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CICLo AGOSTINIANo con le incisioni di Guglielmo Collaert

Agostino indeciso tra vanità e continenza

Agostino indeciso tra vanità e continenza

 

 

COLLAERT GUGLIELMO

1629

Edizione a stampa del volume Flammulae Amoris Sancti Patris Nostris Augustini Versibus et Iconibus Exornatae

 

Agostino indeciso tra vanità e continenza

 

 

 

L'incisione commenta la frase delle Confessioni, VIII, 12, 28, 22: "Quamdiu? Quamdiu? Quare non hac hora finis turpitudinis meae?".

Questa fase della tempesta interiore che sconvolge Agostino nel giardino di Milano è stata interpretata e raffigurata in modo molto semplice e piuttosto sorprendente.

Agostino è seduto su una piccola e bassa roccia e ai piedi di un albero di fico rappresentativo crescono delle foglie, non prive di allusioni bibliche e simboliche. Agostino non è più vestito nel costume romano antico, ma indossa un ampio cappotto con colletto e ai piedi calza degli stivali. Alza entrambe le mani per agevolare l'Amore divino che lo aiuta ad aprire gli occhi togliendo la benda degli amori profani.

La divinità, presente sopra le nuvole a sinistra, riconoscibile per il suo nome scritto in ebraico, dirige la scena, dato i suoi raggi trafiggono obliquamente Agostino lo illuminano obliquamente.

Sullo sfondo un paesaggio campestre accompagna la scena: ai piedi di un monte sorge una casa riparata da un albero, presso cui scorre un corso d'acqua che prosegue verso il mare.