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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > FirenzeCICLo AGOSTINIANo nel Manoscritto II di Firenze
La scena del tolle lege a Milano
DI LORENZO A.
1433
Manoscritto II della Biblioteca di Firenze
La scena del tolle lege a Milano
Di Lorenzo ha seguito lo schema tradizionale iconografico, ma se ne discosta per i contenuti pittorici. La rivelazione per Agostino si sviluppa come un sogno: la medesima interpretazione ricomparirà ancora nel XV e XVI secolo. Agostino è interamente avviluppato da un mantello con cappuccio, è seduto a sinistra per terra, con una gamba sopra l'altra. La sua testa è reclinata sulla mano sinistra, come se sognasse. Il braccio destro è abbassato quasi volesse cercare il libro che sta in mezzo alla scena.
Dall'altro lato, seduto su uno spuntone roccioso, un adolescente imberbe, con i riccioli e i piedi nudi si sta rivolgendo ad Agostino con le parole: Togli il libro, legi. Questo giovane è una specie di angelo continente, anche se senza ali. L'iscrizione riporta: Chome Agolstino si partie el ua a santo Sipriano, poi infiamato vae ad altri serui d'Idio e poi pianse il soa plechati, onde la nolte, una bocie gli dicie: Togli e legi.
E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.
Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.
AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29