Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Chieti

Ciclo agostiniano di Chieti

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

MICHELE CLERICI

1746-1751

Chieti, chiesa di sant'Agostino

 

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Il tondo, che si trova su una parete laterale della navata, illustra un fatto fondamentale nella vita di Agostino, che lui stesso narra nelle Confessioni. La scena è meglio nota sotto la forma di "tolle lege" ed esprime il momento in cui Agostino, dopo aver letto un passo di una lettera di san Paolo, scioglie ogni dubbio e assieme all'amico Alipio decide di farsi catecumeno. La scena si svolge, secondo la testimonianza di Agostino, nel giardino della sua casa milanese nella primavera dell'anno 386.

Il santo è seduto e tiene fra le mani un libro aperto, altri libri sono disposti ai suoi piedi. Si intravede anche un'aquila, simbolo iconografico dell'evangelista Giovanni a cui viene abitualmente abbinato Agostino nelle raffigurazioni dei Dottori della Chiesa. Lo sguardo di Agostino si alza dalla lettura del libro verso l'alto, dove può vedere alcuni angeli, che, nell'interpretazione dell'artista, sono coloro che chiamano Agostino e ripetono il ritornello "tolle lege".

Agostino è qui raffigurato nelle vesti di un giovane, quale era in realtà in quel periodo della sua vita avendo 32 anni. Il lavoro dell'artista ha reso la scena animata e dinamica per quanto un unico personaggio principale riempia l'intero quadro.

 

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29