Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Chieti

Ciclo agostiniano di Chieti

Agostino scrive libri

Agostino scrive libri

 

 

 

MICHELE CLERICI

1746-1751

Chieti, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino scrive libri

 

 

 

L'ovale è interamente occupato da Agostino, seduto su una nuvola che con la mano destra impugna una penna con cui scrive sopra una pagina di un grande libro aperto sulle sue ginocchia. Il santo indossa il piviale e porta in testa la mitra, elemento che pone la scena descritta nel periodo del suo episcopato.

Nei 35 anni in cui ricoprì la carica di vescovo di Ippona la sua attività di pastore d'anime fu rivolta non solo ai suoi fedeli ma a tutti quanti lo interpellavano chiedendogli di rispondere a quesiti importanti di fede.

Nacquero così molte sue opere, lettere e sermoni che avevano lo scopo di chiarire la dottrina cattolica e fornire elementi utili nella discussione con gli eretici.

 

Tra la produzione letteraria di Agostino - quindi più di mille pubblicazioni suddivise in scritti filosofici, apologetici, dottrinali, morali, monastici, esegetici, antieretici, oltre appunto le lettere e le omelie - spiccano alcune opere eccezionali di grande respiro teologico e filosofico. Innanzitutto bisogna ricordare le già menzionate Confessioni, scritte in tredici libri tra il 397 e il 400 a lode di Dio. Esse sono una specie di autobiografia nella forma di un dialogo con Dio. Questo genere letterario riflette proprio la vita di sant'Agostino, che era una vita non chiusa in sé, dispersa in tante cose, ma vissuta sostanzialmente come dialogo con Dio e così una vita con gli altri. Già il titolo Confessiones indica la specificità di questa autobiografia. Questa parola confessiones nel latino cristiano sviluppato dalla tradizione dei Salmi ha due significati, che tuttavia si intrecciano. Confessiones indica, in primo luogo, la confessione delle proprie debolezze, della miseria dei peccati; ma, allo stesso tempo, confessiones significa lode di Dio, riconoscimento a Dio. Vedere la propria miseria nella luce di Dio diventa lode a Dio e ringraziamento, perché Dio ci ama e ci accetta, ci trasforma e ci eleva verso se stesso. Su queste Confessioni, che ebbero grande successo già durante la vita di sant'Agostino, egli stesso ha scritto: «Esse hanno esercitato su di me tale azione mentre le scrivevo e l'esercitano ancora quando le rileggo. Vi sono molti fratelli ai quali queste opere piacciono» (Ritrattazioni II,6): e devo dire che anch'io sono uno di questi «fratelli». Grazie alle Confessioni possiamo seguire passo passo il cammino interiore di quest'uomo straordinario e appassionato di Dio. Meno diffuse, ma altrettanto originali e molto importanti, sono poi le Ritrattazioni, composte in due libri intorno al 427, nelle quali sant'Agostino, ormai anziano, compie un'opera di «revisione» (retractatio) di tutta la sua opera scritta, lasciando così un documento letterario singolare e preziosissimo, ma anche un insegnamento di sincerità e di umiltà intellettuale.

La città di Dio - opera imponente e decisiva per lo sviluppo del pensiero politico occidentale e per la teologia cristiana della storia - venne scritta tra il 413 e il 426 in ventidue libri. L'occasione era il Sacco di Roma compiuto dai Goti nel 410. I pagani, ancora numerosi in quel tempo, ed anche non pochi cristiani pensano che il Dio della nuova religione e gli stessi Apostoli avevano mostrato di non essere in grado di proteggere la città. Ai tempi delle divinità pagane Roma era caput mundi, la grande capitale, e nessuno poteva pensare che sarebbe caduta nelle mani dei nemici. Adesso, con il Dio dei cristiani, questa grande città non appariva più sicura. Quindi il Dio dei cristiani, che non proteggeva, non poteva essere il Dio al quale affidarsi. A questa obiezione, che toccava profondamente anche il cuore dei cristiani, risponde sant'Agostino con questa grandiosa opera, La città di Dio, chiarendo che cosa dobbiamo aspettarci da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede, della Chiesa. Anche oggi questo libro è una fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande vera speranza che ci dona la fede.

Questo grande libro è una presentazione della storia dell'umanità governata dalla Provvidenza divina, ma attualmente divisa da due amori. E questo è il disegno fondamentale, la sua interpretazione della storia, che è la lotta tra due amori: amore di sé «sino all'indifferenza per Dio», e amore di Dio «sino all'indifferenza per sé» (La città di Dio XIV,28), alla piena libertà da sé per gli altri nella luce di Dio. Questo, quindi, è forse il più grande libro di sant'Agostino, di un'importanza permanente.

Altrettanto importante è il De Trinitate (La Trinità), opera in quindici libri sul principale nucleo della fede cristiana, la fede nel Dio trinitario, scritta in due tempi: tra il 399 e il 412 i primi dodici libri, pubblicati all'insaputa di Agostino, che verso il 420 li completò e rivide l'intera opera. Qui egli riflette sul volto di Dio e cerca di capire questo mistero del Dio che è unico, l'unico Creatore del mondo, di noi tutti, e tuttavia, proprio questo unico Dio è trinitario, un cerchio di amore. Cerca di capire il mistero insondabile: proprio l'essere trinitario, in tre Persone, è la più reale e più profonda unità dell'unico Dio.

L'opera La dottrina cristiana è invece una vera e propria introduzione culturale all'interpretazione della Bibbia e in definitiva allo stesso cristianesimo, un trattato che ha avuto un'importanza decisiva nella formazione della cultura occidentale.

Pur con tutta la sua umiltà, Agostino certamente fu consapevole della propria statura intellettuale. Ma per lui, più importante del fare grandi opere di respiro alto, teologico, era portare il messaggio cristiano ai semplici. Questa sua intenzione più profonda, che ha guidato tutta la sua vita, appare da una lettera scritta al collega Evodio, dove comunica la decisione di sospendere per il momento la dettatura dei libri su La Trinità, «perché sono troppo faticosi e penso che possano essere capiti da pochi; per questo urgono di più testi che speriamo saranno utili a molti» (Ep. 169,1,1). Quindi più utile era per lui comunicare la fede in modo comprensibile a tutti, che non scrivere grandi opere teologiche. La responsabilità acutamente avvertita nei confronti della divulgazione del messaggio cristiano è poi all'origine di scritti come il La catechesi ai semplici, una teoria e anche una prassi della catechesi, o il Salmo contro il partito di Donato. I donatisti erano il grande problema dell'Africa di sant'Agostino, uno scisma volutamente africano. Essi affermavano: la vera cristianità è quella africana. Si opponevano all'unità della Chiesa. Contro questo scisma il grande Vescovo ha lottato per tutta la sua vita, cercando di convincere i donatisti che solo nell'unità anche l'africanità può essere vera. E per farsi capire dai semplici, che non potevano comprendere il grande latino del retore, Agostino ha deciso: devo scrivere, anche con errori grammaticali, in un latino molto semplificato. E lo ha fatto soprattutto in questo Salmo, una specie di poesia semplice contro i donatisti, per aiutare tutta la gente a capire che solo nell'unità della Chiesa si realizza per tutti realmente la nostra relazione con Dio e cresce la pace nel mondo.

In questa produzione destinata a un pubblico più largo riveste un'importanza particolare la massa delle omelie, spesso pronunciate «a braccio», trascritte dai tachigrafi durante la predicazione e subito messe in circolazione. Tra queste spiccano le bellissime Esposizione sui Salmi, molto lette nel Medioevo.

(dal discorso di papa Benedetto XVI del 20 febbraio 2008)