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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > ChietiCiclo agostiniano di Chieti
Beato Giovanni Bono
MICHELE CLERICI
1746-1751
Chieti, chiesa di sant'Agostino
Beato Giovanni Bono
Il pannello non permette una identificazione definita: il testo in pedice B. IANNA BONUS sembrerebbe rimandare al beato Giovanni Bono, fondatore del movimento giambonita che confluì nel XIII secolo nel neo formato ordine di sant'Agostino. Giovanni Bono nacque a Mantova verso il 1168. Orfano di padre, a circa 16 anni lasciò sua madre e girovagò come attore comico per le varie regioni d'Italia; ma trovandosi gravemente infermo verso il 1209 si propose di mutare vita e fare penitenza dei suoi peccati. Recuperata la salute, cominciò ad adempiere la sua promessa, vivendo prima come solitario, vicino a Bertinoro, e dal 1210 - o poco dopo - fino al 1249 in altro luogo più appartato, chiamato Butriolo, presso Cesena. Qui ebbe subito dei seguaci, che costruirono la prima casa della futura Congregazione, ma lui continuò a vivere nel suo eremo. Consta che vi tenesse un crocifisso, una immagine della Vergine, una pila per l'acqua benedetta e una tavola sulla quale dormiva vestito.
I cardi e i rovi dei giorni di maggior penitenza venivano sostituiti, quando era ammalato, con un po' di paglia e due mantelli, uno sopra la tavola e l'altro per coprirsi. Accanto al suo eremo fu presto edificata la chiesa di S. Maria di Butriolo, dove andava tutti i giorni per ascoltare la Messa. I testimoni del suo processo assicurano che si confessava frequentemente, che era umile, benigno e caritatevole. Da quando cominciò ad avere seguaci, cominciarono anche le visite delle persone attratte dalle sue conversazioni spirituali. Questo spiega il frutto dei suoi discorsi con persone di ogni ceto, sebbene, oltre ad essere laico, fosse un analfabeta. Si limitava ad ascoltare la Messa e l'Ufficio divino, e sfogava a parte il suo fervore con il Padre nostro, l'Ave Maria, il Credo, il Miserere e qualche altro salmo che sapeva a memoria. Il suo patrimonio spirituale si riduceva all'educazione cristiana ricevuta nella casa paterna, ai discorsi ascoltati dopo la sua conversione e al ricordo dei testi della Sacra Scrittura, che ripeteva nelle sue conversazioni.
Questo piccolo capitale di dottrina si arricchì con l'esercizio delle virtù cristiane e l'intimità con Dio. Il suo istituto si propagò in diverse parti, ma, non avendo alcuna delle Regole approvate, i suoi fecero ricorso a Roma, ottenendo fosse data loro la Regola di S. Agostino. Quando contava ormai una settantina d'anni, volle porre in mani più forti la direzione delle sue comunità. Poté così dedicarsi maggiormente negli ultimi dieci anni alla contemplazione. Ai primi giorni di ottobre del 1249 cominciò con alcuni discepoli il viaggio verso Mantova, e giunto alla città natale si ritirò nell'eremo di S. Agnese in Porto dove morì il 16 dello stesso mese.
Sisto IV nel 1483 lo dichiarò beato.
La scena descritta dall'artista mostra un giovane frate che indossa la tonaca degli agostiniani in ginocchio dinanzi al cristo che gli appare sopra una nuvola. Il giovane monaco è attirato da questa presenza e alza il suo sguardo accompagnandolo con una apertura delle braccia in segno di accoglienza. Alle sue spalle una donna, che potrebbe rappresentare sua madre abbandonata in gioventù, cerca di accostarsi a lui e di accarezzarlo.
Sulla destra si nota una struttura rocciosa, quasi fosse una riproduzione della spelonca dove il beato Bono amava ritirarsi in preghiera e dove lo raggiunsero altri compagni desiderosi di vivere con lui la sua esperienza di fede.