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CICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA

Agostino insegna retorica a Roma e a Milano, scultura dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Agostino insegna retorica a Roma e a Milano

 

 

BONINO DA CAMPIONE

1362

Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

Agostino insegna retorica a Roma e a Milano

 

 

 

Questo pannello apre il ciclo ed è inquadrato in una cornice rettangolare. Agostino è seduto in cattedra davanti a un libro aperto. La sua testa ha un nimbo dentellato, il che significa una persona destinata alla santità. E' attorniato da sette discepoli di varia età: sotto le panche piccoli animali rivelano il gusto miniaturistico dell'epoca. Lo scultore ha ambientato la scena fra due città, quella di destra è Roma (porta la scritta S. P. Q. R.), quella di sinistra Milano. La città di sinistra potrebbe essere anche Cartagine, dove Agostino ha insegnato: tuttavia questa ipotesi è poco sostenibile perchè lo scultore ha del tutto ignorato la giovinezza africana di Agostino.

 

Verso il 384 Agostino lascia Cartagine per andare ad insegnare a Roma.

Agostino in realtà sta cercando di fare carriera e pertanto inizia il viaggio di avvicinamento alla città dove risiede l'imperatore (Milano) passando per Roma, dove ha amici manichei potenti ed influenti.

Agostino insegna retorica a Roma, scultura dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Particolare di Agostino insegna retorica a Roma

 

 

Agisti dunque su di me fino a farmi maturare la decisione di partire alla volta di Roma, per insegnare là invece che a Cartagine la mia disciplina. Come poi venni a questa convinzione io non te lo voglio tacere, dato che anche in questi fatti bisogna riconoscere e celebrare le tue profondità segrete e la tua attenzione costante e tenerissima per noi. Non volevo andare a Roma per le prospettive di maggiori guadagni e maggior prestigio con cui gli amici volevano allettarmi - benché anche queste cose allora avessero peso sulle mie decisioni. Ma la ragione prima e forse unica era la fama che gli studenti di là avevano d'essere più tranquilli, e disciplinati da un ordinamento più rigoroso: e non avevano l'abitudine di irrompere alla spicciolata e alla rinfusa in una scuola se non erano allievi di quel maestro, anzi non vi erano affatto ammessi senza il suo permesso.

A Cartagine invece l'indisciplina degli studenti è vergognosa e sfrenata: hanno l'impudenza di cacciarsi dove vogliono, sono come furie che turbano l'ordine istituito per il profitto degli allievi. Commettono ogni sorta di insolenze di una scempiaggine incredibile, che le leggi dovrebbero punire, se l'usanza non li proteggesse. E si rivelano tanto più miserabili, in quanto agiscono come se ciò che fanno fosse lecito, mentre per la tua legge non lo sarà mai; e credono di passare impuniti quando è la stessa cecità del loro agire la pena, e soffrono cose incomparabilmente peggiori di quelle che fanno. E io che da studente m'ero sempre rifiutato di indulgere a quegli usi, adesso da professore ero costretto a sopportarli da parte altrui: per questo aspiravo ad andarmene dove questo, stando a chi ne era informato, non sarebbe accaduto.

AGOSTINO, Confessioni 5, 12, 22