

Il Convento

- Il convento e la chiesa vennero costruiti fuori della città di Sassari, nella zona in cui si trovava la fontana delle "Concie", la zona cioè in cui operavano le botteghe artigiane dei conciatori, una delle attività maggiormente diffuse nella Sassari dell'epoca. Il complesso monastico, infatti, venne costruito sopra una "dragonaia", ossia una fonte di acqua che scorreva sotto il terreno; questo fatto, con il tempo, procurò non pochi fastidi alla costruzione, minacciandola continuamente con l'umidità e rendendone insicura la staticità.

I primi problemi si ebbero già nel 1604, quando la città intervenne con una spesa di lire sarde 100 per la ricostruzione della chiesa che era crollata. Un altro intervento simile venne effettuato, ma questa volta soprattutto per il convento, nel 1613. Vediamo la descrizione del complesso religioso lasciataci dal Vico nel 1639:

De la fundacion del Monasterio de los frailes Agustinos de Sacer. En tercer lugar entra el Monasterio delos frailes de san Agustin, del qual aunque no tenemos entera noticia del año de su fundacion, por aver andado los primeros Padres que le fundaron con poca curiosidad; pero podremos afirmar que su fundacion fue ante de los años mil quatrocientos ochenta, por lo que refiere frai Geronimo Roman en la centuria II desta Religion en los successos deste año 1480, fol. 96, en el capitulo final, que dize assì: En este tiempo hallamos que comencò la Provincia de la Observancia de Sardeña por un padre venerable llamado frai Exarco natural de la ciudad de Lerida, el qual aviendo tomado el habito en Italia (71) pidio licencia para fundar algunos Conventos de Observancia, particularmente para reparar los de Sardeña, la qual le fue concedida de buena voluntad; y porque sus cosas llevassen buen principio le fueron dados los Conventos de la isla de Sardeña, que eran de la Provincia de Lombardia, etc. Y prosigue, diziendo: Al fin fue allà, y los hizo vivir al estilo de la Observancia: y passando adelante en su historia, dize: Que passò a Sicilia, y a las islas Balearias; esto es, Mallorca y Menorca, y fundò muchos Monasterios, y a todos ellos se les da nombre de la Provincia de Sardeña. De lo que dize este Padre se enfiere, que si en estos años de 1480 fue el Padre frai Exarco a Sardeña, y avia Monasterios que eran debaxo la Provincia de Lombardia, y los reduxo a la Observancia, se presupone que ya de antes avia Monasterios, y assi podemos con firmeza assegurar, que este de Sacer es mas antigo de los demas Monasterios que ai en esta Ciudad de las Religiones que adelante se diràn. Es pues la Iglesia deste Convento dedicada al mismo Patriarca S. Agustin, puesto en un lindo sitio a las murallas de la Ciudad; y entre otras ai en ella dos singulares devociones: la una es de la Virgen del Remedio, que corresponde a la Virgen del Socors, que refiere frai Geronimo Roman; y la otra es de nuestra Senora de Itria, donde acude en sus dias muchissimo concurso del pueblo. Tiene este Convento dentro de el una cueva por donde passa un torrente de agua cristalina y saludable, que sale de una parte de la cueva, y se entra por la otra, que dà admirable gusto a los que entran en ella para su recreo, y sirve de alivio y regalo a los Religiosos que viven en este Convento con mucha observancia de su Regla" (72).

Alcune notizie presenti in questo testo del Vico sono davvero di fantasia, come quella secondo la quale esistevano già prima del 1480 dei conventi agostiniani in Sardegna e che si trovavano sotto l'obbedienza della provincia di Lombardia. Probabilmente, ad alimentare tale confusione concorreva la credenza secondo la quale, dal tempo di S. Agostino e di S. Fulgenzio in poi, vi erano sempre state delle comunità religiose agostiniane nell'isola, che vennero quindi riformate e ricondotte all'osservanza; ma, come abbiamo visto (73), le cose stavano diversamente. Altre notizie sugli agostiniani di Sassari si desumono dalle "Noterelle sugli Agostiniani" del Costa, nel suo testo sulla storia di Sassari: "Il 4 luglio 1596 ricorrono alla città, esortandola a nominare un sindaco che attendesse all'amministrazione del convento. Il 12 novembre 1574 il Municipio paga l'elemosina di tres iscudos a Fra Antoni Piquella, Priore de su Monasteriu de S. Austinu per essere i frati poveros y mult lazerjados, et tenent necessidade de remediu (Am.). 1597 (8 maggio) - Strumento col quale si nomina Fr. Giuseppe Cau, Vicario e procuratore del convento di S. Agostino, costructu foras, Cappellano per dire le Messe quotidiane nella Casa Comunale durante l'anno, per Ls. 80, come elemosine. E così trovo nel 1598. Col 6 maggio 1599 P. G. è il sacerdote Nicolau Sanna, agostiniano (Am.). (....). 1686 (15 aprile) - Ignoti ladri entrati in chiesa fecero man bassa sulla custodia degli arredi sacri del Convento di S. Agostino, e per maggior sacrilegio sparsero per l'altare le ostie consacrate..." (74).

Il convento di Sassari divenne secondo, per importanza, nella provincia, al punto che, come abbiamo avuto modo di vedere, fece da centro di riferimento per i conventi del cosiddetto Capo di Sopra della regione. In esso vi furono quasi sempre sia il noviziato che il professorio, come pure un centro di studio per i giovani religiosi. Nei momenti di maggiore sicurezza del convento, la comunità raggiunse un numero di frati oscillante tra i 12 e i 15, fino anche a 20. Molti religiosi turritani furono persone veramente all'altezza per la loro preparazione culturale e per la loro testimonianza religiosa. Vediamo in proposito la nota lasciataci da uno storico sassarese del XVIII sec., il francescano Antonio Sisco:

Convento di Santo Agostino della Città di Sassari.

Questo Convento di Santo Agostino della Città di Sassari, fu fondato dal Venerabile Padre Fr. Giovanni Exarch di nazione spagnolo, figlio del Convento di S. Giovanni di la Carbonara nella Città di Napoli, dove si vestì il Santo Abbito. Questo santo Religioso, stella risplendente della Religione Augustiniana, dopo alcuni anni di Religione, con licenza del suo Padre Reverendissimo Generale, qual era il Reverendissimo Padre Maestro Ambrogio Coriolano, venne in Sardegna per reformare, ed introdurvi la Regolare osservanza, ed allora fu che fundò il Convento di Sassari. Sono queste le parole in linguagio spagnolo: "En el año 1477 fue un Padre Catalano natural de Lerida, llamado fray Exarch, varòn de aprovada Religion, el qual haviendo tomado el habito en Italia, pidio licencia al Padre Maestro Fray Ambrosio Coriolano General de la Orden de San Agustin para fundar algunos Monasterios de Observancia, particularmente para reparar los de Sardeña, que por la antiguidad no tenian muestra de lo passado, lo que le fue concedido de buena voluntad, por verle varòn de tanta Religion, y virtud. Y porque sus cosas llevassen buenos principios le fueron dados los Conventos de la Isla de Sardeña, que eran de la Provincia de Cicilia, donde fundò el Monasterio de la Ciudad de Saser. Fue allà, y tratò las cosas con tanto exemplo, y vyrtud, que les hizo vivir al estilo de la observancia". Il Padre Maestro Fr. Giuseppe Pamphilo Agostiniano, che fu poi vescovo Segnino, nella sua Cronica fol. 90, pag. 1, dell'anzidetto Padre Exarch così parla: Exarcus Hispanus, patria Ilerdensis, vir multum venerabilis vita santimonia, qui in Hispania, non tantum istauravit, sed nova quaedam a fundamentis extruxit. Hinc observantia Sardiniae, etc. Lo stesso dice il Padre Nicolò Crusenio Agostiniano nel suo Monasticon f. 177, par. 3, cap. 30, lin. 47: Tempore huius Generalis (Ambrogio Coriolano) fuit Exarcus quidam Hispanus, qui Neapoli assumpsit Ordinis Habitum, et disciplinam, illam praecipue, quae apud Congregationem Carbonariae, adhuc erat integra, eamque in Sardiniam et Valentinum Regnum perduxit, etc.

E anche nella margine del suo Monasticon già citato, si ritrova: Pater Exarcus Illerdensis Reformator Sardiniae, et Valentiae. Dal sudetto si vede chiaramente che il sudetto Padre Exarco fu Reformatore di quei Conventi che ritrovavansi in Sardegna, ma però fu fondatore del Convento della Città di Sassari, che attualmente esiste sotto l'invocazione di Santo Agostino.

In questo Convento vi sono sempre stati Religiosi, riguardevoli per dotrina e pietà, ed al presente vi sono due lucidissime stelle, che sono il molto Reverendo Padre Nicolò Murru più volte ex Provinciale, ed il Padre Maestro Murtas, ambi Sassaresi, e lustro della Patria, sì nella Scolastica, che nella predicazione, non discorrendo delle virtù religiose, che li vedono più rispettabili. Furono ricavate queste memorie dal libro intitolato Compendio Historial de los Hermitanos del P. San Agustin, compuesto por el M. R. P. Maestro Fray Joseph Massot, pag. 250. y 51. Bisogna che la Chiesa di Santo Agostino nella fundazione di questo Convento fosse diversa da quella che è al presente, poicchè nei rigistri della Città di Sassari, ritrovassi così: Limosina de cien libras que se dà a los Religiosos Agustinos para la fabbrica de su nueva Iglesia, para haver arrojado la que estava. Consejo mayor de 19 febrero 1604" (75).

Si tratta, come si può vedere, di un testo compilato sulla base di altri testi e, in questo senso, non fa altro che aumentare la confusione, soprattutto quando afferma che i conventi sardi erano, questa volta, sotto il governo della Sicilia. Ma non sta qui l'importanza dello scritto, quanto nel lusinghiero giudizio che dà degli agostiniani del tempo. Soprattutto i due religiosi citati erano elementi davvero validi: il P. Murro fu più volte provinciale, consigliere provinciale, reggente degli studi a Cagliari e priore a Sassari, a motivo della sua statura di religioso e di teologo. Il P. Gavino Demurtas, invece, fu conosciuto soprattutto come predicatore. Su di lui ci resta una raccolta di poesie e di cosiddetti "Applausi Poetici" alle sue prediche quaresimali, tenute nella Cattedrale di Sassari in occasione dell'anno santo 1775 (76). Il convento sassarese, come è stato riferito in altra parte del presente studio, venne soppresso per motivi disciplinari nel 1833, a margine della visita apostolica Ranaldi-Bellenghi.

Il convento di S. Domenico dei Padri Domenicani di Sassari venne destinato ad orfanotrofio cittadino, i Padri Domenicani vennero trasferiti nel convento di S. Agostino e i beni dei frati agostiniani furono assegnati all'orfanotrofio. Da questo momento in poi, la storia del convento e della chiesa riguarderà, quindi, i frati predicatori. Ovviamente, né i frati agostiniani, né i frati domenicani accettarono di buon grado le nuove disposizioni e fecero quanto in loro potere per ostacolarne l'esecuzione, ma non ci fu nulla da fare. Una sintesi di questi ultimi eventi occorsi alla fondazione religiosa è contenuta in una copia conforme delle disposizioni dettate dall'Arcivescovo Giovanni Maria Bua, delegato Apostolico per i Regolari di Sardegna, il 3 febbraio 1839:

Noi Don Giovanni Maria Bua per grazia di Dio, e della S. Sede Arcivescovo d'Oristano, vescovo di Santa Giusta nello spirituale e Temporale Amministratore Apostolico della Diocesi di Galtellì-Nuoro, Cavaliere di Gran Croce, Delegato Apostolico per i Regolari di Sardegna.

Allo stabilimento del Conservatorio delle povere donzelle nella Città di Sassari và unita la dismessione dei Religiosi Agostiniani dal Convento che abitavano fuori, ma in vicinanza della stessa città, e la dismessione dei Religiosi Domenicani dal loro convento sito dentro la stessa città, e la loro traslazione al Convento di S. Agostino per stabilirvi l'Orfanatrofio, quali disposizioni sono consignate negli articoli 1, 2 e 3 dei Decreti della Sacra Congregazione sulli Affari Ecclesiastici Straordinari del 4 Dicembre 1831, che sono stati inseriti, e fanno parte del Breve Apostolico del 17 Luglio 1832, e sono del tenore seguente:

1. Dimittendos esse Fratres Eremitas Ordinis Sancti Augustini a cenobio extra civitatem Turritanam posito, eis assignati alio cenobio eiusdem Ordinis in eadem Provincia, in cuius cenobii familia adscripti censeantur pro arbitrio et prudentia Superioris Provincialis.

2. Item dimittendos esse Regulares Ordinis S. Dominici a Cenobio intra eadem Civitatem posito, eosque transferendos esse ad illud extra eamde Civitatem quod prefati fratres Eremitas Ordinis Sancti Augustini relicturi sunt.

3. Cenobium autem sive Domum quam nunc Regulares S. Dominici intra eamdem Civitatem incolunt reservandam esse pro erectione orphanatrophii pauperum puellarum ipsius Civitatis.

Trovatosi indi dalla Sede Apostolica non poter avere effetto lo stabilimento dell'orfanotrofio per difetto di dotazione, onde non venisse ulteriormente dilatata l'apertura dell'orfanotrofio provvidde la stessa Sede Apostolica per mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari con Decreto del 3 Dicembre 1833:

1. che i beni del soppresso Convento di S. Agostino si dovessero aggregare all'orfanotrofio coi pesi seguenti:

2. che dovessero rimanere ai Domenicani i beni che si trovassero espressamente lasciati alla Sacristia della Chiesa del Convento di S. Agostino.

3. che si dessero ai Religiosi agostiniani ossia ai Conventi che riceverebbero i Religiosi dimessi i frutti che si trovassero nel Convento soppresso, dedotte le spese di amministrazione, di colletta e di traslocamento dei Religiosi.

4. che per ciascuno dei Religiosi agostiniani sacerdoti che si fossero trovati di famiglia all'atto della soppressione si pagassero loro vita e stato regolare durante, dai beni dello stesso soppresso Convento scudi Romani sessanta, e cinquanta della stessa moneta per ciascuno dei laici professi, fossero o non fossero nativi di Sassari o figli di qualunque dei conventi dello stesso ordine come porta il tenore del decreto: ad quartum affirmative ad primam partem traditis nempe fructibus existentibus in cenobio, et aliis perceptis hoc anno deductis deducendis juxta formam petitionis. Ad secundam pariter affirmative juxta modum nempe ut singulis Cenobiis quibus adjunguntur Religiosi viri Ordinis S. Augustini dimissi a Cenobio Turritano solvantur quotannis ex redditus ipsius Cenobii scuta sexaginta valore monetae Romanae pro uno quoque viro regulari in Sacris Ordinibus costituto, et scuta quinquaginta pro unoquoque viro solemniter professo quem laicum sive conversum appellant quos constat pertinuisse ad ipsius Cenobii familiam quae ex eo dimissa fuit, sublata quacumque exceptione de eorum origine sive nativitate cujus pensionis solutio tamdiu pro uniuscuiusque rata percipienda erit quamdiu eorum quilibet viverit.

In secondo luogo viene proveduto che dai beni dello stesso convento si dovesse prima riparare discrettamente il convento e chiesa di S. Agostino, onde non fosse disadatto e pregiudiziale ai nuovi abitanti. Delle quali disposizioni essendo stata a Noi commessa l'esecuzione col precitato Breve Pontificio e Decreto della Congregazione prelodata abbiano tutta la sollecitudine di portare ad effetto le prime ordinazioni della dismessione cioè dei Religiosi Agostiniani con Nostro Decreto del 23 Gennaio 1833, e la traslocazione dei Religiosi Domenicani al Convento di S. Agostino con Decreto delli 25 Gennaio 1834, come pure di riattare il Convento e chiesa di S. Agostino per cui con Nostra lettera delli 17 Gennaio 1833 abbiamo autorizzato il Signor Avvocato Don Pasquale Tola a venire coi Religiosi Domenicani ad una trattativa per la fissazione della somma che sarebbe richiesta per le stesse riparazioni; rimaneva tuttavia l'applicazione dei beni del soppresso convento al già eretto orfanotrofio.

Servendoci pertanto delle facoltà apostoliche conferiteci col precitato Apostolico Breve e Decreto successivo precalendato del 3 Dicembre 1833, col tenore delle presenti applichiamo i beni che appartenevano al soppresso Convento di S. Agostino sito fuori ed in vicinanza della Città di Sassari all'Orfanotrofio, ossia Conservatorio delle figlie di Maria già eretto nel Convento che lasciarono vacuo i Padri Domenicani esistenti dentro la stessa Città di Sassari, ed al medesimo orfanotrofio applichiamo, e dichiariamo applicati tutti, e singoli i frutti percevuti, e da perceversi negli, e per gli scorsi anni dal sovra enunciato giorno della dismessione dei Religiosi, secondo il tenore dell'inscrito decreto, e non altrimenti. Perciò dichiariamo e stabiliamo: 1° che la somma o già consegnata, o da consegnarsi ai Padri Domenicani per il ristauro del convento e Chiesa resti validamente sborzata, o si debba sborzare secondo i termini stabiliti nella convenzione seguita per Nostra autorizzazione. 2° che in qualunque tempo venga a scuoprirsi qualunque capitale investito a censo, o predio rustico sia, od urbano legato alla Sacristia di Sant'Agostino debba immantinente lasciarsi alla stessa Sagristia, ed a dominio dei Padri Domenicani che la ufficiano, ai quali perciò diamo ora per allora il diritto a ripeterlo. 3° che durante la vita e lo stato regolare dei Religiosi agostiniani che sono stati dimessi dal loro convento di Sassari si paghi annualmente dall'orfanotrofio sessanta scudi Romani per ogni Religioso Sacerdote, e cinquanta della stessa moneta per ogni laico professo senza diminuzione, e senza ritardo, e per loro ai conventi nei quali saran destinati di famiglia.

Dato in Oristano li 3 Febbraio 1839. Luogo del suggello

+ Giovanni Maria Arcivescovo Delegato Apostolico

Concordat, et in fidem

Secretarius Anthiocus Sulas Notarius Apostolicus (77).

 

I Domenicani, però, vi restarono pochi anni, perché costretti anche loro a lasciare in seguito alle leggi di soppressione. Il Convento venne requisito e adibito ad uso di ospedale-infermieria militare. I Padri Domenicani ritornarono a Sassari nel 1936, ma non poterono riprendere possesso dell'antico convento; così, a partire dal 1957 fino al 1965, edificarono una nuova casa religiosa, allineata sulla parte sinistra della facciata della chiesa rispetto a chi guarda.

 

La Chiesa

Per quanto concerne l'edificio sacro, un ampio resoconto storico ed artistico ce lo fornisce lo scritto del padre domenicano Gerolamo Caratelli, morto nel 1983, intitolato La chiesa di S. Agostino in Sassari, (con cenni storici), Sassari 1950. Secondo il religioso, che aveva fatto dei sopralluoghi di persona e degli studi sulle fondamenta della chiesa e sulla parte sottostante la cappella della Vergine del Buon Cammino, la chiesa agostiniana forse era stata costruita sopra un antico oratorio di epoca bizantina: questo spiegherebbe, almeno in parte, il proseguimento del culto della Madonna di Costantinopoli, o Madonna d'Itria. I due culti principali presenti nella chiesa, almeno fino al 1639, come abbiamo visto per la testimonianza del Vico, furono quello della Vergine del Rimedio, versione locale della Madonna del Soccorso, e quello appunto della Vergine d'Itria. Con il tempo la devozione alla Madonna del Rimedio venne meno, ma anche quella della Vergine d'Itria conobbe una particolare evoluzione. Per un disaccordo con i frati agostiniani, la Confraternita della Madonna d'Itria lasciò la chiesa di S. Agostino e si stabilì presso la chiesa dello Spirito Santo. Gli Agostiniani rimpiazzarono il culto della Vergine d'Itria con quello a loro noto della Madonna del Buon Cammino. Ma più tardi, i confratelli della Madonna d'Itria vollero tornare dai Padri agostiniani, i quali acconsentirono e affidarono loro la cappella della Madonna del Buon Cammino, fondendo così le due diverse devozioni mariane: "...

Padre Sisco afferma: Anticamente la Confraternita d'Itria era nella chiesa degli Agostiniani, come oggi (1785), ma per le controversie nate tra i Religiosi e i Con fratelli andarono ad ufficiare nella chiesa dello Spirito Santo, con beneplacito del capitolo. Trovo infatti - continua il Costa - una deliberazione del 2 settembre 1617, con la quale il Capitolo concede alla Confraria di Nostra Signora d'Itria, la chiesa dello Spirito Santo per uso temporaneo, purché la Confraria dipenda dal Capitolo e paghi ogni anno lire 40 di pensione e lire 10 per Vespro e Messa, che vi celebreranno il giorno della festa. Dopo alcuni anni, per essere la chiesa troppo piccola, e mancante dello spazio necessario per seppellire i Confratelli, cercarono di far ritorno a S. Agostino, dove vennero ricevuti. Siccome, però, nella chiesa degli Agostiniani erasi stabilita un'altra Confraternita,sotto l'invocazione di Santa Monica, così i confratelli dell'una e dell'altra, col consenso dei frati, convennero di unirsi per fondarne una sola col titolo della Madonna d'Itria; l'atto di tale unione fu disteso dal notaio Viglino, il 23 febbraio 1632. La nuova Confraternita doveva indossare la Cappetta della Vergine d'Itria, e cingere la cintura di S. Agostino. Il Costa conclude: La Confraternita oggi non esiste più, per quanto la Madonna d'Itria sia sempre tenuta in devozione. (76).

In sintesi, la devozione alla Madonna d'Itria e quella per la Madonna del Buon Cammino si fusero e la Confraternita che restò fu sempre poi detta del Gremio dei Viandanti, o "Biandantes": una confraternita o corporazione che raggruppava i commercianti itineranti, o "viaggianti", oggi poco importanti, ma non a quel tempo, quando molti centri potevano essere raggiunti dal commercio solo attraverso queste figure professionali. Il Costa asserisce: "Anch‘essi, nelle processioni, vestono alla spagnuola, col caratteristico cappello dei Gesuiti; hanno ancora la Cappella nella Chiesa di S. Agostino, festeggiano la Vergine del Buon Cammino, la domenica successiva al 2 agosto. La loro bandiera è rossa. L'istituzione risale al 1784, ed è la stessa che, sotto il nome di Cavallanti, il 30 giugno 1633, riformò i suoi statuti, stipulati in Sassari dal notaio Gavino Tola, tra la Confraternita di S. Maria dei Viandanti e il Convento dei frati agostiniani". Quest'ultimo dato è confermato da un Atto di Convenio stipulato fra il Gremio dei Cavallanti ed i Padri Agostiniani, il 30 giugno 1633:

Primieramente dichos Reverendos Padres por si y sus sucessores dellos endichos Convento y Orden de su grado y cierta sciencia, dan e conceden y entregan ala dicha Cofadria de Biandantes presentes y acceptantes la Capilla de nuestra Señora de Buen Camino, tienen en la dicha Iglesia accostada de arriba con la de San Agustin, y parte de baxo con la de San Leonardo hasi hecha come se està hoy con su altar y adorna con Imagen de Nuestra Señora de Buen Camino...". Dovremo quindi dedurre che i Viandanti ebbero in uso una Cappella già esistente all'interno della chiesa di S. Agostino, dove era collocata la statua della Vergine di Buon Cammino" (79).

Nella cappella della Madonna del Buon Cammino, sopra l'altare, vi è la nicchia con la pregevole statua lignea del sec. XVI della Vergine e, all'inizio di essa, sul pavimento, si può notare la lapide che chiudeva il sepolcro dei confratelli, con su scritto: B.V.M - D.B.C. - F.A.D. 1784 - Sepoltura de Viandanti (Beata Vergine Maria del Buon Cammino, fatta Anno Domini 1784, etc.).

Dal 1941 il Gremio dei Viandanti ha ereditato il Candeliere dei "carradori", e in forza di ciò partecipa alla omonima festa sassarese dei "Candelieri" il 14 agosto. Per quanto riguarda l'interno della chiesa, occorre dire che ha subìto diverse modifiche apportatevi dai padri domenicani, i quali vi hanno realizzato delle cappelle dedicate ai culti del loro Ordine. Comunque, da quel che si può sapere, gli agostiniani nelle dieci cappelle della chiesa, oltre al culto della Madonna del Buon Cammino, promuovevano la devozione a S. Leonardo, alle Anime del Purgatorio, al Crocifisso, a S. Guglielmo, a S. Vittoria, alla Beata Rita, a Nostra Signora della Consolazione (cappella con patronato del Marchese di Montemuros) e a S. Nicola da Tolentino (cappella con patronato del Marchese della Planargia). A S. Agostino era dedicato l'altare maggiore sopra il quale campeggiava la statua lignea del Santo. Molte cose, come dicevo, sono cambiate all'interno della chiesa ad opera dei frati predicatori, i quali vi hanno realizzato la Cappella del Rosario, rinnovata tra il 1942-50. Negli anni 1948-50 venne aperto un grande finestrone a trifora nell'abside per rendere più luminoso il presbiterio e venne realizzato un nuovo altare maggiore, spostato in avanti rispetto al precedente; un nuovo coro per la preghiera dei frati completava questo ciclo di interventi.

I quali riprendevano subito, proprio nel 1950, con i lavori di consolidamento e di rafforzamento dei pilastri della chiesa e della facciata: fu in questa occasione che venne costruito il discusso porticato d'ingresso alla chiesa. Tra il 1956-57 venne dato avvio ad un nuovo lotto di lavori: il rifacimento in marmo del pavimento, il restauro delle cappelle e la costruzione di 4 nuovi altari: le Anime, S. Agostino (spostato dall'altare maggiore ad un altare laterale), S. Domenico e S. Vincenzo Ferrer. Gli ultimi interventi sull'altare maggiore e sul presbiterio sono stati effettuati nel 1976: è stata tolta la balaustra, è stato rifatto il pavimento in marmo, vi è stato collocato un nuovo altare rivolto verso il popolo, con un tabernacolo e un ambone, il tutto in pietra gialla di Genova intonata al resto della chiesa. Infine, occorre ricordare che dal 1939 la chiesa era stata eretta in parrocchia.

Un'ultima nota sulla presenza dell'Ordine a Sassari nei secc. XVII-XIX riguarda i vescovi agostiniani che ressero l'arcidiocesi: essi furono due: "Giuseppe Siccardo (1702). Spagnuolo ed eremitano di S. Agostino. Venne assunto a questa sede il 12 maggio del 1702, per la morte del religioso servita Giorgio Sotgia, arcivescovo eletto, il quale cessò di vivere prima di prender possesso dell'arcidiocesi" (80). Il secondo presule è: "Giacinto della Torre (1790-1797). De' conti di Lucerna e Valle, nacque in Saluzzo. Ascrittosi fin dalla più giovane età all'ordine agostiniano, vi ottenne i gradi di dottore, di maestro e di vicario generale della Congregazione di Lombardia, nonché la fama di dotto teologo, di eloquente oratore e di valentissimo letterato. Fu creato arcivescovo di Sassari nel 1790 e consacrato nello stesso anno, addì 29 marzo. Dopo circa due lustri, il 24 luglio 1797, venne traslato alla sede d'Acqui, ritenendo il titolo di Arcivescovo" (81).

 

 

 

 

Notete

 

(1) - AEGIDII VITERBIENSIS OSA, Registrum Generalatus II (1514-1518), Romae 1984, doc. 728.

(2) - Per la figura di Fr. Juan Exarch vedi: Analecta Augustiniana, vol. LXII (1999), pp. 362-365.

(3) - F. DE VICO, Historia Generale..., cit., parte VI, cap. XXI.

(4) - In proposito, cfr. Analecta Augustiniana, vol. LXII (1999), pp. 359-389.

(5) - E. COSTA, Sassari, Ed. Gallizzi, Sassari 1967, vol. II, t. II, parti VI-X, pp. 388-389.

(6) - Biblioteca Universitaria di Sassari, Manoscritto 52, A. SISCO, Notizie che il P. Antonio Sisco, sassarese, ricavò da antichi documenti, sec. XVIII, carte 113, cc. 7r-8r.

(7) - Biblioteca Universitaria di Sassari, Sala Sarda, Pos. Misc. S.D. 1256.

(8) - Biblioteca Universitaria di Sassari, Soppresse Corporazioni Religiose, S. 5, ms. 814.

(9) - C. A. SANNA, Sassari, Storia dei Gremi e dei Candelieri, Ed. A.A.S., Sassari, 1992, p. 170.

(10) - Ibidem, p. 170.

(11) - S. PINTUS, Vescovi e Arcivescovi di Torres, oggi Sassari, in "Archivio Storico Sardo", vol. I, fasc. I, Cagliari 1905, p. 82.

(12) - PINTUS, Ibidem, p. 83.