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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > PaviaCICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA
Funerali di Monica
BONINO DA CAMPIONE
1362
Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia
Funerali di Monica
A sinistra otto monaci sostengono le spoglie di Monica, coperto da un lenzuolo riccamente ricamato. Agostino con un nimbo in testa osserva da vicino il viso della madre. Altre tre persone osservano la salma: potrebbero essere Alipio Adeodato ed Evodio. Due alberi rappresentano il paesaggio di sfondo. Il corteo si sta avvicinando a una Chiesa con la porta aperta: i primi monaci hanno già il piede pronto a varcare la soglia. Alcune case presso la Chiesa completano il quadro accentuando lo squilibrio delle proporzioni architettoniche. I funerali di Monica non sono un soggetto ricorrente a differenza della sua morte.
Funerali di Monica
Volle poi tornare in Africa per rivederla con sua madre, ma essa morì piamente mentre egli era ad Ostia.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un nostro giovane concittadino. Era impiegato nell'amministrazione imperiale, e si era convertito a te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e lasciato il servizio nel mondo per dedicarsi al tuo. Vivevamo insieme e avremmo abitato insieme anche in futuro, questo era il nostro solenne impegno. Eravamo in cerca di un luogo in cui potessimo renderci più utili vivendo al tuo servizio: insieme facevamo ritorno in Africa. Giunti vicino a Ostia, sul Tevere, mia madre morì.
AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17
Monica morì pochi giorni dopo questo colloquio con il figlio, che così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l'autunno del 387: "… Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov'ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".
Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore"
AGOSTINO, Confessioni 9, 11, 27
- 31. Soffocato dunque il pianto di quel ragazzo, Evodio afferrò il Salterio e intonò un salmo. E tutta la nostra casa gli rispondeva: Ti canterò tutta la tua dolcezza / tutta la tua giustizia, mio Signore. Venuti a sapere di cosa si trattava molti fratelli e donne devote accorsero. E mentre come era costume le persone incaricate di questo si occupavano di preparare il funerale, io mi ero appartato dove il decoro suggeriva, con quelli che non se la sentivano di lasciarmi solo, e discutevo di argomenti appropriati alle circostanze: era quello il balsamo di verità con cui mitigavo il mio tormento, che tu vedevi bene, ma che essi ignoravano.
E mi ascoltavano attentamente e mi credevano immune dal dolore. Ma io parlandoti all'orecchio, in modo che nessuno di loro poteva udire, mi rimproveravo al contrario per la mia sensibilità eccessiva e reprimevo un fiume di tristezza, e quello si ritirava appena davanti a me: poi di nuovo cresceva con impeto sempre più violento. E tuttavia non rompeva nel pianto, non arrivava ad alterarmi il viso. Ma so ben io cosa serravo in cuore. E poiché mi mordeva anche il rammarico che avessero tanta presa su di me le vicende umane, pur necessarie nell'ordine debito e secondo la condizione che abbiamo ricevuta in sorte, al mio dolore se ne aggiungeva un altro, e doppiamente mi consumavo di tristezza.
- 32. Il corpo viene sepolto: andiamo, torniamo senza lacrime. Neppure durante le preghiere che ti rivolgemmo offrendoti per lei il sacrificio del nostro riscatto, come vuole l'usanza del luogo, col feretro accanto al sepolcro, prima che vi sia deposto: neppure durante quelle preghiere piansi. Ma per tutto il giorno rimasi segretamente oppresso dal peso della tristezza, e con la mente confusa ti chiedevo, come potevo, di guarirmi da quel dolore: e tu non lo facevi, credo, per consegnare alla mia memoria almeno con questa prova la forza del vincolo che abbiamo verso ogni consuetudine, anche a dispetto di una mente che ha smesso di nutrirsi di illusioni. Mi venne perfino in mente di andare ai bagni, perché - come avevo sentito dire - furono così chiamati dal greco balanion, in quanto cacciano l'angoscia. Confesso subito anche questo alla tua tenerezza, padre degli orfani, che feci il bagno e rimasi esattamente com'ero prima di farlo. Non mi fece affatto trasudare dal cuore l'amaro dell'angoscia. Poi dormii e al risveglio trovai il mio dolore non poco addolcito.
AGOSTINO, Confessioni 9, 12, 31-32