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CICLo AGOSTINIANo di Johannes Wandereisen

Morte di Monica, stampa seicentesca di Johannes Wandereisen pubblicata nel 1631 a Ingolstadt

Morte di Monica

 

 

WANDEREISEN JOHANNES

1631

Ingolstadt

 

Morte di Monica

 

 

 

L'iscrizione è piuttosto cacofonica: non patria tangor, non ambitione sepulchri. Si merui mea sit lipsanotheca calix. E' la parafrasi di un passo delle Confessioni dove Agostino annota che Monica, gravemente ammalata, ha saputo distaccarsi dai desideri terreni e rinunciare alla sepoltura in Africa vicino al marito. Questa incisione compare nell'elenco di Mair come ottava immagine con la seguente spiegazione: Monica extreme aegrotat. Virtutibus ac deo plena moritur. Augustinus pie Matris oculos claudit. Deplorat, Effertaris divinis commendat. Iustitiae est mori, sed bene mori prudentiae. Al centro del medaglione Monica sta morendo seduta nel suo letto. In faccia ha un crocifisso: a destra Agostino le tende la mano.

Indossa abiti da laico e ha una lunga barba. Tuttavia porta il mantello dei Canonici. Vicino a lui Adeodato piange, mentre dietro si nota Alipio. A sinistra di Monica le due donne raffigurano la Fede (con il calice) e la Carità. A sinistra l'artista ha infine raffigurato un monumento funerario, simbolo di coloro che si preoccupano della tomba.

 

Volle poi tornare in Africa per rivederla con sua madre, ma essa morì piamente mentre egli era ad Ostia.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un nostro giovane concittadino. Era impiegato nell'amministrazione imperiale, e si era convertito a te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e lasciato il servizio nel mondo per dedicarsi al tuo. Vivevamo insieme e avremmo abitato insieme anche in futuro, questo era il nostro solenne impegno. Eravamo in cerca di un luogo in cui potessimo renderci più utili vivendo al tuo servizio: insieme facevamo ritorno in Africa. Giunti vicino a Ostia, sul Tevere, mia madre morì.

AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17

 

Monica morì pochi giorni dopo questo colloqui con il figlio, che così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l'autunno del 387: "... Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov'ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".

Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore"

AGOSTINO, Confessioni 9, 11, 27