Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Collaert

CICLo AGOSTINIANo con le incisioni di Guglielmo Collaert

Agostino giovane retore immerso nelle passioni mondane

Agostino giovane retore immerso nelle passioni

 

 

COLLAERT GUGLIELMO

1629

Edizione a stampa del volume Flammulae Amoris Sancti Patris Nostris Augustini Versibus et Iconibus Exornatae

 

Agostino giovane retore immerso nelle passioni

 

 

 

A prima vista l'incisione ha una struttura confusa e difficile da interpretare, ma il passaggio delle Confessioni che viene citato, ne chiarisce il senso. La scritta Quid enim sum mihi sine te, nisi dux in praeceps? è tratta dal quarto libro delle Confessioni.

Agostino, in costume romano, si presenta come un giovane retore senza barba e con i capelli riccioluti: è in bilico ai bordi di una grande roccia spezzata centralmente da una scalinata. I suoi capelli e il suo mantello fluttuano allo spirare del vento. Col braccio sinistro alzato, Agostino sta parlando, mentre il Diavolo cerca di spingerlo verso il precipizio. Collaert si è sbizzarrito nell'eseguire questa immagine del Diavolo che spunta dagli alberi, con il suo corpo velato e la capigliatura composta tanti serpenti che si muovono sotto il suo mantello.

Il Diavolo minaccia Agostino puntandogli l'indice della mano destra. Fra Agostino e il Diavolo si interpone un piccolo Cupido alato e seminudo con una faretra allacciata alla cintura. Anch'egli abbassandosi cerca di spingere Agostino. Da alcune nubi in alto a destra, dove si legge il nome di Dio in ebraico, escono dei raggi di luce che vengono in soccorso di Agostino.

Ai piedi della roccia sono disposti casualmente i mostri dell'inferno. Una coda ricurva a forma di uncino di un mostro marino si muove sopra il gruppo dove alcune teste a forma di unicorno vomitano fiamme. Troviamo anche la testa di un avvoltoio e un volto umano glabro che indubbiamente rappresenta un dannato. In primo piano, a destra, da un insieme di fiori, che senza dubbio simboleggiano le delizie o i fiori di retorica, vediamo uscire un serpente che estroflette la lingua. L'incisione, assai curata nei particolari, mette in risalto ogni elemento della composizione.