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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > ChietiCiclo agostiniano di Chieti
Nicola da Tolentino incoronato da Iddio Padre con Agostino
MICHELE CLERICI
1746-1751
Chieti, chiesa di sant'Agostino
Nicola da Tolentino incoronato da Iddio Padre con Agostino
La scena è caratterizzata da una semplice struttura compositiva e nello stesso tempo da un'intensa e profonda religiosità, che è evidenziata dalla scelta dei personaggi e dei simboli così come nelle espressioni di serena compostezza che emana dai visi dei protagonisti.
Al centro della scena troviamo san Nicola da Tolentino in piedi a figura intera con l'abito monacale degli eremitani agostiniani. San Nicola regge nella mano destra un suo tipico attribuito iconografico relativo a un significativo episodio della sua vita: il giglio. Sul suo petto troviamo un ulteriore simbolo iconografico, che lo contraddistingue specificamente e cioè la stella, che sostituisce il tipico sole raggiato. Il santo ha un volto dall'aspetto giovanile con lo sguardo rivolto verso l'alto in direzione di Agostino.
San Nicola da Tolentino fu il primo ad essere proclamato santo fra i frati eremitani dell'Ordine di sant'Agostino. L'artista ha voluto in questa occasione raffigurare la Gloria del santo che viene incoronato da Dio Padre alla presenza di sant'Agostino. La corona gli viene assegnata, secondo la tradizione devozionale, per i suoi meriti e la giustificazione, in altre similari rappresentazioni, si trova scritta nelle due pagine del libro aperto che regge con la mano sinistra. In quei casi si legge la dichiarazione della sua fedeltà al dettato agostiniano e alla sua Regola. Sopra di lui una corona sta per essere posta sul suo capo: gliela offre Iddio Padre, seduto in trono sopra una nuvola. Al suo fianco troviamo sant'Agostino seduto a sua volta su una nuvola e con lo sguardo rivolto a Dio Padre. Agostino indossa il piviale, con la mitra in testa. Ma si nota anche la tonaca nera dei monaci eremitani, secondo una consuetudine di lunga durata diffusa fra gli agostiniani dettata dalla convinzione che Agostino fosse il loro autentico fondatore. Agostino siede anch'egli sopra una nuvola. Il suo viso, benché maturo nella espressione, ha un aspetto autorevole con una folta e lunga barba che gli scende fino al petto. Lo scenario in cui si svolge l'incoronazione è spoglio, quasi a voler concentrare l'attenzione sul puro avvenimento che sta accadendo. Il santo è ritto sul mondo e ai suoi piedi giacciono incatenati il diavolo, a destra, e una donna, a sinistra, simboli del peccato e della tentazione che il santo seppe vincere in più occasioni.
Nel riquadro sotto la scena si trova la scritta.
GLORIOSUS APPARUIT
CUM SANCTIS TUIS DOMINE
PROPTEREA DECOREM
INDUIT TE
San Nicola è spesso raffigurato con una stella sul petto. Nicola, nato a sant'Angelo in Pontano e vissuto per 30 anni a Tolentino, è il primo grande frutto di santità dell'Ordine agostiniano. Nel 1256, l'anno della Grande Unione, Nicola aveva 11 anni e poco più tardi avrebbe abbracciato la vita religiosa.
L'austerità di vita, la preghiera incessante, la penitenza volontaria, la perfetta vita comune, unite ad una squisita carità e delicatezza verso tutti, ad una sincera e profonda sensibilità per le miserie materiali e spirituali degli uomini, sono tratti caratteristici della sua santità.
E' invocato come taumaturgo per la sua efficace intercessione presso Dio, protettore delle anime del Purgatorio, patrono contro la peste e gli incendi. Dalla sua tenera devozione alla Madre di Dio hanno avuto origine i "panini di S. Nicola." L'iconografia del santo esprime in forme molto varie queste caratteristiche.
La sua figura slanciata e esile, il volto sorridente e compassionevole, lo sguardo sereno e dolce, così come ce lo presentano le pitture giottesche, di poco posteriori alla sua morte, ci rivelano la sua personalità e ce lo fanno sentire come un fratello che stimola, incoraggia ed aiuta a seguirlo nella via da lui percorsa.
La famiglia agostiniana ha visto in S. Nicola un modello pienamente riuscito della sua spiritualità . Nicola ha realizzato infatti l'intento che si era proposto la S. Sede con la decisione di riunire i vari gruppi eremitici in un unico Ordine: quello di offrire una sintesi fra contemplazione e apostolato, fra ricerca di Dio e partecipazione ai problemi umani; quello di far sì che la vita religiosa diventasse fermento di vita cristiana per il popolo di Dio.
"Per i mesti era gioia, consolazione per gli afflitti, pace per quelli che erano divisi, riposo per gli stanchi, aiuto per i poveri, rimedio singolare per i prigionieri e per i malati. Provava tanta compassione per i peccatori che pregava, digiunava, celebrava le messe e piangeva davanti a Dio per i molti che si confessavano da lui, perchè venissero liberati dalle tenebre dei peccati."
(Giordano di Sassonia)
La sua morte fu un'apoteosi. Venti anni dopo, nel 1325, ebbe inizio il processo di canonizzazione. Gli atti, con la deposizione di 371 testi, furono presentati al papa nel 1326, ma la solenne canonizzazione avvenne soltanto nel 1446.
Le sue spoglie sono custodite nel Santuario di Tolentino.