Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Chieti

Ciclo agostiniano di Chieti

Agostino scrive libri allo scrittoio

Agostino scrive libri allo scrittoio

 

 

 

MICHELE CLERICI

1746-1751

Chieti, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino scrive libri allo scrittoio

 

 

 

La scena nell'ovale ci mostra Agostino, ormai vescovo, intento a scrivere con una penna su un grande libro aperto che tiene fra le mani. Il santo porta in testa la mitra e indossa un elegante piviale. L'intera scena è assorbita dalla presenza del santo.

Il volto del santo è arricchito da una folta ed elegante barba riccioluta.

 

La sua vita la sua esperienza spirituale si rivelano attraverso le sue opere. In particolare per la conoscenza di questi aspetti sono fondamentali i 13 libri delle Confessioni, dove è narrata in prima persona lunga evoluzione del suo pensiero che lo condusse, in un continuo dialogo con Dio, alla conversione al cristianesimo.

È sicuramente l'opera più originale di Agostino sia dal punto di vista letterario che per l'introspezione psicologica. E' il primo esempio di autobiografia, in un continuo confronto tra una storia personale che, dopo un lungo travaglio, tende alle tracce di salvezza introdotte in essa da Dio. Lungo tutto il racconto l'acutezza della speculazione agostiniana offre notevoli spunti di riflessione al lettore. La sua opera più corposa è il De civitate Dei, in 22 libri, scritti in un periodo che da dal 413 al 426. In queste pagine il santo propone una grandiosa rivisitazione della cultura antica e della dottrina cristiana grazie a una interpretazione teologica della storia.

Tra le altre opere sono da citare il De Trinitate (15 libri), I Dialoghi fra cui il  Contra academicos (3 libri), il De immortalitate animae, il De doctrina christiana (4 libri), il De vera religione. Assai interessanti sono le opere contro le eresie che a vario titolo prosperavano nel IV-V secolo. Scrisse inoltre centinaia sermoni e lettere.

 

La chiesa di sant'Agostino a Chieti è stata ristrutturata nel Settecento e riccamente decorata a stucco da maestranze lombarde. Vi lavorò Girolamo Rizza da Veglio negli anni 1718-1747 sul modello gesuitico adottato nelle chiese francescane di Atri, Piscina, Celano e Città Sant'Angelo e nella chiesa di San Marco a L'Aquila. I lavori si trascinarono per decenni tanto che nel 1731 si firmò una convenzione tra i padri e Vittore Fontana per la ripresa dei lavori interrotti dal medesimo per mancanza di un saldo. Ulteriori lavori furono eseguiti da Domenico Poma nel 1735-1736 e Michele Clerici dal 1746 al 1751. Quest'ultimo, architetto e stuccatore lombardo, fu molto attivo nella provincia di Chieti. Clerici apporta notevoli modifiche al progetto originario tra cui la più importante una copertura a vela anziché a cupola. L'intera decorazione interna conferma l'eccezionale perizia plastica degli stuccatori lombardi. Di notevole resa pittorica appaiono tanto i pannelli illustranti i principali santi agostiniani, quanto il preziosissimo velario che copre tutta la volta con un fitto e minuto ricamo.

Finalmente a metà Settecento i lavori possono dirsi conclusi perchè l'anno seguente viene eretto il portale in pietra come testimonia l'iscrizione sull'architrave: A. D. 1751, ad opera dell'Arciconfraternita della Cintura, come attestato dallo stemma in pietra raffigurante una cintura scolpito al di sopra della porta.

All'età barocca risalgono alcuni oggetti dell'arte orafa, crocifissi, reliquiari, ostensori, calici in argento, un candelabro ed un piatto da questua in ottone presenti all'interno della chiesa. Al Settecento appartiene un reliquiario in legno tinteggiato e dorato. All'interno del busto di San Filippo Neri è conservata una sua reliquia.

Accanto alla chiesa si trova il complesso dell'antico convento degli Agostiniani, la cui presenza in Chieti risale al 1316. Vi rimasero fino al 1866, quando venne decisa la soppressione degli ordini religiosi. Il convento venne trasformato in caserma militare e tale restò fino all'ultima guerra, fino a quando l'allora parroco don Antonio Iannucci, poi divenuto arcivescovo di Pescara. lo trasformò in asilo e ricreatorio per i bambini della parrocchia. Oggi è centro di rieducazione e di riabilitazione "Paolo VI".