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Percorso : HOME > Africa agostiniana > CartagineL'africa romana: CARTAGINE
Il grande piazzale dell'acropoli dell'antica Cartagine sul colle di Birsa
LA FONDAZIONE DI CARTAGINE
Nell'814 a. C. una regina fenicia originaria di Tiro, Didone, trovandosi costretta a fuggire dal suo paese natale fondò, con alcuni compagni d'esilio, una nuova città: Kart Hadasht sulle colline di Byrsa prospicienti l'attuale villaggio di Sidi Bou Said. All'inizio si trattò di un modesto centro fenicio, ma che si sarebbe talmente sviluppato al punto da diventare, durante i secoli successivi, una delle più grandi potenze mediterranee, costretta a soccombere solo sotto i colpi ripetuti della sua giovane rivale: Roma.
Per oltre un secolo, fra il 264 e il 146 a. C., i due nemici combatterono una lotta impari, conosciuta come "Guerre puniche": Cartagine sarà saccheggiata e distrutta nel 146 a. C. dall'esercito del generale romano Scipione Emiliano. Divenne colonia romana nel 44 a. C., sotto Giulio Cesare, ma bisognerà attendere l'imperatore Augusto, che ne sarà il vero fondatore ordinandone la ricostruzione, fra Byrsa ed il mare. Cartagine è fin dall'inizio la capitale della nuova provincia romana d'Africa e, tra le città dell'impero, la seconda dopo Roma,centro di civiltà anche durante le invasioni dei Vandali iniziate nel secolo V e perdurate circa cento anni.
La conquista bizantina avvenne nel VII secolo (nel 695), ma poi la città dovrà arrendersi al generale arabo Hassan lbn Noaman. Grazie all'importanza universale di questa città, il sito è stato inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco.
Intanto arriviamo in vista del mare, entriamo in città e cominciamo a salire sul suo punto più alto, la sommità di una collina da cui si può ammirare un panorama stupendo; siamo sulla collina di Birsa, il luogo del primo insediamento punico, e ai nostri piedi si stende la Cartagine moderna adagiata sulle sponde del mare Mediterraneo. Cartagine: il nome deriva dal punico Qart Hadasht = città nuova. Birsa significa "luogo fortificato", ma anche, secondo un'antica interpretazione, "pelle", intendendo la pelle di un bue, di un toro.
Come mai? La tradizione (misto di storia e leggenda) racconta che la città sorse come colonia fenicia, fondata da Elissa presumibilmente nell'814 a. C. La giovane e intraprendente principessa, figlia del re di Tiro (Muttone), tradita dal fratello Pigmalione che le aveva ucciso per interesse il ricchissimo sposo Sicherba (Sicheo) era fuggita in Africa. Giunta sulle sponde tunisine, era rimasta affascinata dalla posizione strategica di questo territorio elevato di fronte al mare. Qui decise di fermarsi, ma non riusciva ad avere il permesso di stabilirvisi con i suoi connazionali.
Il principe indigeno Iarba le disse: "Non ti sarà concesso di possedere più dello spazio occupato dalla pelle di un toro". Risposta deludente, ma Elissa giocò d'astuzia e fece tagliare a mo' di voluta la pelle di un bue, così da ottenere una sottilissima e lunga striscia che fu stesa sulla collina a segnare i confini legittimi della nuova proprietà: qui dunque sorsero le prime abitazioni di Cartagine di cui Melissa fu regina, e la collina conserva tuttora il nome di Birsa.
I quartieri punico-romani dell'antica Cartagine sul colle di Birsa
Lì probabilmente si elevava il tempio di Echmoun e la famosa cittadella punica, ultimo bastione di resistenza conquistato dai soldati del generale romano Scipione durante la presa della città. Elissa corrisponde al nome romano di Didone, celebrata da Virgilio nell'Eneide, innamorata ospite dell'eroe troiano Enea profugo a Cartagine, al punto da uccidersi tra le fiamme quando si scoprì da lui abbandonata; la ricorda anche Dante nella Divina Commedia, e a lei s'ispirarono vari autori di tragedie e opere musicali; un esempio è la "Didone abbandonata" del Metastasio (1724). Non è necessario credere alle favole degli spiriti vaganti per affermare che lo spirito di Didone aleggia sulla collina di Birsa; ne è prova il fatto che nella storia della Tunisia si verificarono ancora episodi di coraggio e intraprendenza femminile, tanto da costituire un vanto per questo popolo che ama riconoscere la virtù del genio femminile. Dall'ampia spianata, sede dell'antica e maestosa acropoli, lo sguardo di Didone guardò senz'altro a lungo la distesa azzurra che la separava dalla patria di origine.
Il conquistatore romano scelse la parte superiore di questa stessa collina come centro del suo sistema catastale, punto di partenza per l'urbanizzazione della nuova colonia. Nella parte inferiore della collina, sul suo versante più meridionale, si trovano i vari livelli dell'epoca punica: una necropoli con tombe risalenti al secolo VII, rimpiazzate da officine metallurgiche datate IV-III secolo a. C. Il visitatore ha davanti a sé importanti testimonianze della tarda epoca punica di Cartagine. Si tratta di un quartiere d'abitazioni concepito secondo un piano generale che ben si adattava al pendio naturale del terreno, con belle vie larghe da sei a sette metri, e l'acqua sporca era raccolta in pozzetti scavati al centro delle stesse vie.
Alla fine del I secolo a. C., durante imponenti lavori di rinnovo della città, la collina di Byrsa fu abbassata, rimodellata e trasformata in un ampio terrapieno. Su questa nuova acropoli i Romani eressero verso il II secolo i monumenti pubblici più importanti: templi, basiliche, portici, biblioteche ecc. che ci confermano in questo luogo la posizione del foro romano della colonia Cartagine, mentre all'estremità occidentale si elevava il campidoglio, celato per sempre sotto la cattedrale di San Luigi, ora sconsacrata ed adibita a centro culturale.
La visita del sito permette di riconoscere tracce della tecnica edilizia dell'opus punicus, la stratificazione delle macerie delle epoche diverse, resti di case romane con l'impluvio e il peristilio, e poi mosaici di epoca bizantina, tracciati di basiliche e battisteri, tronconi di colonne emergenti dal terreno in una zona ombrosa dove la vegetazione crea un'atmosfera di serenità e di riposo, quasi a custodire nel silenzio i misteri di una vita millenaria, trascorsa, ma non perduta. Un interessante museo sul posto conserva statue e frammenti di mosaici ritrovati negli scavi.