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CICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA

Il Tolle et lege nel giardino di Milano, scultura dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Il Tolle et lege nel giardino di Milano

 

 

BONINO DA CAMPIONE

1362

Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

Il Tolle et lege nel giardino di Milano

 

 

 

Due scene distinte occupano questo pannello: a sinistra c'è la visita di Agostino a Simpliciano, mentre a destra troviamo l'episodio del tolle et lege narrato da Agostino nelle Confessioni. Agostino, nel giardino della casa di Milano, è seduto sotto un fico a leggere: in alto a sinistra appare un angelo che gli porta un nuovo libro con la rivelazione divina. Questa scena esprime la conversione del santo ed è costantemente presente nei cicli e sovente è associata alla visita a Simpliciano. Agostino ha un aspetto giovanile ed è dolcemente ricurvo sul libro che tiene aperto sulle ginocchia.

 

Nella primavera del 372, Agostino, quando aveva 31 anni, entrò nel suo giardino vicino Milano, molto turbato. I peccati della sua gioventù - trascorsa in sensualità e empietà - pesavano sulla sua anima. Steso sotto un fico, gemendo e gridando con molte lacrime, udì, da una casa vicina, una voce giovane che diceva e ripeteva, "Tolle, lege, tolle, lege!" ("Prendi, leggi, prendi, leggi"). Capendo questa voce come un'ammonizione divina, ritornò a dove aveva lasciato il suo amico Alipio, per procurare il rotolo delle epistole di Paolo, che poco tempo prima aveva lasciato. "Afferrai il rotolo", disse descrivendo l'evento, "lo aprii e lessi in silenzio il capitolo che mi capitò".

Fu il tredicesimo capitolo di Romani. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri. (Romani 13,13-14) Tutto fu deciso da una parola. "Non volli leggere più", disse, "e non ce n'era neanche bisogno; ogni dubbio fu bandito." La stella mattina era apparsa nel suo cuore. Gesù lo aveva conquistato. Morì nel suo 86o anno, dopo aver scritto molti libri importanti sul cristianesimo. Nella sua gioventù scrisse favole poetiche e drammi, ma dopo la sua conversione dedicò la sua energia al servizio di Dio.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29