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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Ottocento > Vita de' SantiCICLo AGOSTINIANo in una Vita de' Santi
Agostino e Ambrogio
B. L. HERCULE - P. VERDEIL
1880 circa
Edizione francese di una Vita de' Santi
Agostino e Ambrogio
L'incisione è stata firmata dalla coppia di autori Verdeil e Hercule che hanno immaginato la scena dell'incontro di Ambrogio con Agostino in un modo che cerca di rispettare appieno lo scritto agostiniano. Il santo, di aspetto giovanile è seduto su una panca in un androne in attesa di essere ricevuto da Ambrogio.
In lontananza si vedono due persone in piedi che discutono davanti a una porta: l'episodio si riferisce probabilmente alle parole stesse di Agostino nelle Confessioni dove scrive di avere osservato più volte Ambrogio nel suo episcopio, mentre lavorava, leggeva o discuteva con qualcuno, senza però mai riuscire ad avere il coraggio o l'opportunità di affrontarlo di persona per esporgli i suoi problemi personali e le vicissitudini spirituali che lo attanagliavano.
A Milano incontrai il vescovo Ambrogio noto a tutto il mondo come uno dei migliori e tuo devoto servitore ... la soavità della sua parola mi incantava.
AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23
Vedendomi, non si tratteneva dal tesserne l'elogio e dal felicitarsi con me, che avevo una tal madre. Ignorava quale figlio aveva lei.
AGOSTINO, Confessioni 6, 2, 2
A Milano incontrai il vescovo Ambrogio che dispensava continuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.
AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23
Era allora vescovo di Milano Ambrogio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Il grande incontro tra Ambrogio e Agostino, l'ex funzionario romano nato in Germania (Treviri) ed eletto vescovo per volere del popolo e dello stesso potere imperiale che voleva Milano, città importantissima e sede dell' imperatore, ben presidiata da uno dei migliori funzionari dell' impero, ed il giovane retore africano, uno degli incontri più densi di significato e di conseguenze della storia, non avviene a Milano per caso.
«Et veni Mediolanum ad Ambrosium episcopum», venni appositamente a Milano per ascoltare il vescovo Ambrogio, scriverà Agostino, ritornato nella sua Africa, segnato indelebilmente da Milano e da Ambrogio. E quando nell' anno della morte (430 d.C.) Agostino, vescovo d' Ippona, visse l'ultima estate della sua vita nella sua città stretta d'assedio dai Vandali, fu nel ricordo degli assedi della chiesa di Milano e degli inni di Ambrogio che Agostino, insieme al suo popolo minacciato dalla grande violenza e ferocia dei Vandali, ripeté quei canti nella chiesa d' Ippona. Una mostra che sollecita continue suggestive analogie tra l' ieri e l' oggi e che ci aiuta anche a riflettere sull' autonomia culturale milanese, che si manifesta anche nella liturgia e negli inni sacri. «A Roma seguano le loro usanze; a Milano si fa così» dirà Ambrogio.
Ed è forse anche per questo che il grande vescovo è ancora così presente tra noi. Ambrogio tratterà il giovane Agostino con un certo distacco, ma anche con una profonda attenzione. Agostino inventerà un neologismo per descrivere il modo con cui fu accolto: «episcopaliter». E quell' incontro milanese lo segnerà per sempre.