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L'africa romana: CARTAGINE

Resti della grande basilica cristiana di san Cipriano

Resti della grande basilica cristiana di san Cipriano

Resti delle colonne della grande basilica cristiana di san Cipriano

Resti delle colonne della grande basilica cristiana di san Cipriano

 

 

LA BASILICA DI SAN CIPRIANO

 

 

 

Sulla sommità della collina di Salda e dominante il mare, si trova la basilica di San Cipriano, (conosciuta anticamente con il nome di Santa Monica), edificata in memoria del vescovo di Cartagine Cipriano, scoperta solo nel 1915.

È una tipica chiesa basilicale africana a sette navate e quattordici arcate separate da file di colonne, racchiusa ad ovest da un'abside fiancheggiata da due sacrestie laterali (prothesis e diaconicon), mentre al centro della navata centrale, si notano le basi di un baldacchino sormontato su quattro colonnette, sotto di cui si trovava l'altare.

I resti di questa basilica sono oggi realmente modesti, ma questa povertà è ampiamente ricompensata dall'eccezionale bellezza del luogo e del sito stesso, reputato tra i più importanti dell' Africa antica.

In questa basilica (allora molto modesta) Santa Monica passò la notte in cui Sant'Agostino partì per Roma, nella vana attesa che suo figlio invece lì la raggiungesse come lui aveva promesso.

Il ricordo di questa fuga disperata, all'insaputa di sua madre è molto ben descritto da Agostino stesso nella sua opera "Le Confessioni" .

Di Cipriano giovane sappiamo che è nato pagano a Cartagine intorno al 210. Battezzato verso il 245, nel 249 è vescovo di Cartagine. Nel 250 l’imperatore Decio ordina che tutti i sudditi onorino le divinità pagane (offrendo sacrifici, o anche solo bruciando un po’ d’incenso) e ricevano così il libello, un attestato di patriottismo. Per chi rifiuta, carcere e tortura. O anche la morte: a Roma muore martire papa Fabiano. A Cartagine, Cipriano si nasconde, guidando i fedeli come può dalla clandestinità. Cessata la persecuzione (primavera 251) molti cristiani, che hanno ceduto per paura, vorrebbero tornare nella Chiesa.

Ma quelli che non hanno ceduto si dividono tra indulgenti e rigoristi. Cipriano è più vicino ai primi, e con altri vescovi d’Africa indica una via più moderata, inimicandosi i fautori dell’epurazione severa. A questo punto le sue vicende s’intrecciano con quelle di Cornelio, un presbitero romano d’origine patrizia. Eletto papa a 14 mesi dal martirio di Fabiano, si trova di fronte a uno scisma provocato dal dotto e dinamico prete Novaziano, che ha retto la Chiesa romana in tempo di sede vacante. Novaziano accusa di debolezza Cornelio (che è sulla linea di Cipriano) e dà vita a una comunità dissidente che durerà fino al V secolo. Da Cartagine, Cipriano affianca Cornelio e si batte contro Novaziano, affermando l’unità della Chiesa universale. Non è solo sintonia personale con papa Cornelio: Cipriano parte dall’unità dei cristiani innanzitutto con i rispettivi vescovi, e poi dei vescovi con Roma quale sede principalis, fondata su Pietro capo degli Apostoli. Ucciso in guerra l’imperatore Decio, il suo successore Treboniano Gallo è spinto a perseguitare i cristiani perché c’è la peste, e la "voce del popolo" ne accusa i cristiani, additati come "untori" in qualunque calamità. Si arresta anche papa Cornelio, che muore in esilio nel 253 a Centumcellae (antico nome di Civitavecchia). E viene definito "martire" da Cipriano, che appoggia il suo successore Lucio I contro lo scisma di Novaziano. Lucio muore però dopo un anno (254).

Gli succede Stefano I, e durante il suo pontificato c’è uno strappo con Cartagine, per il battesimo amministrato da eretici e scismatici, che è valido per Stefano e nullo per Cipriano. Questi poi accusa Stefano di considerare ingiustamente il primato di Pietro come un diritto all’ingerenza continua nella vita delle singole Chiese. Il dissidio si estende pericolosamente, ma nell’agosto 257 papa Stefano muore, e intanto l’imperatore Valeriano ordina un’altra persecuzione. Cipriano viene mandato in esilio, dove apprende che il nuovo papa Sisto II è morto martire a Roma, col diacono Lorenzo. Liberato, può far ritorno a Cartagine; ma nel settembre 258 lo arrestano di nuovo, e il giorno 14 muore decapitato. In questo stesso giorno Cornelio e Cipriano sono ricordati per sempre insieme dalla Chiesa.