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CICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA

Agostino dopo aver confutato Fortunato battezza dei manichei, pannello dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Agostino confuta Fortunato e battezza i manichei convertiti

mentre Fortunato fugge dalla città

 

 

BONINO DA CAMPIONE

1362

Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

Agostino dopo aver confutato Fortunato battezza dei manichei

 

 

 

Dopo l'Agostino laico e monaco, lo scultore rappresenta Agostino vescovo in alcuni degli episodi più conosciuti della sua vita. La scena è complessa e si sviluppa in realtà in due episodi che sono strettamente collegati. La confutazione di Fortunato e delle sue teorie eretiche è seguita dalla fuga di Fortunato dalla città e la conversione dei manichei suoi seguaci. In questa scena Agostino è impegnato a battezzare dei catecumeni manichei che sono inginocchiati dinanzi a lui mentre l'eretico Fortunato abbandona la città dalla porta con la testa fra le mani. Agostino vestito da vescovo e con l'aureola in testa, versa l'acqua sulla testa dei giovani. La disputa con Fortunato risale al 392.

 

Il Manicheismo fu la religione fondata dal partico Mani nella seconda metà del III secolo d. C. frutto di una rivelazione ricevuta dal suo fondatore da parte dello Spirito della luce che si presentò a lui come suo "gemello" spirituale. Il Manicheismo si basava sulla netta divisione della realtà in due principi opposti in lotta tra loro: il Bene ed il Male, o meglio, la Luce e le Tenebre. All'origine dei tempi il Regno delle tenebre, dominato dall'aggressività e dalla ottusità, invase il Regno della luce e, dalla loro commistione, ebbero origine il Mondo e gli uomini. Qualche volta è stato affermato che alcuni collegamenti con il cristianesimo furono introdotti quando il manicheismo iniziò a rapportarsi con l'Occidente, in realtà essi furono intessuti fin dall'inizio dallo stesso Mani, poiché il cristianesimo era, probabilmente, la religione più diffusa in tutta la Mesopotamia.

Ad occidente il manicheismo si diffuse nell'Africa Proconsolare, dove sembra abbia avuto un secondo apostolo inferiore solo a Mani, un'ulteriore incarnazione del Paraclito, Adimantus. Prima del 296 il Proconsole Giuliano aveva scritto all'imperatore che i manichei minavano la pace della popolazione e provocavano danni alle città. Diocleziano rispose con un editto di persecuzione e non se ne seppe più nulla fino ai tempi di Agostino, che aderì alla setta per ben nove anni prima di convertirsi al cristianesimo. Comunque, l'esponente più famoso del manicheismo africano fu Fausto di Mileve, che Agostino confutò in un'opera di 33 libri.

Agostino nel 376, decise di lasciare il piccolo paese di Tagaste e ritornare a Cartagine e sempre con l'aiuto dell'amico Romaniano, che egli aveva convertito al manicheismo, aprì anche qui una scuola, dove insegnò per sette anni, purtroppo con alunni poco disciplinati. Agostino però tra i manichei non trovò mai la risposta certa al suo desiderio di verità e dopo un incontro con un loro vescovo, Fausto, avvenuto nel 382 a Cartagine, che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio, ne uscì non convinto e quindi prese ad allontanarsi dal manicheismo. Dopo la conversione al cristianesimo Agostino si incamminò in molte dispute contro i suoi ex correligionari e diede vita a numerose opere rivolte contro la dottrina dualista, tra di esse si possono ad esempio citare: Contro la Lettera di Mani detta del Fondamento,  La natura del bene, Contro Fausto Manicheo. E' impossibile analizzare tutti i punti toccati dalla polemica di Agostino contro i manichei; tuttavia le opere di Agostino hanno avuto grande influenza all'interno della Chiesa Cattolica, soprattutto per quanto riguarda l'approccio al problema del male. Agostino vuole elaborare una teoria del male alternativa all'eresia dualista.

Il 28 e 29 agosto 392, Sant'Agostino confutò anche un certo Fortunato in una discussione pubblica tenuta nei Bagni di Sossio. Successivamente, il 7 dicembre 404, Sant'Agostino disputò con Felice, un presbyterus manicheo. Lo convinse dell'errore della sua via e gli fece scagliare l'Anatema su Mani. Negli ultimi 25 anni della sua vita Agostino non scrisse contro il manicheismo, per questo si pensa che in quel periodo l'importanza della setta decrebbe in una certa misura.