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Ciclo agostiniano di Chieti

Agostino trafitto dall'amore divino

Agostino trafitto dall'amore divino

 

 

 

MICHELE CLERICI

1746-1751

Chieti, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino trafitto dall'amore divino

 

 

 

La scena, realizzata in terracotta, è una formella che si trova su un arco di volta del soffitto della chiesa. La sua struttura di questa composizione in realtà presenta due episodi narrativi ben diversi fra di loro, che sono accomunati dalla presenza della Vergine. Questa scultura ad altorilievo eseguita con la tecnica dello stucco modellato e dipinto misura cm 160 in lunghezza e 50 in altezza. La sua esecuzione viene attribuita a Michele Clerici.

Nella scena di sinistra Agostino è inginocchiato ed indossa la tunica dei monaci eremitani che seguono la sua regola. Nella mani regge un cuore ardente, simbolo del suo amore per Dio e volge lo sguardo nella direzione del Bambino Gesù che sta in braccio alla Vergine. Il Bambino ha nella mano destra una freccia che è in procinto di scagliare verso il cuore di Agostino.

Questo genere iconografico, che compare già nel Trecento, riprende un passo delle Confessioni, laddove dice: "Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene? " (AGOSTINO, Confessioni, IX, 2, 3)

La medesima scena viene celebrata in testo seicentesco di CORNELIUS LANCELOTZ, Sancti Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita pubblicato ad Anversa nel 1616, dove espressamente si dice: "Nihilominus asserunt nonnulli viri grave (forsitan inducti verbis hisce Augustini, sagittaveras tu Domine caritate tua cor meum etc.) non tantum spirituali vulnere seu tralaticio, verum etiam arcanis sacrorum vulnerum Iesu Christi stigmatis sanctum Augustini cor fuisse."

 

Nella scena di destra protagoniste sono Monica e la Vergine. Seduta su una nuvola con in braccio il Bambino e un angioletto ai suoi piedi, la Vergine allunga la mano sinistra per offrire a Monica la cintura della fedeltà. La cintura di cuoio è un elemento fondamentale del vestito dei monaci e monache agostiniani, il cui significato ricorda questo invito della Vergine alla fedeltà. Monica è inginocchiata con il capo chino. Indossa l'abito monacale agostiniano e tende le mani verso l'alto per ricevere il dono della Vergine.