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CICLo AGOSTINIANo di Johannes Wandereisen

Assedio di Ippona e malattia di Agostino, stampa seicentesca di Wandereisen pubblicata nel 1631 a Ingolstadt

Assedio di Ippona e malattia di Agostino

 

 

WANDEREISEN JOHANNES

1631

Ingolstadt

 

Assedio di Ippona e malattia di Agostino

 

 

 

La leggenda spiega: Ut semel in sanctas saevit furor impius aras pax fugit, o sancti cedite, poena manet. Questa incisione compare nell'elenco di Mair come diciottesima immagine con la seguente spiegazione: Hippon à Barbarorum incursione dure affligitur. Quae causa mortuum hostilium. Adversitates ac incommoda fortiter Augustinus perfert. Optat tamen demum his malis eximi, ac votis damnatus extreme decumbit. Il disegno presenta Agostino malato mentre si svolge l'assedio di Ippona. La mano del canonico che assiste Agostino sbuca dal quadro a mostrare la tragedia che si sta compiendo con i cavalieri barbari che avanzano e tutto distruggono. Agostino, seduto nel suo letto, è sereno: tiene la mani giunte, mentre un confratello prega. Al muro si vede un foglio dove si legge Miserere Deus Ps. 50. E' il Salmo della Penitenza. La mitra deposta ricorda la dignità episcopale. A sinistra le orde barbariche si avventano contro le mura, mentre le case già sono in fiamme.

 

28. 4. Poco tempo dopo, per volontà e disposizione divina avvenne che un grande esercito, armato con armi svariate ed esercitato alla guerra, composto dai crudeli nemici Vandali e Alani, cui s'erano uniti Goti e gente di altra stirpe, con le navi fece irruzione dalle parti trasmarine della Spagna in Africa.

28. 5. Gli invasori attraverso tutta la Mauretania passarono anche nelle altre nostre province e regioni, e imperversando con ogni atrocità e crudeltà saccheggiarono tutto ciò che potettero fra spogliazioni, stragi, svariati tormenti, incendi e altri innumerevoli e nefandi disastri. Non risparmiarono né sesso né età, neppure i sacerdoti e i ministri di Dio, neppure gli ornamenti, le suppellettili e gli edifici delle chiese.

28. 6. Tali crudelissime violenze e devastazioni quell'uomo di Dio vedeva e pensava che esse fossero avvenute ed avvenissero non come pensavano gli altri uomini: ma poiché le considerava in modo più profondo e vi ravvisava soprattutto il pericolo e la morte delle anime (infatti sta scritto: Chi aggiunge scienza aggiunge dolore, e un cuore intelligente è un tarlo per le ossa [Eccli. 1, 18; Prov. 14, 30; 25, 20]), ancor più del solito le lacrime furono il suo pane giorno e notte ed egli ormai nella estrema vecchiaia conduceva e sopportava una vita amara e luttuosa più degli altri.

28. 7. Infatti l'uomo di Dio vedeva le città distrutte, e nelle campagne insieme con gli edifici gli abitanti o uccisi dal ferro nemico o fuggiti e dispersi, le chiese prive di sacerdoti e ministri, le vergini consacrate e i continenti dispersi da ogni parte: di costoro alcuni eran venuti meno fra le torture; altri erano stati uccisi con la spada; altri ridotti in schiavitù, persa ormai l'integrità e la fede dell'anima e del corpo, servivano i nemici con trattamento duro e cattivo.

28. 8. Nelle chiese non si cantavano più inni e lodi a Dio; in molti luoghi le chiese erano state bruciate; erano venuti meno nei luoghi a ciò consacrati i sacrifici solenni dovuti a Dio; i sacramenti divini o non venivano richiesti oppure non potevano essere amministrati a chi li richiedeva, perché non si trovava facilmente il ministro.

POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 4-8