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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Johannes WandereisenCICLo AGOSTINIANo di Johannes Wandereisen
Morte di Agostino
WANDEREISEN JOHANNES
1631
Ingolstadt
Morte di Agostino
La leggenda riporta: Dulce mori sanctis mors undique certa minatur hotra, infelices evigilate, latet. Questa incisione compare nell'elenco di Mair come diciannovesima immagine con la seguente spiegazione: Moritur sanctissime Augustinus. Ut moreretur natus est. Lugent illum summi, infimi ac maxima pompa parentant. Agostino spira. E' seduto nel suo letto, vestito da canonico ed è attorniato dai suoi amici. Uno gli mette in mano un cero illuminato, un altro in ginocchio gli mostra la croce, un altro in piedi legge le preghiere degli agonizzanti. Un vescovo in piedi a destra, seguito da un accolito, con le mani giunte si aggiunge in preghiera. Ai piedi del letto un diavolo mostra uno specchio ad Agostino e si sforza per l'ultima volta di tentarlo. In basso alla tavola uno scheletro fa bella mostra: riappare il gusto macabro dell'autore. In alto si vede l'anima di Agostino salire in gloria. Degli angeli gli preparano corone e allori, mentre le vergini sagge si apprestano a riceverlo.
Agostino muore il 28 agosto 430 mentre i Vandali di Genserico stanno assediando Ippona
31. 1. Quel sant'uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l'utilità e il bene della santa chiesa (infatti visse 76 anni, e circa 40 anni da prete e vescovo), parlando con noi familiarmente era solito dire che, ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza.
31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza -sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime.
31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.
31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.
31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.
31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.
31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.
31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.
POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8
Morì nella pace del Signore alla presenza dei suoi monaci che pregavano, in età di 77 anni, dopo quarant'anni di episcopato. Morì senza far testamento perchè nella sua povertà evangelica nulla aveva di cui potesse disporre.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea