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CICLo AGOSTINIANo di Johannes Wandereisen

Agostino combatte gli eretici, stampa seicentesca di Johannes Wandereisen pubblicata nel 1631 a Ingolstadt

Agostino combatte gli eretici

 

 

WANDEREISEN JOHANNES

1631

Ingolstadt

 

Agostino combatte gli eretici

 

 

 

La scritta in basso recita: Haeresis ista struit quid ? Destruit omnia, nusquam huic deus, aut pietas, religio atque fides. Questa incisione compare nell'elenco di Mair come tredicesima immagine con la seguente spiegazione: Augustinus linguam ac stylum stringit in haereticos. Quam constent sibi Catholici, quam discordes sint haeretici in summis fidei capitibus. Quantus eorundem timor in rebus sacris. Sempre vestito da vescovo, Agostino è seduto su un alto scranno con un libro aperto fra le mani. Una vergine e un monaco gli sono vicini e reggono una lanterna e un lume. Sul tavolo si vede l'agnello pasquale, un calice, la tiara e le chiavi di san Pietro.

Sotto c'è una riunione di eretici: uomini, donne, adolescenti, bambini, seduti attorno a un tavolo che discutono di simboli della fede, che profanano. La loro attenzione è rivolta specialmente a un crocifisso e a un calice rotto. Un giovane getta delle spade, che indicano le lotte fra le sette. Da un lato e l'altro scene di eretici che distruggono delle chiese.

 

La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.

 

Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.

AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino