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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Johannes WandereisenCICLo AGOSTINIANo di Johannes Wandereisen
Agostino incontra un bambino sulla spiaggia
WANDEREISEN JOHANNES
1631
Ingolstadt
Agostino incontra un bambino sulla spiaggia
Lo scritto in basso descrive la scena riportando: pronus adi trinam timidae pietatis abyssum. Quantus homo, ut capiat, qui capit omne, deum ! Questa incisione compare nell'elenco di Mair come quindicesima immagine con la seguente spiegazione: Quaerit anxie Deum Augustinus in creaturis Contemplatur altissimam Triadem, sed cum summa modestia, ac animi quiete. A destra Agostino cammina lungo una spiaggia dove un bimbo con l'aureola e con un cucchiaio in mano lo tira per il mantello. Il mare è popolato di mostri che si levano dal pelo dell'acqua. Agostino non guarda il bambino che, secondo la leggenda dovrebbe interrogare. Mostra piuttosto l'apparizione celeste della Trinità e dell'arcangelo Michele che uccide il demonio. A sinistra Dedalo vola verso il sole e Icaro cade nel mare. Immagine degli sforzi vani dell'uomo per alzarsi a capire il divino. Tutti gli animali sono per Agostino forme che esprimono la grandezza di Dio. Un canonico segue con attenzione tutta la scena.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo.
Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.