Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Firenze

CICLo AGOSTINIANo nel Manoscritto II di Firenze

Agostino accolto a Milano da Ambrogio

Agostino accolto a Milano da Ambrogio

 

 

DI LORENZO A.

1433

Manoscritto II della Biblioteca di Firenze

 

Agostino accolto a Milano da Ambrogio

 

 

 

Ambrogio, con la mitra in testa e un nimbo sul capo, accoglie Agostino tendendogli le mani. A sua volta Agostino, inginocchiato, gli tende le sue, quasi a voler rimettere la propria vita nelle sue mani. Altre due persone in piedi, portano dei libri sottobraccio e assistono alla scena. l'immagine è di una grande finezza stilistica ed artistica: i visi di Agostino e di Ambrogio esprimono una grande commozione. La scritta sottostante riprende il significato della scena: Chome Agolstino ricieuto d'Ambrogio e prosegue ricordando la successiva <fu> quasi convertito a una predicha.

 

A Milano incontrai il vescovo Ambrogio che dispensava continuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Era allora vescovo di Milano Ambrogio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

 

Il grande incontro tra Ambrogio e Agostino, l'ex funzionario romano nato in Germania (Treviri) ed eletto vescovo per volere del popolo e dello stesso potere imperiale che voleva Milano, città importantissima e sede dell' imperatore, ben presidiata da uno dei migliori funzionari dell' impero, ed il giovane retore africano, uno degli incontri più densi di significato e di conseguenze della storia, non avviene a Milano per caso.

«Et veni Mediolanum ad Ambrosium episcopum», venni appositamente a Milano per ascoltare il vescovo Ambrogio, scriverà Agostino, ritornato nella sua Africa, segnato indelebilmente da Milano e da Ambrogio. E quando nell' anno della morte (430 d.C.) Agostino, vescovo d' Ippona, visse l'ultima estate della sua vita nella sua città stretta d'assedio dai Vandali, fu nel ricordo degli assedi della chiesa di Milano e degli inni di Ambrogio che Agostino, insieme al suo popolo minacciato dalla grande violenza e ferocia dei Vandali, ripeté quei canti nella chiesa d' Ippona. Una mostra che sollecita continue suggestive analogie tra l' ieri e l' oggi e che ci aiuta anche a riflettere sull' autonomia culturale milanese, che si manifesta anche nella liturgia e negli inni sacri. «A Roma seguano le loro usanze; a Milano si fa così» dirà Ambrogio.

Ed è forse anche per questo che il grande vescovo è ancora così presente tra noi. Ambrogio tratterà il giovane Agostino con un certo distacco, ma anche con una profonda attenzione. Agostino inventerà un neologismo per descrivere il modo con cui fu accolto: «episcopaliter». E quell' incontro milanese lo segnerà per sempre.