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L'africa romana: Il Museo di Cartagine

Sarcofagi all'interno del mueso

Un personaggio, forse rappresentazione eroica o divinizzata del defunto,

è raffigurato sul coperchio dei due sarcofagi

 

 

IL MUSEO DI CARTAGINE

 

 

 

Un museo interessante conserva in loco statue e frammenti ritrovati con gli scavi; tra l'altro vi si possono ammirare anche due grandi affreschi che riproducono l'acropoli così come doveva presentarsi ai tempi dei suoi antichi splendori e il porto di Cartagine, ampio, solenne, funzionale e spettacolare. Se il mare potesse parlare racconterebbe l'arrivo di altre navi oltre a quelle romane: navi bizantine, arabe e poi quelle crociate guidate dal re Luigi IX di Francia nel 1270.

Era la sua terza crociata, ma la spedizione, diretta verso Tunisi, fu interrotta appena avvenuto lo sbarco, per un'epidemia di peste che decimò l'esercito. Lo stesso re ne fu vittima. Per aver egli saputo combinare la sua profonda spiritualità cristiana con gli interessi e le esigenze della monarchia, fu canonizzato nel 1297.

Pure di lui si fa memoria sulla collina di Birsa. Il turista può incontrarsi con la statua monumentale che lo riproduce in atteggiamento mite, al centro di un giardino alberato e visitare la bianca Basilica a lui dedicata alla fine del secolo XIX, che oggi domina l'altura conosciuta anche con il nome di: "Collina di S. Luigi".

 

Il Museo nazionale di Cartagine

Il Museo nazionale di Cartagine è collocato negli edifici di un ex convento e occupa con la vicina ex cattedrale la sommità della collina di Byrsa. Le collezioni del museo, che raccoglie i risultati degli scavi condotti nel XIX e XX secolo, offrono una testimonianza particolarmente rappresentativa dei diversi periodi della storia della città.

 

Archeologia punica

I reperti di questo periodo provengono per la maggior parte dagli scavi del tophet di Salambo e delle necropoli. Le stele esemplificano l'evoluzione cronologica della tipologia; le più antiche (VII-V secolo a. C.) sono in arenaria conchiglifera, probabilmente rivestita di stucco: alcune presentano la forma di un altare sormontato da un betilo, altre quella di un trono, ma le più raffigurano un piccolo tempio nel quale è rappresentato un simbolo divino. In un'epoca successiva, e fino alla caduta di Cartagine, le stele presentano una sommità appuntita sopra una faccia piatta, che era occupata solitamente da un'iscrizione dedicatoria e da un segno rituale. Altre invece ritraggono un personaggio in piedi (probabilmente una visione eroica della morte) con l'avambraccio destro levato in alto e uno scrigno rotondo nella mano sinistra.

  APPROFONDIMENTI

           Visita al Museo 

 

I sarcofagi (III secolo a. C.) hanno una tipologia ben riconoscibile, con il coperchio a due spioventi che li fa somigliare a piccoli edifici; vi sono rappresentate antefisse e, in un caso, perfino tegole e coppi. Due di essi meritano un'attenzione particolare: un personaggio (rappresentazione eroica o divinizzata del defunto) è raffigurato sul coperchio; un uomo è scolpito nello stesso atteggiamento presente sulle stele, mentre una donna, avvolta nelle ali di un uccello, tiene una colomba nella mano destra e una pisside nella sinistra. Un epitaffio trovato a fianco della tomba menziona la sacerdotessa Arishatbaal. Varie urne di pietra, destinate ad accogliere le ceneri dei defunti, sono riproduzioni, in scala ridotta, di tali sarcofagi.

La collezione di ceramiche raccoglie gli oggetti del corredo funerario destinato ad assicurare al defunto la sopravvivenza nell'aldilà; erano soprattutto utensili di uso quotidiano, utilizzati sia per contenere alimenti o profumi sia per esternare la ricchezza in vita del defunto. A giudicare da tali reperti, sembra che a Cartagine venisse prodotta solo ceramica comune, prevalentemente vasi di terracotta rossastra che fino al V secolo a. C. erano decorati con bande di un rosso più brillante. La serie dei vasi a forma di animale faceva parte dell'arredo di tombe del IV e III secolo a. C. Tra i reperti figurano anche alcuni vasi d'importazione: si tratta solitamente di piccoli pezzi, come oinochoe, coppe e aryballoi. Nel VII e VI secolo a. C. dall'Etruria arrivavano vasi di bucchero, da Corinto una serie di piccoli contenitori per profumi e di coppe, notevoli per la finezza della decorazione; a partire dal III secolo a. C. sono ampiamente attestate coppe e vasi a vernice nera di produzione campana.

Testa d'uomo riccioluto di età romana

Testa di uomo di età romana

Le lucerne a olio erano formate da un disco di terracotta sul quale venivano plasmati due beccucci. La loro forma subì una lenta evoluzione, finché si giunse, nell'ultimo periodo, a copiare i modelli importati dalla Campania. Figurine e rilievi rappresentano soprattutto maschere e statuette funerarie, cioè oggetti rituali posti accanto al de funto per garantirne la protezione (VI secolo a. C.). Tra le figurine, alcune rappresentano divinità (la dea madre assisa su un trono o il dio Bes con un serpente tra le mani), altre ritraggono suonatrici o attori che indossano la maschera. La collezione di amuleti e piccoli oggetti proviene soprattutto da tombe appartenenti al periodo più recente della storia della Cartagine punica.

L'arte del vetro consiste di un'interessante raccolta di piccole maschere e di vaghi di collana in vetro policromo del III secolo a. C. Gli amuleti, quasi tutti di origine egizia, sono in pasta silicea verniciata di verde o blu e raffigurano divinità protettrici (Iside, Osiride, Horus e Anubis). Gli oggetti in avorio, a parte qualche pezzo più antico, datano all'epoca ellenistica: si tratta di frammenti di utensili e di pissidi, nonché avori incisi e talvolta traforati appartenenti alle decorazioni a intarsio di piccoli scrigni.

 

Archeologia romana

La collezione di sculture proviene soprattutto dagli scavi compiuti sulla collina di Byrsa e nella zona dell'anfiteatro. Due colossali statue della Vittoria, una recante un trofeo l'altra una cornucopia, appartengono a un monumento di incerta identificazione, eretto nel II secolo sulla collina di Byrsa; a esso andrebbe riferito anche il gruppo di sculture raffiguranti un sileno portato da satiri (II secolo - inizi III). Da notare un sarcofago ornato da vari Eros e con presentata; una serie di vasi in terra sigillata, decorati con motivi a rilievo separati da palmette, esemplifica la produzione delle fabbriche dell'Africa romana a partire dal II secolo.

Un'importante collezione di lucerne, trovate per lo più in tombe romane, ricostruisce l'evoluzione di questi oggetti a partire dal I secolo Da notare le lucerne in terracotta di impasto assai fine e con beccuccio ornato di volute, tipiche del primo periodo, e quelle a becco arrotondato, la cui fabbricazione iniziò verso la fine del I secolo I motivi decorativi si ispirano spesso alla mitologia, ma talvolta anche a scene di spettacolo. L'arte del vetro è testimoniata, tra l'altro, da un insieme di urne cinerarie e vasi di profumo, ai quali il tempo ha donato una bella iridescenza.

 

Archeologia cristiana

Fortemente segnata dalla tradizione, l'arte di questo periodo si caratterizza soprattutto per la scelta dei temi iconografici. La scultura è rappresentata da due pannelli mutili raffiguranti probabilmente quattro scene dell'infanzia di Cristo; in quello meglio conservato, dedicato all'Adorazione dei Magi (V secolo), si distingue la Vergine, assisa sulla destra, che presenta Gesù Bambino. Interessanti anche i sarcofagi scolpiti. Più ricca la raccolta epigrafica, che comprende numerose iscrizioni funerarie; la più importante, di epoca bizantina (VI secolo), ricorda i nomi dei martiri cristiani di Cartagine.

Tra le ceramiche si annoverano le piastrelle, raffiguranti scene del Vecchio Testamento o animali simbolici, che costituivano un tempo il rivestimento decorativo di edifici cristiani. Le lucerne sono solitamente in terracotta di impasto rosso e la loro decorazione, che si ispira a volte a scene del Vecchio Testamento, è più spesso costituita unicamente da simboli: la croce, il monogramma di Cristo, la vigna ecc.